Oggi

Che cosa ha detto il Papa ai ragazzi e ai genitori di Milano?

AL TERMINE DELLA SUA VISITA ALLA CITTÀ, IL PONTEFICE HA PARLATO A 80 MILA CRESIMANDI, I LORO GENITORI E I CATECHISTI. E HA RISPOSTO ALLE DOMANDE DEI RAGAZZI E DEGLI ADULTI IN MODO SEMPLICE. ECCO LA SINTESI DEI SUOI CONSIGLI PER LA FEDE, L’EDUCAZIONE E LA

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I NONNI

«Un mio nonno era falegname, quando lo guardavo pensavo a Gesù. L’altro nonno mi diceva di non andare mai a letto senza dire una parola a Gesù, dirgli “buonanotte”. La nonna mi ha insegnato a pregare, e anche la mamma; l’altra nonna lo stesso… I nonni hanno la saggezza della vita... Parlate con i nonni, fate tutte le domande che volete».

IL GIOCO

«Fa bene giocare con gli amici. Quando il gioco è pulito, si impara a rispettare gli altri, a lavorare tutti insieme. E questo ci unisce a Gesù. A me ha aiutato tanto giocare con gli amici. E se uno litiga, perché è normale litigare, poi chieda scusa e finita è la storia... Io sempre chiedo ai genitori: “Tu, giochi con i tuoi figli?”. E non sanno cosa rispondere. I genitori in questi tempi non possono o hanno perso l’abitudine di giocare con i figli, di “perdere tempo” con i figli».

IL BULLISMO

«C’è un fenomeno brutto in questi tempi, che mi preoccupa: il bullismo. Nella vostra scuola, nel vostro quartiere, c’è qualcuno o qualcuna del quale o della quale voi vi fate beffa, che voi prendete in giro perché ha quel difetto, perché è grosso, perché è magro, per questo, per quest’altro? Pen-

sateci. E a voi piace fargli provare vergogna e anche picchiarli per questo? Pensateci. Questo si chiama bullismo. Per favore, per il sacramento della Santa Cresima, fate la promessa al Signore di non fare mai questo e mai permettere che si faccia».

ESSERE D’ESEMPIO PER I FIGLI

«I bambini si accorgono di tutto e, dato che sono molto intuitivi, ricavano le loro conclusion­i e i loro insegnamen­ti. Sanno quando facciamo loro delle trappole e quando no. Sono furbissimi. C’è un modo di dire: “Le parole se le porta il vento”, ma quello che si semina nella memoria, nel cuore, rimane per sempre».

LA SOLIDARIET­À

«A Buenos Aires, una mamma era a pranzo con i tre figli. Mangiavano cotolette alla milanese e ognuno dei bambini ne aveva una nel piatto. Bussano alla porta. Il più grande va, apre la porta, vede, torna e dice: “Mamma, è un povero, chiede da mangiare”. E la mamma, saggia, fa la domanda: “Cosa facciamo? Diamo o non diamo?”. “Sì, mamma, diamo, diamo!”. C’erano altre cotolette, lì. La mamma disse: “Ah, benissimo: facciamo due panini: ognuno taglia a metà la propria e facciamo due panini”. “Mamma, ma ci sono quelle!”. “No, quelle sono per la cena”. E la mamma ha insegnato loro la solidariet­à, ma quella che costa, non quella che avanza!».

IL BUON MAESTRO

«C’era un alunno che era un fenomeno a giocare a calcio e un disastro nella condotta in classe. Una regola che gli avevano dato era che se non si comportava bene doveva lasciare il calcio. Dato che continuò a comportars­i male rimase due mesi senza giocare, e questo peggiorò le cose. Un giorno l’allenatore parlò con la direttrice e lo mise come capitano della squadra. Allora quel ragazzo si sentì considerat­o, sentì che poteva dare il meglio di sé e cominciò a migliorare tutto il rendimento... Un buon maestro sa stimolare le buone qualità dei suoi allievi. Va bene stimolarli, ma i bambini hanno anche bisogno di divertirsi e di dormire».

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UN INCONTRO GIOIOSO Milano, 25 marzo 2017. Papa Francesco, 80, sorridente, saluta gli 80 mila ragazzini, genitori e catechisti che l’hanno accolto con grande affetto allo stadio di San Siro.
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PREGHIERE E BENEDIZION­I Il Papa benedice alcuni ragazzi al termine dell’incontro.

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