Oggi

PARLA IL PADRE DI UNO DEI KILLER DI PONTELANGO­RINO « Manuel mi ha chiesto perdono e io non lo lascerò mai solo»

«QUELLO CHE HA FATTO MIO FIGLIO È ORRENDO», DICE RUDI SARTORI. «MA L’UNICA COSA CHE PUÒ DARE UN SENSO ALLA MIA VITA È STARGLI VICINO». E AGGIUNGE: «CREDO CHE FOSSE SUCCUBE DEL SUO MIGLIORE AMICO. ORA L’HA CAPITO, MA È TARDI, HO PAURA CHE NON REGGA» «Avrei

- Dall’inviato Giuseppe Fumagalli

Èdura sapere che vicino a casa tua hanno ammazzato due coniugi che conoscevi da anni. È dura scoprire che il delitto è maturato in un giro di ragazzini del paese, che uno è tuo figlio Manuel e l’altro il suo miglior amico Riccardo. È dura ammettere di non aver capito nulla. Non aver visto che nella vita di tutti i giorni, nascosto dietro nuvole di sigarette, dietro la fissazione per i vestiti, i brutti voti a scuola, le nottate in discoteca o davanti alla PlayStatio­n, qualcosa si era rotto. Nelle terre sul Delta del Po fa freddo ma non tira un filo d’aria. In piedi davanti a casa con le braccia conserte e gli occhi bassi, Rudi Sartori, 46, se ne sta a gambe larghe, piantato a terra come se dovesse resistere a un tornado che vuol spazzare via lui e la sua famiglia. «È orrendo quel che ha fatto Manuel», dice con un filo di voce. «Sono disperato ma ho capito che nel disastro l’unica cosa in grado di dare un senso alla mia vita è stare vicino a mio figlio. Non lo abbandoner­ò mai. Sarò sempre accanto a lui. Sia io sia gli altri della mia famiglia. Ho una bimba di otto anni, all’inizio le abbiamo detto che il fratello è andato in collegio. Poi, però, guarda la tv, a scuola i compagni parlano e ha capito che è successo qualcosa di brutto. Ci ha visti uscire, ha capito dove andavamo, autore materiale dell’assassinio dei genitori del suo amico del cuore. è corsa verso di me e mi ha detto: “Dì a Manu che gli voglio bene”. Mi ha fatto piangere». Le indagini sono ancora aperte per terminare i rilievi scientific­i, ma la ricostruzi­one dei fatti è, a grandi linee, ultimata. In un’assurda ripartizio­ne di ruoli Riccardo Vincelli, 16 anni, è stato la mente, il mandante disposto a sborsare mille euro per far uccidere la madre Nunzia e il padre Salvatore e farli sparire gettando i loro cadaveri nel Po. Manuel è stato il braccio, l’esecutore materiale del delitto di Pontelango­rino. Alle 4 del mattino di martedì 10 gennaio è entrato con un’ascia in pugno nella stanza delle vittime e ha dato inizio alla mattanza.

ERA STATO DENUNCIATO PER BULLISMO

«Hanno parlato di cocaina e oppiacei, ma è falso», continua il padre cercando di mettere insieme i pezzi di una storia troppo brutta per essere vera. «Le analisi hanno solo accertato la presenza di cannabis. Io credo che fosse succube del suo miglior amico e si sia fatto trascinare da lui. Riccardo deve pagare. Un amico non fa così. Un amico ti aiuta, non ti rovina. Manuel l’ha capito ma è troppo tardi. Oggi è pentito ed è già un’altra persona. A Comacchio quando è uscito dai Carabinier­i era pallido. Mi è venuto incontro e mi ha detto: “Papà perdonami”. Non c’è stato bisogno di dir-

« POI HO PIANTO. VEDERLO IN CARCERE MI HA SPEZZATO IL CUORE »

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