Dieta senza glutine? Una moda senza senso. Anzi, dannosa
Lemode e le opinioni prescindono spesso dai fatti. E questo non risparmia l’alimentazione. Dopo l’ingiustificato ostracismo all’olio di palma, si sta intensificando il “rigetto” del glutine, ritenuto senza ragione dannoso per il nostro organismo.
Contenuto nel grano, il glutine crea infiammazione e danno intestinale
nei soggetti affetti dalla malattia celiaca, meno dell’ 1% della popolazione, e tra chi soffre d’intolleranza a questa proteina. I celiaci mostrano anche un aumento delle malattie coronariche, controllato da una dieta gluten free. Fin qui fatti solidi, ancorati alle basi scientifiche e confermati da molti studi. Poi, cominciano le opinioni. Se una dieta priva di glutine contrasta danni cardiaci nel celiaco, perché non dovrebbe farlo anche nei soggetti normali?
Il tam-tam dei social network ha iniziato a far diventare l’opinione una prova,
estesa ad altri inverosimili svantaggi del glutine, accusa- to di provocare obesità, sindrome metabolica, diabete e sintomi neuropsichiatrici. Così, sono aumentati i prodotti etichettati “senza glutine” o “gluten-free” e
sono triplicati i non celiaci che seguono diete prive di glutine.
Inquadra questo problema una recente pubblicazione del British Medical Journal di autori americani guidati da Benjamin Lebwohl. Lo studio ha stabilito che
l’assunzione di glutine non determina maggiori danni cardiovascolari
rispetto a un regime con bassi livelli di glutine: dimostra cioè che le diete povere o prive di glutine non danno benefici in caso di disturbi cardiovascolari. Anzi: dopo aver fatto vari aggiustamenti in base al consumo di farina di grano raffinata, si è visto che chi utilizzava una dieta priva di glutine aveva una maggior incidenza di malattie coronariche. Conclusione degli autori:
non è raccomandabile seguire diete prive di glutine per chi non è celiaco.