Dopo il sisma La vita ricomincia conuna scuola
HANNO RINUNCIATO AI REGALI DI NATALE A FAVORE DELLE ZONE DEVASTATE NEL 2016
L’idea è venuta agli oltre 7 mila dipendenti di Ikea in Italia: rinunciare a una parte della gratifica natalizia per fare qualcosa di concreto per le popolazioni colpite dal sisma del 2016. «Noi ci abbiamo aggiunto “qualcosa” e oggi i piccoli studenti di Crognaleto hanno una scuola nuova, sicura ed ecosostenibile», racconta Belen Frau, amministratrice delegata di Ikea Italia.
«VOGLIAMO RESTARE»
Crognaleto è un comune di unmigliaio di abitanti incastrato sui monti tra Teramo e L’Aquila. Negli ultimi nove mesi, ha sofferto per il terremoto e, quando a gennaio ci si è messo anche il maltempo, è rimasto isolato nella neve per nove giorni. «L’impatto sulla
nostra economia e sul nostro turismo è altissimo. Ma noi vogliamo restare qui, stiamo cercando di ricominciare», dice il sindaco (e vigile del fuoco) Giuseppe D’Alonzo. Ha fatto di tutto perché la scuola di Ikea finisse a Crognaleto, e quando ci è riuscito ha fatto la sua parte perché fosse costruita a tempo di record: appena 45 giorni. All’indomani del sisma, MatteoRenzi aveva dichiarato: «Voglio che in tutti i Comuni, ogni settimana, si affacci un parlamentare del Pd a chiedere cosa serve». La sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi lo ha preso in parola e in una settimana ha inaugurato due scuole nelle zone colpite: era a Crognaleto e pochi giorni prima a Norcia, per la scuolamedia finanziata da Fondazione Rava, TgLa7, Time Corriere della Sera. «Le scuole sono le case della comunità, custodiscono il loro tesoro più prezioso: i ragazzi», ha detto laBoschi.
LA VITA DOPO RIGOPIANO
Sono molte le aziende private come Ikea e le Fondazioni che stanno finan- ziando la ricostruzione di edifici nei 138 paesi colpiti dal sisma del 2016. E il 25 maggio, a Farindola, sette ex dipendenti del resort Rigopiano (travolto dalla valanga del 18 gennaio scorso) hanno fondato la cooperativa Turismo terre vestine, che gestirà alberghi e ristoranti in crisi nel territorio vestino. Ma l’operosità e la generosità degli italiani compensa solo in parte i ritardi nella ricostruzione.
DOVE SONO LE CASETTE?
I lavori, persino quelli per lo smaltimento degli enormi cumuli di macerie, procedono a rilento. Proprio come la consegna delle Sae, le Soluzioni abitative d’emergenza, le “casette”: Renzi le aveva promesse per il mese di aprile, ma a oggi, dopo tre decreti del governo e un piano di stanziamenti trentennale (circa 7 miliardi di euro) ne sono state consegnate solo cinque su cento. In molti Comuni, tra cui alcuni di quelli più colpiti ( Ussita, Arquata del Tronto, Visso, dove nove case su 10 sono inagibili), non ne è arrivata ancora neanche una. Il tutto mentre molti degli sfollati che avevano trovato riparo negli alberghi sulla costa devono lasciare il posto ai turisti e trasferirsi in strutture nell’entroterra con cui le Regioni hanno stipulato nuove convenzioni. L’operazione non è semplice. Prendiamo il caso del Natural Village di Porto Potenza Picena ( Marche). Dopo il terremoto accolse 250 sfollati con una convenzione scaduta il 30 aprile e prorogata al 31 maggio. Alcune famiglie, però, hanno iniziato a considerare quel posto “casa” e ora si rifiutano di andar via, mentre i turisti che hanno prenotato prima del sisma stanno per arrivare. Il risultato è un groviglio di competenze, esasperazione e stanchezza difficilmente districabile. Si cerca di farvi fronte dal basso: damesi, il sito terremotocentroitalia.info è uno dei canali attraverso cui i terremotati si informano su bandi, finanziamenti e assegnazioni. Ma anche attraverso il quale si mettono a disposizione abitazioni e stanze in cui chi ha perso tutto possa ancora sentirsi un po’ a casa.