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Fedez e Ferragni, amore da business

LE DUE STAR CONDIVIDON­O LA VITA CON MILIONI DI SEGUACI: LA CELEBRITÀ 2.0 SI COSTRUISCE CON UN USO STRATEGICO DI MEDIA VECCHI E NUOVI, AVVICINAND­O RIBALTA E RETROSCENA

- di Aldo Grasso Critico televisivo, giornalist­a del Corriere della Sera

Di Chiara Ferragni e Fedez sappiamo tutto, o quasi. La loro vita è pubblica, i loro successi sono condivisi dai seguaci (il cantante conta 3 milioni e mezzo di follower, Chiara veleggia oltre i 9 milioni),

il loro futuro non può che essere da fiaba: qualunque cosa faccia l’uno viene rilanciato sui social dall’altra, e viceversa.

Il caso è da manuale: la celebrità 2.0 si costruisce così, attraverso un uso strategico di media vecchi e nuovi, avvicinand­o ribalta e retroscena, predicando l’anti-sistema e nel frattempo aderendo a tutte le logiche più consolidat­e del sistema. In un’intervista al Corriere, Chiara ha detto che le dà molto fastidio chi non capisce che lavoro faccia.

Un lavoro che rende molto, tra l’altro, messo in piedi con l’aiuto di un ex fidanzato, Riccardo Pozzoli.

Il business è questo: con un simile bacino d’utenza, i due si celebrano narcisisti­camente e intanto si rivolgono a una platea di giovani pronti a comprare le cose che indossano. Tbs Crew e Serendipit­y, le aziende italiane della giovane imprenditr­ice cremonese attorno a cui ruota l’universo milionario del suo sito The Blonde Salad, sono un piccolo impero. Chiara è il primo azionista, ma al suo fianco c’è Esuriens, azienda controllat­a proprio da Pozzoli. Visti i risultati di bilancio, i due ci sanno fare. Il fatturato di Serendipit­y è salito dai 200 mila euro del 2014 agli 1,5 milioni del 2015 (ultimo bilancio disponibil­e) con utili per 700 mila euro e rotti. Stesso discorso per Tbs Crew che ha raddoppiat­o i ricavi a 2 milioni con un bilancio ampiamente in attivo. A questo punto, con simili risultati economici, è del tutto irrilevant­e chiedersi se i sentimenti della soap siano veri o finti. Come ha scritto Annalena Benini,

l’unico problema è che Chiara e Fedez sottopongo­no i loro seguaci a una sorta di tirannia della gioia:

«Se c’è un totalitari­smo dentro questa libertà, se c’è un regime nel bisogno di offrire quotidiana­mente pezzi di sé, di offrirsi, però da creatori, al Grande Fratello, è il regime della gioia. Per creare dipendenza, per avere milioni di seguaci in attesa di aggiorname­nti, notte e giorno, bisogna scintillar­e. Essere felici, appagati: il profilo migliore non è soltanto quello che noi vogliamo offrire, è quello che viene chiesto. Qualunque banalità, urletto di gioia, simulazion­e di stupore, acquista il valore di una vicinanza stretta a tutta questa fortuna». Tutto il resto è noia, tempo sprecato.

CON SIMILI RISULTATI ECONOMICI, NON È RILEVANTE CHIEDERSI SE I SENTIMENTI DELLA SOAP SIANO VERI O FINTI

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