Harry Potter
Il segreto delle sue origini
C’è una cosa cheHarry Potter ci dimostra da 20 anni, da quando esiste: nella vita accadono cose che nessuno mai avrebbe potuto immaginare. Persino che le fantasticherie di una mamma divorziata, che campa con i sussidi di disoccupazione e una forte depressione, diventino una saga tradotta in 79 lingue con 450 milioni di copie vendute nei primi dieci anni, e poi la serie di film che ha incassato di più nella storia del cinema, e ancora l’ambientazione di almeno 12 videogiochi e di smisurati parchi a tema tra l’America e il Giappone. È successo davvero. Negli Anni 90 esisteva una certa Jo che aveva sposato l’uomo sbagliato e poi tutto era andato a rotoli nella sua vita. Si ritrovò a fantasticare che dietro alla banale realtà dei treni affollati e in ritardo sui quali viaggiava, o dei pub dove si rintanava dopo aver camminato e camminato
per fare addormentare sua figlia, si nascondesse un mondomagico. Immaginò un ragazzino ossuto e occhialuto, nato il 31 luglio come lei e con il suo stesso dolore in fondo al cuore per la morte prematura della mamma. Ma decise che almeno lui sarebbe stato pieno di soldi, e di poteri straordinari. Si sarebbe chiamato Harry perché era il suo nome preferito e di cognome magari Potter, come i vicini simpatici che aveva da bambina. Jo iniziò a scrivere di Harry Potter: gli avvenimenti e le persone che le avevano in qualche modo toccato il cuore spintonavano per entrare nella storia. Come ilmotociclista degli Hells Angels che una volta aveva incontrato, grande grossoeminacciosoma con un deboleper le peonie: divenne il gigante sgrammaticato e tenerone Hagrid.
Mr. AlfredDunn, il preside tanto gentile che Jo aveva alle elementari, ispirò il preside della scuola di magia di Hogwarts Albus Silente. E bastarono mantello nero e bacchetta per trasformare il prof di chimica che un po’ la terrorizzava e un po’ le faceva pena in Severus Piton, odioso insegnante di pozioni con uno straziante segreto. Ricordando la se stessa di quando aveva 11 anni, sveglia e un po’ “so-tuttoio”, Jo inventò anche la maga Hermione Granger, una delle migliori amiche di Harry: come «patronus» (l’animale magico che si evoca nel pericolo), Jo le diede il suo animale preferito, la lontra, e avrebbe voluto darle anche una sorellina come l’aveva lei. Ma complicava la trama e ne fece a meno. Poco a poco, la magia del racconto trasformò tutti i luoghi che Jo amava di più, e fece capolino anche nelle sue fatiche quotidiane: il binario della stazione londinese di King’s Cross dove si erano incontrati per la prima volta i suoi genitori divenne il binario 9 e ¾ da cui Harry parte alla volta di Hogwarts e di meravigliose avventure; e una litigata con un fidanzato dell’epoca le fece venire voglia d’inventare uno sport dove si roteavano mazze, con palle volanti impazzite che cercavano di abbattere i giocatori. Nacque così il «Quidditch»... Le ci vollero più di cinque anni per buttare giù la prima puntata della saga, Harry Potter e la Pietra filosofale: la casa editrice Bloomsbury accettò di stamparne 500 misere copie, e solo perché i primi capitoli avevano appassionato la figlioletta del capo. E poi successe l’inimmaginabile. Oggi la Pietra filosofale è uno dei dieci libri più letti di sempre con la Bibbia e il Corano. E Jo è diventata la famosissima scrittrice J. K. Rowling, due volte più ricca della regina d’Inghilterra.