Paolo Bonolis
Vince con Music, ma se la Rai chiama... di Pierluigi Diaco
Imparare a scegliere. Scegliere di rischiare. Di non galleggiare. Di amministrare il successo che, come tutte le brutte bestie, è più difficile da governare che da raggiungere. Questo è il filo conduttore dell’intera esistenza professionale di Paolo Bonolis, artigiano del piccolo schermo, sapiente falegname di quella libreria di emozioni sopra le righe che da sempre è la casa mediatica degli italiani: la tv popolare. Bonolis si diverte, taglia e cuce, monta la panna, incalza e trascina, ti accompagna per mano dentro un sogno e, per renderti migliore il cammino, ti ubriaca, con maestra abilità di parole, concetti e allusioni. Il suo Music, tre prime serate di grande musica sull’ammiraglia Mediaset (Canale 5), si sta rivelando un successo di ascolti e di critica. E rischia, senza dubbio, di candidarsi a diventare il post-Sanremo targato Bonolis-Presta: se la Rai persevera su un appuntamento mitico e tradizionale come il Festival, Paolo e Lucio alzano l’asticella e mettono in campo un perfetto show televisivo in cui musica e parole sembrano andare in perfetta armonia. Possiamo dire che è la risposta moderna di Mediaset al Festival di Sanremo? «No, non lo possiamo dire. Francamente, non trovo nemmeno giusto pen-
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