MARTINA È STATA PRESA ANCHE CON IL PANCIONE
Qui sopra, Martina Camuffo, 36 anni. Si è presentata al colloquio di lavoro con un pancione di sette mesi. Ed è stata assunta lo stesso da un’azienda di Mestre.
sprung dell’Università di Costanza e Christian Zimmermann della Federal Reserve Bank di Saint Louis hanno presentato uno studio sulla maternità come fattore di incremento della produttività. Più esattamente, hanno sostenuto che – nell’arco di trent’anni di carriera – le donne con figli sorpassano in tutti i parametri le colleghe che non ne hanno avuti, sebbene si determini, per le prime, un transitorio calo della produttività – tra il 15 e il 17 per cento – nella fase in cui hanno i bambini piccoli. Il lavoro si misura sulla durata di una vita e la carriera è una maratona; quindi, le donne che godono del momentaneo “vantaggio” di non avere figli – e di potersi dedicare meglio al lavoro – perdono poi terreno rispetto alle mamme, addestrate negli anni precedenti al plurimansionamento, all’efficienza organizzativa e alla velocità nell’eseguire più compiti. Infine, quando i figli entrano nell’adolescenza le mamme lavoratrici risultano meglio attrezzate delle altre, riuscendo a mettere il loro duro training interamente al servizio della professione. Ecco perché, nel lungo periodo, “staccano” le colleghe non-madri. Allora – riprendendo le parole di Samuele Schiavon – perché non aspettare per qualche mese una donna incinta, se vale la pena investire su di lei? Perché non mettere le donne nelle condizioni di conciliare lavoro e famiglia? Se gli imprenditori non vogliono farlo per un senso di giustizia, dovrebbero farlo per loro stessi.