Tommy e gli altri Il commovente film di Gianluca Nicoletti sull’autismo di M. Aprile
IL GIORNALISTA GIANLUCA NICOLETTI HA GIRATO L’ITALIA COL FIGLIO AUTISTICO PER RACCONTARE LE MOLTE FACCE DELLA MALATTIA. E DICE: «C’È CHI CREDE CHE LA CAUSA SIANO I VACCINI, CHI COSTRUISCE ISTITUTI MODELLO E CHI, COME ME, SPERA SOLO DI DARE LORO UN FUTURO
Ci sono i due papà imprenditori, ciascuno con un figlio malato, che tra Forlimpopoli e Bertinoro hanno costruito un centro attrezzato da 15 milioni di euro che può ospitare 40 ragazzi con disabilità psichica. C’è la mamma che riesce a rassicurare sua figlia autistica solo fingendosi Harry Potter e scrivendole, di notte, mail in inglese. C’è Elisa, che girava per casa con un naso da clown per attirare attenzione e sguardo di suo figlio, chiuso nel suo mondo. Sono alcuni dei protagonisti di Tommy e gli altri, il docu-film autoprodotto, con la regia di Massimiliano Sbrolla, che il giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti ha girato con suo figlio Tommy, autistico. «Il film comincia con la festa per i suoi 18 anni, il 26 febbraio 2016, il giorno della “guarigione forzata” attraverso il quale passano tutti gli autistici: per la legge italiana sono tali solo da minorenni», dice Nicoletti.
CI SI SENTE IN COLPA
Il primo passo è stato scegliere le storie: «Al sito pernoiautistici.com ne sono arrivate tante, le ho scelte in modo che rappresentassero una sorta di mappa delle mille forme che l’autismo può avere e nell’altrettanto variegato spettro delle reazioni dei genitori. Con un solo obiettivo: dimostrare che, con questa malattia, grado di istruzione o disponibilità economiche non fanno differenza e che si è tutti ugualmente poco attrezzati davanti a un figlio così, tutti ugualmente soli». Accanto ad Achille che stupisce tutti con un inglese fluente imparato guardando cartoni, c’è Saverio che va in crisi anche solo se suo papà cambia stanza; e accanto a genitori che le hanno provate tutte, anche quelle infondate, ci sono quelli che non sanno di avere diritto all’assistenza domiciliare. Il film affronta anche la questione della presunta correlazione tra vaccini e
insorgenza dell’autismo. «La scienza non sa nulla sull’autismo. Dare la colpa a vaccini, lobby del farmaco, mercurio, tossine è autoassolutorio, fa star meglio i genitori», dice Nicoletti.
UN PROGETTO ARENATO
Il riferimento è a medici e operatori che sostengono di poter curare l’autismo con una dieta detossinante, col ricorso all’omeopatia o alle camere iperbariche per «ossigenare il cervello». «Non c’è nessuna evidenza clinica; l’unica terapia con una base scientifica è quella comportamentale: i nostri ragazzi vanno educati a compiere azioni e ad avere relazioni col mondo, sono in grado di imparare e ripetere». Quindi anche di lavorare? «Certo. L’ho visto sul set con Tommy: ha lavorato assieme agli altri e non l’ho mai visto così felice. In occasione del film avrei voluto poter annunciare che il Comune di Roma ci aveva finalmente assegnato il casale in cui fare la nostra casa per i ragazzi autistici. Si trova dietro la Rai, è attrezzato ma inutilizzato. Il Ministero dell’Istruzio- ne sarebbe disponibile a fare lì, con noi, un progetto di continuità scuolalavoro, ma al Comune, finora, hanno preferito tenerlo vuoto», dice il giornalista. Nicoletti fa parte anche della commissione che Maria Elena Boschi ha creato al ministero per le Pari Opportunità per mettere a punto i criteri per l’assunzione di ragazzi autisitici: «Tracceremo le linee guida per permettere loro di avere un lavoro vero, modulato sulle loro capacità; un lavoro che contribuisca a renderli autonomi. Perché i nostri ragazzi ci sopravviveranno e avviarli a lavori adatti a loro è un modo per assicurargli un futuro anche dopo di noi», conclude amaro Nicoletti.