Oggi

UCCISA NOVE ANNI FA

AMANDA

- Meredith Kercher,

Un dramma e un’odissea giudiziari­a. Il dramma è stato l’assassinio di Meredith Kercher il 1° novembre 2007 a Peru- e un’assoluzion­e definitiva, vede ancora coinvolti Amanda Knox, Raffaele Sollecito e il loro accusatore Giuliano Mignini. E intanto un giudice di Cassazione sbotta: «Il processo ad Amanda e Raffaele non doveva neppure iniziare. L’inchiesta era minata alla base. Fin dal primo giorno. Una specie di peccato originale che ha reso nullo tutto quello che è successo dopo. la studentess­a inglese uccisa il 1 novembre 2007. Aveva 21 anni.

INTERROGAT­ORIO FALSATO

«La notte in cui è stata arrestata, quando Amanda da persona informata dei fatti è diventata indagata, la polizia giudiziari­a doveva interrompe­re l’interrogat­orio e affidare la ragazza al magistrato. Il quale, prima di Tutto quello che ha detto non ha alcun valore, compresa l’ingiusta chiamata di correo nei confronti di Patrick Lumumba. Tutto nullo. Anche Raffaele aveva chiesto in questura di avere un avvocato. E gli fu negato». Nove anni dopo quella notte ancora piena di ombre che si concluse con l’arresto dei due ragazzi, c’è ancora chi si indigna nel ricordare la palese violazione. Lo fa addirittur­a un giudice della Suprema Corte, Angelo Matteo Socci, relatore a un convegno promosso dal Rotary Club di Todi e dal mensile Delitti e Misteri sul «Sistema giudiziari­o penale italiano», e in particolar­e su quattro casi che nell’opinione pubblica hanno destato scalpore e polemiche: la strage di Erba e gli omicidi di Yara Gambirasio, Sarah Scazzi e Meredith Kercher. Un convegno che, nella prima sessione (ne seguiranno altre tre), ha messo sul banco degli imputati la figura dei Pubblici ministeri e quello che i relatori hanno definito «lo strapotere dell’Accusa». Il giudice Socci ha detto che il nostro sistema giudiziari­o è «“piemmecent­rico”. Tutto ruota attorno alla figura della Pubblica accusa che durante l’inchiesta deve cercare anche prove e indizi a discarico dell’indagato ma non lo fa». Ancora più critico Claudio Pratillo Hellmann, il presidente della Corte d’Assise d’Appello che il 3 ottobre 2011, in secondo grado, aveva assolto Raffaele e Amanda: «Chi contraddic­e i Pubblici ministeri rischia. Sono una casta nella casta. Hanno in pugno la magistratu­ra», ha detto con toni amari. E lui ne sa qualcosa visto che era candidato alla presidenza del Tribunale di Perugia, ma quella sentenza di assoluzion­e e gli attacchi velenosi che l’hanno seguita gli hanno stroncato la carriera, costringen­dolo ad an-

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