EDITORIALE
LA PRINCIPESSA PIÙ AMATA, LE TEORIE DEL COMPLOTTO E UN INCREDIBILE COLPO DI SCENA FINALE
Il prossimo 31 agosto saranno passati esattamente vent’anni dalla morte di Lady Diana. Sono stati vent’anni pieni di misteri, di dubbi, di segreti, di ipotesi fantasiose, di complotti veri o presunti. Ora, con l’esclusiva storia di copertina che siamo in grado di presentarvi, molti di quegli enigmi vengono sciolti, mentre una nuova, definitiva verità viene a galla. Lady Di non morì perché qualcuno voleva ucciderla. Ma perché la Mercedes S280 sulla quale viaggiava era una macchina insicura, che in passato aveva subito un grave incidente e non avrebbe dovuto circolare perché oltre una certa velocità non teneva la strada.
La principessapiù amata ciha lasciatoper questa e per una serie sconcertante di coincidenze, che il nostro AlessandroPenna racconta da pag. 10. Ne viene fuori una verità banale, in cui giocano un ruolo alcune responsabilità indirette e una dose immensa di sfortuna. Ed è una verità che spazza via tonnellate di teorie complottiste. I primi a essere tirati in ballo furono i paparazzi che seguivano l’auto. Ma poi si parlò dei servizi segreti, di Lady Diana e della sua campagna contro lemine anti-uomo, del fatto che fosse incinta, della famiglia reale inglese che non poteva tollerare la sua relazione con Dodi Al Fayed, egiziano e musulmano. Qualcuno raccontò di due 007 i quali, in sella a unamoto che precedeva laMercedes, spararono «uno strano flash» seguito da un boato. Altri evocarono le forze speciali britanniche, il Sas (Special Air Service) reso famoso dai romanzi di Andy McNab.
Einvece fu “soltanto” un incidente. Dovuto a un’auto (una Fiat Uno bianca) che viaggiava troppo lentamente e un’altra vettura incontrollabile che andava troppo veloce, per di più con alla guida un autistamezzo ubriaco e imbottito di psicofarmaci. Niente retroscena, niente congiure. Solo un’incredibile incuria, e il fato che condusse Lady Spencer proprio su quel veicolo lì, in quella dolce notte parigina.
PIDiverso è il discorso su ciò che successe subito dopo lo schianto. La principessa poteva essere salvata? Ci furono ritardi nei soccorsi? Qualcosa andò storto? Diana nonmorì nell’impatto, che avvenne a mezzanotte e 23 minuti, ma solo tre oreemezzopiù tardi, all’ospedale Pitié-Salpêtrière, dove arrivò alle 2.06. La donna rimase nell’auto sfasciata per più di mezz’ora, prima di essere caricata su un’ambulanza. Davvero fu fatto tutto il possibile? iù di dieci anni fa, sul giornale che allora dirigevo, pubblicai in esclusiva mondiale la foto di Diana ancoranell’auto, a dimostrazione del fatto chela principessa era ancoravi va. Mal mene incolse. Si levarono da Londra alte grida di indignazione, protestarono gli allora giovani ssi mi W il lia me Harry,mirit rovai perfino paparazzi inglesi, qui in Italia, che mi prendevano di mira con i teleobiettivi per potermi additare al pubblico ludibrio britannico sui loro tabloid, che da anni “marciavano” quotidianamente sui dettaglipiù scabrosi della tragedia. Mi toccò subirepureun ridicolo “processo” dell’Ordine dei giornalisti: pubblicando alcuni dati dell’ autopsia, si sostenne, avevo violatola privacy della principessa e avevo diffuso «dati sanitari sensibili». Come se Diana fosse ancora viva e io avessi scritto che prendeva farmaci per un fastidioso raffreddore. n realtà, ildrammadell’Alma è stato, fino a queste nostre ultime rivelazioni, uno dei misteri più rilevanti della nostra epoca. Ed era giusto, allora come oggi, pubblicare tutte le informazioni possibili per arrivare alla verità, così come per l’assassinio di John Kennedy le immagini scioccantidella sua testa che esplode sono state trasmesse e pubblicatemilioni di volte nelmondo. Come sarebbe stata la monarchia inglese con Diana ancora viva, seppure lontana da BuckinghamPalace? Che cosa sarebbe cambiato? Che Regno Unito ci troveremmo di fronte? Ci sarebbe stata la Brexit? Domande oziose, domande inutili. Rimaste senza risposta a causadiunaMercedes chedoveva esseredemolita.