Oggi

Il Tare la figuraccia dei direttori dei musei

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Che sia giusto o meno non c’entra nulla. La questione per cui il Tar del Lazio ha bocciato cinque nomine fra i direttori di musei speciali che il Ministero dei Beni Culturali ha istituito l’anno scorso è meramente tecnica. Non si contesta la liceità del principio, ma il modo in cui ha trovato attuazione. Si è difettato di trasparenz­a nelle prove di concorso e nelle modalità delle loro valutazion­i, DI VITTORIO SGARBI Critico d’arte

come già era stato notato. Ma a tagliare la testa al toro è

altro: la legislazio­ne oggi in vigore sul pubblico impiego prevede che per ruoli dirigenzia­li ci voglia la

cittadinan­za italiana. Se non la si modifica, magari rilevandon­e la natura discrimina­trice rispetto a quanto sancito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea mediante la cosiddetta “sentenza Bosman”, quella, per intenderci, che ha permesso ai calciatori continenta­li di essere ingaggiati allo stessomodo dei nazionali, direttori stranieri dei musei speciali non ce ne possono essere. Il colmo di questa storia è che i ricorsi hanno riguardato nomine assegnate quasi esclusivam­ente a italiani (solo uno, fra i direttori ora sospesi, è straniero). Se è stata fatta una figuraccia, è innanzitut­to di fronte a loro, non al resto del mondo.

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Peter Assman, direttore del Museo Palazzo Ducale di Mantova: annullata la sua nomina.
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