Per gli alunni sarebbe un bene avere più insegnanti maschi?
L’OCSE HA SEGNALATO UN ECCESSO DI DOCENTI DONNE. E C’È CHI DICE CHE CIÒ POSSA CREARE PROBLEMI NELLA MATURAZIONE DEI RAGAZZI
Certamente sì! Anche perché, a partire dalla prima infanzia, l’educazione, sia in famiglia sia a scuola, viene spesso affidata alle donne, con tutti gli squilibri che l’assenza della figura di riferimento maschile comporta. Tra questi, la mancanza di regole, orientamenti sentimentali, sessuali
ed educativi che dovrebbero essere affidati anche alla costante presenza del padre. Il padre dovrebbe fare da ponte con il mondo esterno, sostenendo il passaggio dallo stretto legame “diadico” del figlio con la madre, tipico della prima infanzia, a quello “triadico”, dove la presenza di padre e madre rappresenta la possibilità di equilibrio nel confronto tra maschile e femminile. Questo verrà integrato e armonizzato con la crescita e la consapevolezza della propria identità di genere, nel rapporto con se stessi e con il mondo degli altri che fuori dalla famiglia è mediato anzitutto dalla seconda agenzia educativa: la scuola. Il fatto, dunque, che in Italia
l’83% degli insegnanti siano donne (contro il 68% medio dei Paesi sviluppati) evidenzia tre aspetti. Primo: le donne, non appena hanno avuto accesso all’istruzione, nella metà del secolo scorso, non soltanto hanno portato a compimento gli studi - anche universitari - più degli uomini, ma si sono anche affermate nel compito educativo fuori casa, in qualità di insegnanti. Secondo: la continuità del loro impegno nei confronti dei ragazzi. Terzo: questa professione, vuoi per gli stipendi modesti, vuoi perché prevede un impegno di metà giornata, ha trovato le donne ancor più intenzionate a svolgerlo, perché rispettoso delle loro necessità di essere presenti e lavorare anche a casa e in famiglia.