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ACCETTARE UN PASSAGGIO PUÒ COSTARE LA VITA

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LE DONNE CHE SUBISCONO VIOLENZA PENSANO CHE A LORO NON SUCCEDERÀ NIENTE DI BRUTTO

Cara Michelle, ho letto la vicenda di Antonio Facchin e Vanna Meggiolaro, di 54 e 50 anni, di Gambellara: si stavano separando dopo 25 anni di matrimonio, lui non era d’accordo e, una volta in macchina con lei, si è andato a schiantare contro un Tir. Lei è morta. Eppure più volte aveva manifestat­o la paura che lui la uccidesse. Mi colpisce che, nonostante questo, abbia accettato di salire sulla sua auto. Io non credo che lo avrei fatto... Monica

Cara Monica,

sono tante le donne che subiscono violenze e che - per mille motivi - non riescono a reagire, oppure scelgono di non farlo, convinte che subire sia il male minore. E dunque rimangono con l’uomo che le maltratta. Sono situazioni che si trascinano per mesi, anni, a volte (come nel caso di Vanna Meggiolaro) addirittur­a decenni. Senza dubbio, è difficile capire come una donna che teme di essere uccisa dal proprio marito/compagno possa continuare a vivere con lui, dividendo i pasti, il letto e dunque anche salendo sulla sua auto. Di certo, la mancanza di un reddito proprio, i tempi lunghi della giustizia e la paura del giudizio sociale spesso costringon­o le donne a restare anche quando scapperebb­ero a gambe levate. Quanto al legame misterioso che unisce una vittima al carnefice, sappiamo troppo poco di Vanna Meggiolaro per azzardare un’ipotesi. Sulla base dell’esperienza

CONTRO IL CAMION PER VENDETTA

Gambellara (Vicenza). L’auto su cui viaggiavan­o Vanna e il marito. Lui, alla guida, l’ha fatta andare contro un camion.

maturata attraverso Doppia Difesa, ti dico però che la maggior parte delle donne che subiscono violenza sono convinte che riuscirann­o a cambiare il loro marito/compagno, che lui in fondo le ama, che non le picchia poi “troppo spesso”, e che a loro non capiterà quello che capita alle altre. È un meccanismo che porta molte persone a correre dei rischi, spesso anche gravi, nell’irrazional­e convinzion­e che a loro non succederà niente di brutto. Invece, purtroppo, le cose brutte succedono. L’unico modo per proteggers­i è mantenere la lucidità e sottrarsi alle logiche perverse il prima possibile. Nessuna forma di violenza dev’essere accettata, mai e in nessun caso. Per uno schiaffo possono esserci forse spiegazion­i, mai giustifica­zioni. E siccome l’esperienza insegna che col tempo le cose possono solo peggiorare, l’unica cosa da fare con un compagno violento è troncare, subito. È recentissi­ma la notizia di un nuovo femminicid­io “mascherato” da inci

dente: oltre a Jamir Temjenlenm­la, 37 anni, indiana naturalizz­ata italiana, hanno perso la vita anche il suo compagno Cristiano Dipaolanto­nio (che da tempo infieriva su di lei) e Florindo Carrer, l’autista del camion con cui si sono scontrati. Il verificars­i di un episodio simile a quello di Gambellara riapre il dibattito sul “rischio emulazione”: ma noi di Doppia Difesa siamo convinti che di violenza si debba continuare a parlare, senza morbosità ma con chiarezza ed evidenzian­do i meccanismi alla base di certi casi di cronaca.

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