Piero Angela Il grande divulgatore scientifico si racconta
PASSIONI, INCONTRIEANEDDOTI: ILDIVULGATOREPIÙAMATODELLATVHASCRITTOUNA AUTOBIOGRAFIAPIENADI SORPRESE. COMEQUELLAVOLTACHE LAFALLACI, INAEREO...
Per tutti noi, cresciuti guardando Quark, incontrare Piero Angela è come incontrare il maestro Yoda, o un sacerdote Shaolin, o il saggio della montagna: insomma, praticamente la personificazione della sapienza e della serenità. Lui, 88 anni portati senza affanno apparente, si gode l’effetto che fa, e si diverte a esercitare l’ironia su ogni frase, restando impassibile; compito di chi gli sta di fronte cogliere le sfumature. Probabilmente è un’abilità che, chiunque si occupi di scienza, deve sviluppare in unPaese nel quale l’unica cultura con laCmaiuscola è quella umanistica. Racconta questa piccola frustrazione, insieme a mille altre cose ne Il lungo viaggio (Mondadori, 19 euro), una autobiografia sui generis in questi giorni in libreria. «La ricerca scientifica galoppa, travolge abitudini e stili di vita; eppure in Italia, chi progetta e realizza razzi, o supposte, o meccanismi complicatissimi, viene considerato non un intellettuale, ma una sorta di artigiano. A scuola si insegna il passato. Va benissimo. Ma i giovani spesso non hanno nessuno strumento per leggere il presente. Pensi alle polemiche sui vaccini, o al dibattito sulle medicine alternative: sarebbero depotenziate se la gente sapesse come procede in concreto la ricerca farmacologica invece di vedere in tv Eleonora Brigliadori che si cura bevendo la sua pipì. Chissà poi se è rimborsabile dallamutua...». Era bravo a scuola? «Le faccio una confessione. A parte alle elementari, per tutto il resto del ciclo scolasticomi sono annoiatomortalmente e ho tirato a campare. Ho studiato dopo, tanto, tutto: materie scientifiche, lingue, pianoforte». AlbertoAngela, 55, è il secondogenito di Piero e Margherita Angela. Ha preso dalle mani del padre il testimone della divulgazione scientifica. I ragazzi italiani studiano? «Purtroppo la scuola italiana è agli ultimi posti delle classifiche internazionali. Detto questo, quando ero giovane i miei genitori mi ripetevano come un mantra “prima il dovere e poi il piacere”. Mi sembra si sia perso il nesso che lega diritti/doveri, o fatica/risultati. La colpa è della politica, e anche dell’informazione. Tutti promettono di distribuire ricchezza, ma raramente ci si chiede seriamente come produrre ricchezza. Eppure tutti sanno che non ci sono pasti gratis». Cosa farebbe per i giovani? «I giovani dovranno tener conto che noi vecchi saremo un esercito, e questo avrà parecchie conseguenze. Il lavoro molto qualificato utilizzerà l’intelligenza artificiale, poi ci saranno tanti servizi di cura alla persona, anche perché l’Occidente sta invecchiando. Purtroppo però l’automazione divorerà tanti posti di lavoro “normali”: banche, agenzie di viaggio, ma anche autisti, commessi e la lista potrebbe essere lunghissima». Parlando di giovani, invidia il successo che suo figlio Alberto riscuote con le donne? «Eh, io di lettere profumate ne ho ricevute poche. Mannaggia!
Però l’altro giorno, dietro le quinte del programma di Fazio, la bellissima Miriam Leone quando mi ha visto, scherzando si è inginocchiata. Tornando al successo di Alberto, è strano. Proprio strano. Non riesco a spiegarmelo...» ride, ndr). Nel libro racconta anche due incontri con Oriana Fallaci. «La prima volta eravamo in aereo: mentre mi raccontava che stava facendo un maglione per un astronauta di cui credo fosse innamorata, chiamo la hostess. La poverina la fece attendere e quando arrivò venne travolta dalla furia di Oriana mentre io cercavo di nascondermi. La seconda volta, eravamo a cena tra colleghi: rispose a una battuta innocua di un giornalista del tg conun cannoneggiamentodegno di KimJong-Un. Il malcapitato restò a bocca aperta. La terza volta la vidi, ma riuscii a defilarmi. Sa, meglio evitare problemi». Lei ha intervistato scienziati e visitato centri di ricerca: che previsione si sente di fare? «Sa, io non sono mai stato capace di prevedere nemmeno quello chemi sarebbe capitato il giorno dopo».