Oggi

SCUOLA Genitori su Whatsapp non fatevi prendere la mano!

L’ALLARME DI INSEGNANTI E PRESIDI: TROPPO SPESSO LE CHAT DI MAMME E PAPÀ DIVENTANO TERRENO DI INSULTI E POLEMICHE INUTILI. QUI VI DIAMO I CONSIGLI PER UN USO CONSAPEVOL­E

- Di Enrica Belloni

iovanna ti ha aggiunto al gruppo Genitori della terza D». Arriva la notifica e, stai sicuro, da oggi non avrai più pace. Tutta colpa di Whatsapp, l’applicazio­ne per lo smartphone che permette di mandare messaggi collettivi alle mamme e, più raramente, ai papà della classe. Un suono e parte la domanda: «Ciao avete visto i compiti di italiano? ». Segue fiume sonoro di risposte. «Sì», « No», « La maestra li vuole per domani», «Ma è troppo presto!», «Sono difficilis­simi!». A volte succede anche di peggio: le mamme che usano Whatsapp raccontano che in chat ci si interroga su chi ha portato i pi- docchi in classe; si criticano gli insegnanti; si denuncia, si litiga. Come se lo smartphone cancellass­e ogni regola di convivenza civile.

QUALI SONO I RISCHI.

Che la chat collettiva sia un incrocio tra tribunale, ring e pollaio se ne sono accorti insegnanti e presidi, che chiedono più attenzione e misura nell’uso di un mezzo utilissimo, perché permette un veloce scambio di informazio­ni, ma non privo di pericoli. «I rischi sono quelli tipici di questi strumenti, che sfruttano la nostra tendenza alla socialità, ma non permettono una vera condivisio­ne», spiega professore or-

Silvia Bonino,

dinario di Psicologia dello sviluppo all’Università di Torino. «Non c’è rapporto faccia a faccia e si favorisce l’impulsivit­à: la risposta rapida impedisce la riflession­e e spesso fa scattare reazioni emotive a volte aggressive. Con un’aggravante: le frasi scritte rimangono ed è possibile rileggerle, pensarci sopra, rimuginare provando sentimenti sempre più forti, in un crescendo che può diventare incontroll­abile». Quando i genitori, invece, si trovano di persona, fuori della scuola, avviene una comunicazi­one faccia a faccia, che riduce l’aggressivi­tà e favorisce il rapporto, senza trasformar­e parole avventate in macigni scritti.

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