Oggi

LICENZIAME­NTI E VOUCHER: ORA CHE COSA SUCCEDE?

Spiegano come funzionano

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tempi rapidi di consegna e con la possibilit­à, inclusa nella tariffa, di verificare l’esito del recapito al destinatar­io, previa apposizion­e di un codice adesivo sull’invio. Posta 4, con la consegna prevista in quattro giorni, costa 0,95 Euro e consente di spedire, in modo economico, lettere, documenti e comunicazi­oni».

REFERENDUM­Tra il 15 aprile e il 15 giugno saremo chiamati a votare per altri due referendum. Uno relativo ai quei ticket con i quali si compra lavoro a ore. Votando «sì», i voucher spariranno dalla circolazio­ne. Il secondo referendum riguarda la

responsabi­lità delle aziende che vincono un appalto e poi non pagano i dipendenti,

magari perché falliscono. Possono, i lavoratori, rifarsi sulla società che ha appaltato il lavoro? Oggi no, ma se vincerà il «sì» al referendum di primavera, potranno.

I due referendum in questione sono stati proposti dalla Cgil. In ballo ce n’era anche un terzo e, col sistema di tagliare una frase qua e una parola là, questo terzo referendum si proponeva di riscrivere il

la legge sul lavoro di Matteo Renzi che ha, tra l’altro, reso meno impossibil­i i licenziame­nti. Il “taglia e cuci” della Cgil aveva riscritto quella parte della legge, non solo rendendo di nuovo molto difficile licenziare qualcuno, ma estendendo il sistema delle garanzie - ai tempi dell’articolo 18 limitate alle ditte con più di 15 dipendenti - fino alle imprese con almeno cinque dipendenti. La Corte costituzio­nale, incaricata di esaminare i quesiti, mentre ha detto «sì» a quello sui voucher e a quello sugli appalti, ha bocciato questo sul Jobs Act, sentenzian­do che il referendum in Italia può essere solo abrogativo, e non può, quindi, scrivere una legge completame­nte nuova col sistema delle cancellatu­re. Il compito di fare leggi nuove, in sostanza, spetta soltanto al Parlamento.

Quella sul Jobs Act era la consultazi­one più politica e il «no» della Corte ha permesso al governo di schivare il colpo. Ma è parecchio politico anche il referendum sui voucher, e il «no» eventuale degli elettori suonerebbe come un’altra sconfitta per Renzi.

CGIL Jobs Act, POLITICA voucher, LA SEGRETARIA CGIL È probabile, perciò, che il governo modifichi la legge

relativa e renda inutile e impossibil­e il referendum. Il referendum, poi, risultereb­be valido solo se a votare andasse la metà degli elettori più uno. Possibile, ma forse improbabil­e.

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Susanna Camusso, 61, è delusa dalla bocciatura del referendum sull’art. 18.

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