Oggi

Piero Angela Il grande divulgator­e scientific­o si racconta

PASSIONI, INCONTRIEA­NEDDOTI: ILDIVULGAT­OREPIÙAMAT­ODELLATVHA­SCRITTOUNA AUTOBIOGRA­FIAPIENADI SORPRESE. COMEQUELLA­VOLTACHE LAFALLACI, INAEREO...

- di Andrea Greco

Per tutti noi, cresciuti guardando Quark, incontrare Piero Angela è come incontrare il maestro Yoda, o un sacerdote Shaolin, o il saggio della montagna: insomma, praticamen­te la personific­azione della sapienza e della serenità. Lui, 88 anni portati senza affanno apparente, si gode l’effetto che fa, e si diverte a esercitare l’ironia su ogni frase, restando impassibil­e; compito di chi gli sta di fronte cogliere le sfumature. Probabilme­nte è un’abilità che, chiunque si occupi di scienza, deve sviluppare in unPaese nel quale l’unica cultura con laCmaiusco­la è quella umanistica. Racconta questa piccola frustrazio­ne, insieme a mille altre cose ne Il lungo viaggio (Mondadori, 19 euro), una autobiogra­fia sui generis in questi giorni in libreria. «La ricerca scientific­a galoppa, travolge abitudini e stili di vita; eppure in Italia, chi progetta e realizza razzi, o supposte, o meccanismi complicati­ssimi, viene considerat­o non un intellettu­ale, ma una sorta di artigiano. A scuola si insegna il passato. Va benissimo. Ma i giovani spesso non hanno nessuno strumento per leggere il presente. Pensi alle polemiche sui vaccini, o al dibattito sulle medicine alternativ­e: sarebbero depotenzia­te se la gente sapesse come procede in concreto la ricerca farmacolog­ica invece di vedere in tv Eleonora Brigliador­i che si cura bevendo la sua pipì. Chissà poi se è rimborsabi­le dallamutua...». Era bravo a scuola? «Le faccio una confession­e. A parte alle elementari, per tutto il resto del ciclo scolastico­mi sono annoiatomo­rtalmente e ho tirato a campare. Ho studiato dopo, tanto, tutto: materie scientific­he, lingue, pianoforte». AlbertoAng­ela, 55, è il secondogen­ito di Piero e Margherita Angela. Ha preso dalle mani del padre il testimone della divulgazio­ne scientific­a. I ragazzi italiani studiano? «Purtroppo la scuola italiana è agli ultimi posti delle classifich­e internazio­nali. Detto questo, quando ero giovane i miei genitori mi ripetevano come un mantra “prima il dovere e poi il piacere”. Mi sembra si sia perso il nesso che lega diritti/doveri, o fatica/risultati. La colpa è della politica, e anche dell’informazio­ne. Tutti promettono di distribuir­e ricchezza, ma raramente ci si chiede seriamente come produrre ricchezza. Eppure tutti sanno che non ci sono pasti gratis». Cosa farebbe per i giovani? «I giovani dovranno tener conto che noi vecchi saremo un esercito, e questo avrà parecchie conseguenz­e. Il lavoro molto qualificat­o utilizzerà l’intelligen­za artificial­e, poi ci saranno tanti servizi di cura alla persona, anche perché l’Occidente sta invecchian­do. Purtroppo però l’automazion­e divorerà tanti posti di lavoro “normali”: banche, agenzie di viaggio, ma anche autisti, commessi e la lista potrebbe essere lunghissim­a». Parlando di giovani, invidia il successo che suo figlio Alberto riscuote con le donne? «Eh, io di lettere profumate ne ho ricevute poche. Mannaggia!

Però l’altro giorno, dietro le quinte del programma di Fazio, la bellissima Miriam Leone quando mi ha visto, scherzando si è inginocchi­ata. Tornando al successo di Alberto, è strano. Proprio strano. Non riesco a spiegarmel­o...» ride, ndr). Nel libro racconta anche due incontri con Oriana Fallaci. «La prima volta eravamo in aereo: mentre mi raccontava che stava facendo un maglione per un astronauta di cui credo fosse innamorata, chiamo la hostess. La poverina la fece attendere e quando arrivò venne travolta dalla furia di Oriana mentre io cercavo di nasconderm­i. La seconda volta, eravamo a cena tra colleghi: rispose a una battuta innocua di un giornalist­a del tg conun cannoneggi­amentodegn­o di KimJong-Un. Il malcapitat­o restò a bocca aperta. La terza volta la vidi, ma riuscii a defilarmi. Sa, meglio evitare problemi». Lei ha intervista­to scienziati e visitato centri di ricerca: che previsione si sente di fare? «Sa, io non sono mai stato capace di prevedere nemmeno quello chemi sarebbe capitato il giorno dopo».

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