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Il test del sangue non “predice” i tumori

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È VERO CHE UN’ONCOLOGA ITALOFRANC­ESE HA CREATO IL TEST SUL SANGUE PER INDIVIDUAR­E IN ANTICIPO IL CANCRO? Filippo T., Roma

Dico subito che al riguardo il presidente degli oncologi italiani, Carmine Pinto, ha giudicato «fuorviante far credere che basti un semplice test del sangue per individuar­e in anticipo la malattia e sconfigger­la prima che si manifesti», creando anche una falsa sicurezza, che potrebbe danneggiar­e la prevenzion­e. Da parte mia penso che si è fatta una grande confusione: la metodica messa a punto all’Università di Paris-Descartes non è un test, ma una tecnologia di filtraggio del sangue, che serve a isolare e analizzare le rare cellule cancerose circolanti. Non serve a “predire” un tumore, com’è stato detto fantasiosa­mente. Serve a fare una diagnosi molto precoce, arrivando prima delle attuali metodiche di imaging; a capire se un trattament­o è efficace, grazie alla scomparsa delle cellule cancerose; ad analizzarl­e geneticame­nte, per adattare la cura al paziente. È un successo, ma si basa sui risultati di un solo studio, e per ora ha il limite di non riuscire a indicare da quale organo provengano le cellule cancerose circolanti nel sangue. Si è fatta confusione anche tirando in ballo i test genetici, che sono tutt’altra cosa. Esistono da una decina d’anni, e si limitano a individuar­e la predisposi­zione a una manciata di tumori (meno del 2% del totale) che si possono impropriam­ente definire ereditari, perché si ripresenta­no nella genealogia di una famiglia. Si badi bene, però: si ha un rischio più alto di ammalarsi, ma non significa che ci si ammalerà.

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Non basta un prelievo Molta confusione sulla ricerca di un’oncologa.

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