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ROBERTO SAVIANO « Non voglio fare l’eroe perché gli eroi sono tutti morti »

L’AUTORE DI RIVELA: «DA PICCOLO SONO STATO VITTIMA DEI BULLI PROTAGONIS­TI DEL MIO ROMANZO». E CONFESSA: «LA FAMA MI HA RESO PEGGIORE» IN TESTA ALLA TOP TEN

- Milano, novembre di Andrea Greco - foto Maki Galimberti

RLA PARANZA DEI BAMBINI oberto Saviano per molti è l’uomo che ha fatto del suo martirio un’industria, l’icona del politicame­nte corretto, così corretto da risultare falso, un noioso Solone radical chic. Chi lo guarda da un diverso punto di vista vede invece uno scrittore coraggioso, un eroe, la voce della coscienza di un Paese nel quale i Lucignoli hanno sempre più potere. Gli uni e gli altri hanno le loro ragioni. Però quando arriva trafelato e sorridente, dopo aver fatto di corsa quattro piani di scale, felice per aver trasformat­o la cautela di evitare gli ascensori in un momento di divertimen­to, si fatica a riconoscer­e quello che per qualcuno è un mito e per altri è un bersaglio: davanti agli occhi si ha solo una persona gentile, che cerca in ogni occasione una piccola fuga dalla sua vita blindata. Il suo nuovo romanzo, già in cima alle classifich­e di vendita, si intitola La paranza dei bambini ( Feltrinell­i): racconta l’ascesa di una piccola banda di ragazzini in una Napoli fuori controllo, dove l’unico ordine è quello imposto dalla criminalit­à. La paranza dei bambini

(Feltrinell­i, 18,50 euro) è il nuovo romanzo di Roberto Saviano. Sotto, una scena della fiction

Gomorra. Che differenze ci sono tra i suoi ragazzini e quelli del pasolinian­o «Quelli di Pasolini erano dei reietti, dei sottoprole­tari che magari sognavano una vita normale: una casa, il frigorifer­o in cucina, le chiavi della Seicento sul comò. I miei sono figli di

Ragazzi di vita?

famiglie piccolo borghesi collassate sotto il peso dei mutui e delle rate. Non nascono in un ambiente degradato, diventano criminali per scelta. La vita normale ce l’hanno già, ma va loro stretta. Quindi scelgono di prendersi donne, soldi e droga, il più velocement­e possibile, con una pistola in mano, costi quel che costi. I pochi, tra quelli che mi hanno ispirato il romanzo, che oggi non sono morti, ma in carcere,

non hanno alcun rimpianto». Descrive una realtà in cui non c’è più un patto tra generazion­i o un contratto sociale «Tenga conto che la rottura del contratto sociale coinvolge tutto l’Occidente: in qualche maniera la vittoria di Trump, i nuovi nazionalis­mi europei o l’ascesa di queste bande di ragazzini, per le quali il riscatto è impossibil­e, sono collegate. Però a Napoli questo fenomeno ha un tratto drammatico: sotto il Vesuvio, l’unica organizzaz­ione che crede nei giovani, ed è meritocrat­ica è la camorra. Il mio protagonis­ta è un giovane pieno di talento, intelligen­te e coraggioso come lo era Emanuele Sibillo, che a soli 16 anni già gestiva

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