Daniele Piombi
Addioal grande conduttore
Era facile prenderlo in giro, Daniele Piombi. E con affetto lo facevano in tanti. Per quella sua estrema educazione, quelle doti di gentilezza e sobrietà che, soprattutto negli ultimi anni, facevano a pugni con la volgarità e lo sbracamento generale del mondo che gira intorno e dentro la televisione. Il suo mondo, fin dagli Anni 50. Enrico Vaime l’aveva definito «uno smoking vestito da uomo», ed è naturale che nella tv urlata e trash non ci si ritrovasse più. Piombi se n’è andato giovedì scorso, a 83 anni. È stato tra i presentatori più amati, in particolare di trasmissioni musicali. Per tre volte, tra il 1980 e il 1983, ha condotto il Festival di Sanremo. Ma negli ultimi tempi gli era rimasta una cosa sola: il PremioRegia Televisiva, i cosiddetti Oscar della tv, che lui stesso aveva inventato nel lontano 1961. Un programma che per 56 anni ha rappresentato l’appuntamento fisso dellaRai per premiare i migliori personaggi, conduttori, attori, giornalisti e artisti del piccolo schermo. A partire dal 1984 Daniele si era ritrovato un concorrente con cui fare i conti, i Telegatti di Canale 5, ma di nuovo, dal 2008, il «suo» premio, l’Oscar tv, è tornato in beata solitudine a essere l’unico riconoscimento per chi lavora davanti a una telecamera. Dico 56 anni perché nel 2016, a sorpresa e senza spiegazioni plausibili, la Rai ha deciso di non mandarlo più in onda (e, salvo novità dell’ultimo minuto, così succederà anche quest’anno). Lamacchina messa inmoto da Piombi aveva comunque lavorato, i giornalisti specializzati avevano votato, la giuria (chiamata Accademia, come per gli Oscar di Hollywood) si era espressa, i vincitori c’erano. Ma l’emittente di Stato non se n’era occupata e così, nisba, niente diretta su Rai 1, niente spettacolo, niente serata con ilmeglio del meglio della tv italiana. Peccato. Perché Daniele ci sarebbe stato, come sempre, dietro le quinte, con una breve apparizione sul palco verso il finale a ricevere dalla platea la giusta ovazione. Lo so perché da un paio d’anni sono stato nominato presidente della giuria, per sostituire indegnamente il grandissimo Gigi Vesigna, scomparso nel febbraio 2015. E quindi ho visto quanto era felice Daniele per quella serata, come gli brillavano gli occhi, per quanto anziano e affaticato, e come godeva, nella cena del dopo-show, a girare tra i tavoli per salutare gli amici, ancora Re per una notte, coperto di applausi e simpatici sfottò. Peccato davvero. Ma questa è laRai che dimentica la sua storia e i suoi campioni, e potrebbe avere come motto: «La riconoscenza è il sentimento del giorno prima».