E rischio di non camminare più»
IERI E OGGI DOPO LO SCHIANTO, L'INTERVENTO D'URGENZA ALL'AORTA, DUE GIORNI DI COMA E IL COLLASSO DI UN RENE. «I DOTTORI MI DICONO: “RESISTI!”», SPIEGA. MA SI TEME LA PARALISI
Era l’una di notte, l’autostrada deserta. All’improvviso, un Tir alle nostre spalle: una montagna. Poi lo schianto, e non ho visto più niente». La voce di Gianni Nazzaro, 68 anni, è calda, quella di sempre, anche mentre, dal letto della clinica romana dov’è ricoverato, ricorda l’incidente devastante in cui è stato coinvolto. Il cantante napoletano di Quanto è bella lei, ma anche, tra i tanti grandi successi degli anni Settanta e Ottanta, di A modo mio e di Mi sono innamorato di mia moglie, ha schivato la morte, ha perso un rene e rischia la paralisi. Lo dice schietto, l’inflessione partenopea a rendere più consistenti le parole: «Sto una schifezza. I dottori non mi dicono di che morte devo morire. “Resisti”, ripetono. Ma io ho dato fondo a tutte le mie energie, morali e cerebrali». La moglie, Nada Ovcina, che nell’incidente si è rotta tre costole, gli è accanto in ogni istante: «Il suo umore è in calo, ma, assieme alla fisioterapia, è fondamentale per sperare che torni a camminare». C’era lei alla guida al momento dello schianto: lei, la donna della sua vita, sua manager, madre di due dei suoi quattro figli, sposata nel ’71, abbandonata (per l’ex indossatrice Catherine Frank), risposata nel 2011. «Era il 15 settembre. Stavamo uscendo da una piazzola di rifornimento, nella zona di Digione», ricorda: «Viaggiavamo soli, finché non è apparso il Tir. Impossibile schivarlo. Gianni è svenuto subito, i finestrini sono esplosi, io ero coperta di sangue». Il conducente del tir, un francese di 20 anni, ha chiamato i soccorsi: «Non era ubriaco, forse si era addormentato, o guardava il telefonino», ipotizza la signora. Trasportato in elicottero all’ospedale di Digione, Nazzaro era gravissimo: l’aorta sul punto di rompersi. «L’intervento è durato tre ore, a cui sono seguiti due giorni di coma, quattro in rianimazione», ricorda Ovcina. «Poi i dolori al rene, la scoperta che era collassato». Da Digione a Lione, e poi a Roma, i coniugi Nazzaro sono oggi assistiti dagli «amici carissimi» di Villa Luana. Non è l’obbligo di riposo a preoccupare il cantante («La mia napoletanità è una forma di grandissima pigrizia», ammette, subito sornione), ma il protrarsi dell’incertezza. A fargli compagnia, come sempre, la musica: è così dagli anni della rivalità con Massimo Ranieri e Gianni Morandi, fino alle apparizioni in tv, a Mille Voci, Tale e Quale Show, Estate in diretta: «Sempre, tranne che in macchina: lì serve silenzio, visti i tipi folli che ci sono in giro». Tra le parole, si avverte la rabbia per quei pochi istanti che gli hanno cambiato la vita. «Poco fa riascoltavo due brani del mio nuovo album: doveva uscire per il mio compleanno», spiega. «Ma ora…». Ora, non è la cosa più importante.