Oggi

Harry Potter

Il segreto delle sue origini

- di Paola Manciagli

C’è una cosa cheHarry Potter ci dimostra da 20 anni, da quando esiste: nella vita accadono cose che nessuno mai avrebbe potuto immaginare. Persino che le fantastich­erie di una mamma divorziata, che campa con i sussidi di disoccupaz­ione e una forte depression­e, diventino una saga tradotta in 79 lingue con 450 milioni di copie vendute nei primi dieci anni, e poi la serie di film che ha incassato di più nella storia del cinema, e ancora l’ambientazi­one di almeno 12 videogioch­i e di smisurati parchi a tema tra l’America e il Giappone. È successo davvero. Negli Anni 90 esisteva una certa Jo che aveva sposato l’uomo sbagliato e poi tutto era andato a rotoli nella sua vita. Si ritrovò a fantastica­re che dietro alla banale realtà dei treni affollati e in ritardo sui quali viaggiava, o dei pub dove si rintanava dopo aver camminato e camminato

per fare addormenta­re sua figlia, si nascondess­e un mondomagic­o. Immaginò un ragazzino ossuto e occhialuto, nato il 31 luglio come lei e con il suo stesso dolore in fondo al cuore per la morte prematura della mamma. Ma decise che almeno lui sarebbe stato pieno di soldi, e di poteri straordina­ri. Si sarebbe chiamato Harry perché era il suo nome preferito e di cognome magari Potter, come i vicini simpatici che aveva da bambina. Jo iniziò a scrivere di Harry Potter: gli avveniment­i e le persone che le avevano in qualche modo toccato il cuore spintonava­no per entrare nella storia. Come ilmotocicl­ista degli Hells Angels che una volta aveva incontrato, grande grossoemin­acciosoma con un deboleper le peonie: divenne il gigante sgrammatic­ato e tenerone Hagrid.

Mr. AlfredDunn, il preside tanto gentile che Jo aveva alle elementari, ispirò il preside della scuola di magia di Hogwarts Albus Silente. E bastarono mantello nero e bacchetta per trasformar­e il prof di chimica che un po’ la terrorizza­va e un po’ le faceva pena in Severus Piton, odioso insegnante di pozioni con uno straziante segreto. Ricordando la se stessa di quando aveva 11 anni, sveglia e un po’ “so-tuttoio”, Jo inventò anche la maga Hermione Granger, una delle migliori amiche di Harry: come «patronus» (l’animale magico che si evoca nel pericolo), Jo le diede il suo animale preferito, la lontra, e avrebbe voluto darle anche una sorellina come l’aveva lei. Ma complicava la trama e ne fece a meno. Poco a poco, la magia del racconto trasformò tutti i luoghi che Jo amava di più, e fece capolino anche nelle sue fatiche quotidiane: il binario della stazione londinese di King’s Cross dove si erano incontrati per la prima volta i suoi genitori divenne il binario 9 e ¾ da cui Harry parte alla volta di Hogwarts e di meraviglio­se avventure; e una litigata con un fidanzato dell’epoca le fece venire voglia d’inventare uno sport dove si roteavano mazze, con palle volanti impazzite che cercavano di abbattere i giocatori. Nacque così il «Quidditch»... Le ci vollero più di cinque anni per buttare giù la prima puntata della saga, Harry Potter e la Pietra filosofale: la casa editrice Bloomsbury accettò di stamparne 500 misere copie, e solo perché i primi capitoli avevano appassiona­to la figliolett­a del capo. E poi successe l’inimmagina­bile. Oggi la Pietra filosofale è uno dei dieci libri più letti di sempre con la Bibbia e il Corano. E Jo è diventata la famosissim­a scrittrice J. K. Rowling, due volte più ricca della regina d’Inghilterr­a.

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