UNA GIORNATA CON BEBE VIO « Voglio superare ogni limite con il tacco 12 »
A RIO DE JANEIRO HA VINTO UN ORO E UN BRONZO NEL FIORETTO. NOI L’ABBIAMO SEGUITA DURANTE LA PROVA DELLE PROTESI. E ABBIAMO CAPITO PERCHÉ HA CONQUISTATO TUTTI
L’appuntamento è alla stazione di Bologna, il tempo di una presentazione veloce e salgo in macchina. Non so se è felice di vedermi, sorpresa o solo incuriosita, ma di sicuro è sulla difensiva. Mi sta studiando. Vuole capire per quale motivo mi trovo lì. «Ciao Bebe, sono molto felice di conoscerti e complimenti per questa meritata vittoria alle Paralimpiadi di Rio. Sono qui per raccontare una giornata con te e vorrei accompagnarti all’Arte Ortopedica di Budrio». E poi la curiosità ha prevalso su tutto: «Mi fai capire come funziona una tua mano, me la fai toccare?»
VIVE OGNI NOVITÀ COME UNA SFIDA
Mi sorride, si sfila la protesi del braccio sinistro e mi spiega come funziona un arto miolettrico, cioè che si muove grazie agli impulsi elettrici prodotti dal movimento dei muscoli del bicipite che attivano la batteria. Basta questo per conquistarci a vicenda. Lei è Beatrice Vio, detta Bebe, oro nel fioretto individuale alle Paralimpiadi di Rio 2016. Bellissima, sorridente, luminosa. Anche se i suoi arti sono finti e ha molte cicatrici, non mi dà neanche per un attimo una sensazione di fragilità. Lei è forza. Lei è nata per vincere. Bebe prende la vita come una sfida, una gara: «Ho questa fissa, qualsiasi cosa faccio devo vincere, altrimenti non la faccio. Devo sempre battere me stessa e per battere me stessa devo battere gli altri. Devo arrivare prima anche dentro di me. Mi era stato detto che senza il polso e le tre dita non avrei potuto fare scherma. Come avrei potuto impugnare un fioretto? E