Oggi

Serena Autieri

Diana mi è apparsa in sogno e mi ha detto: «Mettiti i miei vestiti e sorridi»

- di Michela Auriti

«Porto in scena Lady Diana» di Michela Auriti

«NON RIUSCIVO E ENTRARE IN CONTATTO CON LA SUA ANIMA», RACCONTA SERENA CHE LA INTERPRETA, «FINCHÉ NON HO AVUTO LA RIVELAZION­E. E UNA PSICOLOGA MI HA AIUTATA »

La principess­a e la donna. I trionfi pubblici e i dolori più intimi. Gli errori, le manie, la bulimia, la di sperata ricerca d'amore. Tutto questo era Diana, che nel ventennale della un scomparsam­usical interpre-rivive in tato tieri ( da Diana Serena& Lady AuD, scritto e diretto da Vincenzo Incenzo, dal 14 al 19 febbraio al teatro Sistina e poi in tournée). Non una prova facile per l'artista napoletana, che ha riversato cuore e talento nel disegnare un'incona tuttora splendente. Serena, perché questo titolo doppio? «Tutte le donne hanno due grandi anime, lei in special modo. Lady D è la principess­a dei rotocalchi, la parte pubblica. Diana è invece l’immagine privata, sofferta. La donna che ha sempre rincorso l’amore. Saranno spesso in lotta, ma alla fine si riconcilie­ranno». Come si è avvicinata al personaggi­o? «Da due anni vivo questo sognotorme­nto. Ho letto biografie, sfogliato centinaia di foto, cercato di parlare con chi l’avesse incontrata. Sentivo che dovevo sfondare un muro di dolore ma non ci riuscivo, non riuscivo a mettermi in contatto. Mi facevo domande. Allora ho chiesto il sostegno di una psicologa. Con lei ho scavato nei miei nodi irrisolti, nelle gioie, nella sessualità, nel parto. Nel mio vissuto. L’intento era di mettere in luce le mie fragilità per poi comprender­e quelle di Diana».

Un lavoro faticoso... «Certe notti mi svegliavo piangendo. Durante questo percorso, l’ho sentita talmente tanto da percepire i momenti di sofferenza. A Diana ho chiesto aiuto, ho chiesto che mi indicasse la strada per rappresent­arla al meglio. Le ho parlato. E lei mi è apparsa in

sogno: “Mettiti i miei vestiti e sorridi”, mi ha detto. Ero pronta, insomma. E il giorno dopo sono arrivata alle prove con una nuova consapevol­ezza. Da allora ho cominciato davvero a entrare dentro di lei».

Quali sono le sue fragilità, Serena? «Le fragilità nascono dal dolore. Ho sofferto tanto per una malattia diagnostic­ata alla nascita a una mia nipote e quella paura me la sono portata dietro quand’ero incinta di Giulia. Lo scoglio era stato superato, ma i timori rimanevano».

Dice di aver indagato anche nella propria sessualità, cosa ha scoperto? «Ho preso coscienza del fatto che la severa rigidità di mio padre mi ha portato a ritardare la mia prima volta. Avevo 19 anni e un ragazzo col quale sono stata diverso tempo».

Lei è una donna realizzata. Una bella carriera, un marito che la

« LA SENTO VICINA QUANDO CERCA LA SUA IDENTITÀ ATTRAVERSO L’AMORE. MA PER LEI SIGNIFICA L’INCONTRO CON UOMINI SBAGLIATI»

ama, una figlia deliziosa. Sembra non avere nulla in comune con la principess­a. Come donna, qual è l’aspetto di Lady D che sente più vicino? «Quando Diana cerca la sua identità attraverso l’amore. Per lei significa l’incontro con uomini sbagliati che l’hanno soltanto usata, io invece ho saputo aspettare e riconoscer­e il mio principe azzurro. Ma inseguire il sentimento è una condizione comune a tutte le donne, che spesso vivono storie malate come quelle della principess­a. In questo senso, la mia voce appartiene all’universo femminile... Credo che i problemi di Diana nascessero da un’infanzia infelice. I genitori si separarono presto, lei è cresciuta senza appigli. Io invece ho avuto la fortuna di una famiglia unita e quella che mi sono creata è la mia àncora, il mio punto d’appoggio. Entrambe sognavamo il principe azzurro, l’abito bianco del matrimonio. E lei sinceramen­te, agli inizi, era innamorata di Carlo. Seppe di Camilla pochi giorni prima delle nozze, troppo tardi per mandare tutto a monte, sarebbe

« CREDO CHE I SUOI PROBLEMI NASCESSERO DA UN’INFANZIA INFELICE. IO, INVECE, HO AVUTO LA FORTUNA DI UNA FAMIGLIA UNITA»

stato uno scandalo planetario. Ma anni dopo lavò in piazza i panni sporchi e quello era l’unico modo per evadere dalla gabbia dorata. Perciò non la giudico. Nel mio percorso, fatto spesso in solitudine, di notte, a un certo punto mi sono innamorata della sua vita, delle sue scelte. Era una donna con il bisogno di dare. E la passione che non riusciva a regalare al suo sposo, finì per riversarla sui più deboli. Diceva: “Credo che la più grande malattia sia la mancanza d’amore”».

Ha mai avuto relazioni sbagliate, è mai stata tradita come Diana? «Non me ne sono mai interessat­a. Rispetto alle storie che ho avuto prima di mio marito, sapevo che non sarebbero durate. Se sono stata tradita, non l’ho mai saputo».

Diana o Lady D: quale il ruolo che le piace di più? «Fino a poco tempo fa mi divertiva di più Lady D, la sua civetteria nell’indossare abiti meraviglio­si, l’icona glamour. Ma ora dico Diana, perché mi ha costretta a scavare nel profondo. Quando sono lei, avverto il tormento che dalla punta dei piedi mi arriva al cuore». Che idea si è fatta di Dodi, l’ultimo compagno? «Dodi è l’approdo, la sua àncora di salvezza. Avevano scelto di vivere la loro storia alla luce del sole e in questo Diana mi è sembrata più lucida che in altri momenti».

Per sua figlia Giulia sogna il principe azzurro? «Ma sì, resuscitia­mo questa figura tanto bistrattat­a! Purché sia la persona da scegliere e da amare con consapevol­ezza. Io ho avuto incontri, persone alle quali ho voluto bene e che sono un pezzo della mia vita. Non ho mai smesso di credere nell’amore e alla fine l’amore è arrivato». Suo marito Enrico come ha vissuto questo suo lavoro di intensa preparazio­ne? «Lui ne è l’artefice, è il produttore dello spettacolo. Mi ha sostenuto, mi ha stimolato, è il mio primo grande fan».

A differenza di Diana, che il principe l’aveva ma non era azzurro, lei invece l’ha trovato... ( ride) «Sì, è arrivato senza cavallo bianco ma in moto...».

Qual è il segreto del vostro rapporto? «Credo la diversità caratteria­le. Enrico è pragmatico, concreto, stabile. Io sono più fantasiosa e istintiva. Ci compensiam­o, ma abbiamo anche molte cose in comune. Il sorriso sulla vita e la voglia di viaggiare, di essere figli del mondo. Ci supportiam­o a vicenda». Aveva annunciato lavori in corso per un secondo figlio. Come procedono? ( ride) «Siamo a una battuta d’arresto. Ci occupiamo di Giulia e di questi grandi spettacoli che sono un po’ come figli. Ora facciamo crescere Diana & Lady D, poi vedremo».

«PER MIA FIGLIA GIULIA, CHE HA QUASI 4 ANNI, SOGNO UN PRINCIPE DA SCEGLIERE CON MATURITÀ »

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