Indagini difensive: fino a dove si possono spingere?
Le indagini difensive sono state introdotte nel nostro Codice nel 2000. Tutti ne sostengono l’utilità ma alcuni temono che possano essere fuorvianti perché c’è il rischio di infangare un innocente. «Noi crediamo e puntiamo su queste indagini», dice a
Oggi Claudio Salvagni, uno dei difensori di
Bossetti. «Ci hanno dato spunti investigativi e piste interessanti anche se sono convinto che nelle 80 mila pagine del fascicolo manchino degli elementi importanti per la difesa. Recentemente una donna mi ha riferito di essere stata testimone di un fatto di grande interesse ma io nelle carte non ne ho trovato traccia. E ricordo che alla difesa è stato impedito durante il processo il controesame di Silvia Brena, anche se sul giubbino di Yara c’era una forte traccia del suo Dna, e delle altre maestre di ginnastica che si sono trincerate dietro una serie di “Non ricordo”». «L’introduzione nel Codice di procedura delle norme che disciplinano le indagini difensive ha consentito l’equiparazione delle parti processuali, fulcro del rito accusatorio», spiega l’avvocato Caterina Malavenda. «Solo dal 2000, infatti, il difensore dell’indagato può attivarsi per raccogliere elementi di prova a favore del suo assistito, così come il Pm che, però, ha l’obbligo di acquisire qualunque elemento utile per l’accertamento della verità, anche se favorevole all’indagato. Ogni attività investigativa può coinvolgere terze persone, chiunque le svolga. In particolare, il difensore le può indirizzare nei confronti di altri soggetti, per alleggerire la posizione del suo assistito, se individua indizi a carico di altri potenziali autori del reato per il quale si procede. L’importante è che il legale si attenga scrupolosamente alle norme del Codice e a
quelle deontologiche, per evitare che, sia pure per una giusta causa, vengano commesse irregolarità che non gioverebbero comunque all’interessato, perché sarebbero inutilizzabili». Claudio Pratillo
Hellmann, il presidente della Corte d’assise d’appello di Perugia che assolse Amanda Knox e Raffaele Sollecito, aggiunge: «Le indagini difensive sono importanti perché spesso i Pubblici ministeri trascurano le indagini a discarico dell’indagato. Quando si abbraccia un “teorema” accusatorio non si vuole più approfondire. Certo, vanno fatte con oculatezza, capacità e assoluta riservatezza proprio per evitare il rischio che qualcuno venga calunniato ingiustamente». «Il Codice le consente ma io le valuto sempre con estrema cautela perché quasi sempre sono smaccatamente a favore dell’imputato», precisa Carmen Pugliese, sostituto procuratore di grande esperienza a Bergamo. «E a volte sono di intralcio alle indagini. Io dico: fatele pure queste indagini ma mettetene al corrente il Pm, fatelo partecipare, anche per evitare il rischio di calunnia o diffamazione».