Oggi

La battaglia di Giada

«VIVE COME UN RECLUSO E SI STA AMMALANDO», ACCUSA GIADA. «ME L’HANNO TOLTO PERCHÉ DICONO CHE SONO “SIMBIOTICA”. MA UN LEGAME FORTE È MOTIVO D’ACCUSA?»

- Di Michela Auriti - foto Davide Lanzilao/Contrasto

«Lotto da mesi per riavere mio figlio» di Michela Auriti

Questa storia comincia con una mail al nostro giornale. Giada Giunti lavora come montatrice a Sky Tg24 e a noi racconta la sua disperazio­ne di madre. Una madre a cui hanno tolto il figlio. «Francesco ( il nome è di fantasia, ndr) ha 11 anni ed è devastato. Il giudice lo ha messo in una casa famiglia, dove io posso incontrarl­o solo due volte alla settimana per due ore. Non può usare il tablet, il telefonino, la Playstatio­n. Non può parlare con gli amici né frequentar­e il circolo sportivo di appartenen­za. Gli viene somministr­ato il glutine, al quale è intolleran­te, e così rischia il soffocamen­to come già è avvenuto in passato. Le autorità hanno fatto tutto questo nel suo interesse esclusivo? Non è un bene strapparlo alla madre, alla sua vita piena, per rinchiuder­lo in un ambiente malsano. Le telefonate sono piene di lacrime. Mi dice: “Mamma, portami via da qui”». Incontriam­o Giada nella sua bella casa. Mostra certificat­i, perizie, decreti, foto del bambino. È instancabi­le nel raccontare, non si dà pace. Ma perché si toglie un figlio alla pro- pria mamma? Giada ha forse commesso un crimine? Qual è la sua colpa? Separata dal 2011, sconta le conseguenz­e di una battaglia a colpi di carta bollata con l’ex marito. Nel giugno 2014, lui la denuncia per abbandono di minore in un circolo sportivo. «È quello che ha sempre frequentat­o Francesco», dice la mamma, «lì lo conoscono tutti, la denuncia è un’assurdità». Da allora si mette in moto la macchina del Tribunale per i minori, che porta alla sospension­e di Giada dalla reponsabil­ità genitorial­e e al collocamen­to del bambino in casa famiglia. Anche il padre è stato giudicato inadeguato. Ma il suo legale, Federica Mondani, spiega: «Per cinque anni la signora ha sottratto il minore al papà. Come conseguenz­a il mio assitito è stato sì sospeso dalla genitorial­ità, ma per “impossibil­ità di esercitarl­a”. Ora speriamo che il bambino ritrovi entrambi i genitori». Mamma Giada nega l’addebito e riprende: «Nella relazione del consulente tecnico d’ufficio, una psicologa, c’è scritto che io sono una madre “alienante”, al punto da impedire al bambino di coltivare il rapporto con il padre. Una mamma “alienante” e “simbiotica”. Troppo attaccata a mio figlio, cioè. Ma se così fosse, vi pare che lo abbandoner­ei? E qual è la mia responsabi­lità, forse quella di amarlo con tutta me stessa? Francesco con me è cresciuto bene. È una promessa del tennis e bravissimo anche a scuola. Ha tutti dieci. Le maestre dicono che è intelligen­te e appassiona­to». La vera vittima, come sempre in que-

sti casi, è il minore. Il 15 dicembre 2016, Francesco viene prelevato a scuola per essere collocato in casa famiglia. «Tra tutore, poliziotti e assistenti sociali, si sono presentati in sette», racconta la signora Giunti, assistita dall’avvocato Carlo Priolo. «Come ho potuto ricostruir­e, mio figlio è stato fatto uscire dall’aula con un espediente e sottoposto per tre ore a un interrogat­orio pressante e minaccioso. Piangeva, chiedeva di me, si dimenava. Alla fine in tre lo hanno sollevato: uno lo teneva per le gambe e due per le braccia. Solo quando l’assistente sociale mi ha comunicato dove si trovava mio figlio, ho potuto parlargli. Mi ha supplicato di raggiunger­lo immediatam­ente, perché non poteva sopportare tanto dolore».

MESSAGGI DRAMMATICI

Per Giada, ora, il nemico non è più l’ex marito ma la casa famiglia che ospita Francesco. Dalle registrazi­oni che mi fa ascoltare, emerge tutto il suo patire. «Non ho fatto niente di male», dice tra l’altro il bambino, «perché devo soffrire così?». «Vive come un recluso», accusa la madre. «Da quando è lì dentro è dimagrito, ha dolori alle ossa, diarrea, gonfiore. Le mani spaccate a sangue, segnale tipico di un’alimentazi­one non corretta. Una ispezione della Asl ha messo in luce che la struttura non è idonea a somministr­are cibi privi di glutine, di cui mio figlio ha invece bisogno, oltre ad altre carenze. Ho richiesto al tutore una serie di visite mediche, ma l’autorizzaz­ione non è mai arrivata. Se poi faccio scrivere dal mio avvocato, il risultato sono ritorsioni nei confronti miei e di mio figlio». Giada prende una foto di Francesco, l’accarezza. «Piange e mi dice: “Mamma, sbrigati!”. Per me è uno strazio... Devo portarlo via subito! Ormai questa battaglia è diventata la mia ragione di vita».

«È MOLTO BRAVO NELLO SPORT E ANCHE A SCUOLA: HA TUTTI DIECI »

 ??  ?? Roma. Giada con il figlio Francesco (il nome è di fantasia), in una foto di un paio d’anni fa. Oggi il bambino ha 11 anni e frequenta la quinta elementare.
Roma. Giada con il figlio Francesco (il nome è di fantasia), in una foto di un paio d’anni fa. Oggi il bambino ha 11 anni e frequenta la quinta elementare.
 ??  ?? «NELLA SUA CAMERETTA TUTTO PARLA DI LUI E DELLA SUA GRANDE PASSIONE» Roma. Giada Giunti, 45 anni, nella cameretta del figlio Francesco. La mega palla da tennis, i trofei e le foto parlano della sua grande passione: il campo in terra battuta. «È un campioncin­o», dice la mamma.
«NELLA SUA CAMERETTA TUTTO PARLA DI LUI E DELLA SUA GRANDE PASSIONE» Roma. Giada Giunti, 45 anni, nella cameretta del figlio Francesco. La mega palla da tennis, i trofei e le foto parlano della sua grande passione: il campo in terra battuta. «È un campioncin­o», dice la mamma.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy