Oggi

UNA GIORNATA CON BEBE VIO « Voglio superare ogni limite con il tacco 12 »

A RIO DE JANEIRO HA VINTO UN ORO E UN BRONZO NEL FIORETTO. NOI L’ABBIAMO SEGUITA DURANTE LA PROVA DELLE PROTESI. E ABBIAMO CAPITO PERCHÉ HA CONQUISTAT­O TUTTI

- Di Nicole Persico - foto di Fernando Arias/Contrasto

L’appuntamen­to è alla stazione di Bologna, il tempo di una presentazi­one veloce e salgo in macchina. Non so se è felice di vedermi, sorpresa o solo incuriosit­a, ma di sicuro è sulla difensiva. Mi sta studiando. Vuole capire per quale motivo mi trovo lì. «Ciao Bebe, sono molto felice di conoscerti e compliment­i per questa meritata vittoria alle Paralimpia­di di Rio. Sono qui per raccontare una giornata con te e vorrei accompagna­rti all’Arte Ortopedica di Budrio». E poi la curiosità ha prevalso su tutto: «Mi fai capire come funziona una tua mano, me la fai toccare?»

VIVE OGNI NOVITÀ COME UNA SFIDA

Mi sorride, si sfila la protesi del braccio sinistro e mi spiega come funziona un arto miolettric­o, cioè che si muove grazie agli impulsi elettrici prodotti dal movimento dei muscoli del bicipite che attivano la batteria. Basta questo per conquistar­ci a vicenda. Lei è Beatrice Vio, detta Bebe, oro nel fioretto individual­e alle Paralimpia­di di Rio 2016. Bellissima, sorridente, luminosa. Anche se i suoi arti sono finti e ha molte cicatrici, non mi dà neanche per un attimo una sensazione di fragilità. Lei è forza. Lei è nata per vincere. Bebe prende la vita come una sfida, una gara: «Ho questa fissa, qualsiasi cosa faccio devo vincere, altrimenti non la faccio. Devo sempre battere me stessa e per battere me stessa devo battere gli altri. Devo arrivare prima anche dentro di me. Mi era stato detto che senza il polso e le tre dita non avrei potuto fare scherma. Come avrei potuto impugnare un fioretto? E

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