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IL CONGEDO DI PATERNITÀ È BREVISSIMO, MA FORSE NON CE LO MERITIAMO

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Cara Michelle, dopo tanto bel parlare di parità di genere, di uomini che devono aiutare le donne, ecco come stanno davvero le cose: se l’anno scorso gli uomini avevano diritto a due giorni di paternità più due facoltativ­i, quest’anno ne hanno solo due e basta. Siamo tornati indietro! Ma com’è possibile? Caterina

Cara Caterina,

i congedi di maternità/paternità rappresent­ano un tema delicatiss­imo. Come donna, come mamma e come persona sensibile (almeno spero!) sono più che convinta che i genitori dovrebbero poter dedicare del tempo a un figlio appena nato e che la presenza del padre è non solo auspicabil­e ma addirittur­a necessaria. Ma c’è un “ma”. Credo che si debba sempre, quando si riflette su un tema, cercare di immedesima­rsi e di comprender­e le ragioni di tutti: nel caso specifico, non si può non tener conto del fatto che i congedi costano, costano molto; e l’onere ricade in massima parte sui datori di lavoro, a differenza di quanto accade in altri Paesi europei, in cui lo Stato interviene in maniera molto consistent­e. D’altro canto, è un dato di fatto che in Italia l’evasione fiscale raggiunge cifre astronomic­he: secondo i dati dell’agosto 2016, si aggira almeno

tra i 250 e i 270 miliardi di euro, un valore pari a circa il 18 per cento del Pil. È evidente che in Italia “qualcuno” non paga le tasse, al Nord come al Sud (ai primi posti ci sono Sicilia, Calabria e Val d’Aosta). Per essere più precisi, siamo i peggiori evaso

ri d’Europa: un primato del quale avremmo fatto volentieri a meno. Aumentare le tasse non serve, l’unico effetto sarebbe salassare chi le paga già; servono semmai maggiori controlli e – per fortuna – qualcosa si sta muovendo in questa direzione. Nel frattempo, per quanto possa fare rabbia ai cittadini onesti che pagano le tasse, è evidente

che non possiamo chiedere allo Stato dei servizi per i quali la collettivi­tà

non paga. È per questo che l’evasione fiscale dev’essere combattuta! Detto questo, rimane il fatto che in Italia essere mamme non è semplice. Il punto è che siamo ancora lontani dalla parità tra i sessi, che prevede tra l’altro migliori condizioni lavorative per le madri e maggior rispetto della loro condizione; non voglio certo giocare al ribasso, ma in attesa che la situazione finanziari­a dell’Italia migliori, sarebbe già un grosso passo avanti se i datori di lavoro venissero incontro alle esigenze delle madri, anche per evitare che, quando rientrano dopo il congedo, si ritrovino “declassate”. O che non ritrovino più la scrivania.

NESSUNO IN EUROPA EVADE PIÙ DI NOI: NON POSSIAMO CHIEDERE ALLO STATO SERVIZI PER I QUALI NON PAGHIAMO

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