EDITORIALE
LA E-MAIL DI UNA LETTRICE CI OFFRE L’OCCASIONE PER FARE UN PO’ DI CHIAREZZA
Sono rimasto molto male per una e-mail ricevuta da una lettrice, che scrive: «Sul n. 10 ho trovato la lettera del signor Fabio Baldrati bellissima e molto condivisibile. Leggendo la sua risposta mi è passata la voglia di comprare Oggi. Cordialmente. Teresa Quarena». Ohibò! Mi sono detto: che cosa mai avrò scritto di così terribile? Sono andato a ripescare quel numero. Il lettore Fabio, in estrema sintesi, se la prendeva con gli immigrati che, fra le altre cose, «non hanno mai versato un euro nelle nostre casse, disprezzano il nostro standard di vita però ne beneficiano senza un grazie… Diventeremo Italianistan… Ci provano da secoli a conquistarci, ci riusciranno con il flusso demografico». Io rispondevo così: «Caro Fabio, forse lei non sa che i 2,2 milioni di immigrati regolari versano nelle casse dello Stato quasi 7 miliardi di Irpef. Detto ciò, quello dell’immigrazione resta il problema dei problemi: va affrontato con decisione, ma senza dimenticare i nostri valori di umanità e solidarietà. Se no, altro che Italianistan: diventeremo Barbaristan».
Ecco qui. Anche rileggendomi, non mi sembra di aver scritto nulla di devastante. In realtà nella fretta ho fatto un errore: gli immigrati regolari non sono 2,2 milioni ma 6. Tuttavia il ragionamento non cambia. E allora che cosa ha fatto infuriare la signora (o signorina) Teresa? Purtroppo la risposta è semplice. Spesso basta la parola «immigrati» a scatenare le peggiori reazioni, e quella della lettrice, devo dire, è tra le più civili ed educate.
Molti di noi, in Italia come in altre parti del mondo, Stati Uniti in primis, sono vittime di pregiudizi radicati, in alcuni casi suffragati dai fatti, in tanti altri no: è in corso l’invasione, rubano il lavoro ai nostri giovani, sono tutti criminali, sono terroristi, portano le malattie, diffondono la droga… L’elenco delle doglianze è infinito. Perché accontentarsi dei luoghi comuni è facile, mentre cercare di capire la verità è difficile e faticoso, e meno gratificante.
Può forse aiutarci Emma Bonino, una delle figure più importanti della nostra storia repubblicana, una politica che non è classificabile né di sinistra né di destra, e che meriterebbe di diventare la prima donna presidente della Repubblica. L’ex parlamentare radicale l’altro giorno era intervistata su Radio Capital, e l’ascoltavo mentre tornavo a casa in macchina. Sul tema dell’immigrazione ha voluto fare chiarezza con alcune cifre. Eccole, vi prego di leggerle con attenzione.
Gli immigrati regolari in Italia sono, come dicevamo, circa 6 milioni. Hanno creato 500 mila imprese, che danno lavoro a moltissimi italiani. Tutti insieme, producono l’8 per cento del Pil (e pagano le relative tasse). Nel 2016 gli immigrati regolari hanno pagato la pensione a 640 mila italiani. Le famiglie che hanno badanti stranieri o straniere in casa risultano 700 mila. A scuola, senza gli immigrati avremmo 35 mila classi in meno e 68 mila insegnanti a spasso. Fanno i mestieri che gli italiani non vogliono più fare: per esempio nell’assistenza domiciliare, nei campi e nelle stalle del settore agricolo, come manovali nelle costruzioni. A causa del declino demografico, per garantire queste attività avremmo bisogno di 160 mila nuovi arrivi all’anno. Poi ci sono circa 500 mila clandestini, che lavorano in nero o non lavorano: questi, sostiene Emma Bonino, vanno regolarizzati per sottrarli al mercato dell’illegalità. I criminali? Ci sono, eccome, così come ci sono i criminali italiani. Conclusione della Bonino: «Ricordatevi: quello che vi dicono sugli immigrati è falso».
Ora, so bene che non bastano quattro cifre per convincere Teresa o Fabio, e tutti quelli che la pensano come loro. In fondo, basta non crederci. Io stesso sono pieno di dubbi. Ma, cara Teresa e caro Fabio, vi assicuro una cosa: non smetterò mai di coltivarli, questi dubbi. Non rinuncerò a cercare di capire, non mi accomoderò sugli slogan populisti. Userò il cervello, non la pancia. Spero che voi lo facciate con me.