GRILLOAGALLA, i 5 stelle a fondo
Dopo questa sconfitta, per Beppe può essere la fine?
RISPONDE Mario Giordano direttore del Tg4
No. La sconfittaèmacroscopica e i tentatividiGrillo di mascherarla con le affermazioni a Sarego e Parzanica fa più ridere delle battute dei suoi show. Ma essa è figlia di una serie di scelte locali sbagliate (la follia di Genova, la scomunica di Pizzarotti a
Parma, le lotte intestine a Palermo eccetera) che non andranno a incidere sul ruolo del M5S a livello nazionale. Un ruolo che continuerà ad avere, anche perché le ragioni che hanno portato il Movimento al successo restano immutate, a cominciare dalla distanza degli italiani dalla politica (lo dimostra l’altissima percentuale di astenuti).
RISPONDE Marco Travaglio direttore del Fatto Quotidiano
No. I 5Stelle hanno perso le Amministrative del 2017, così come avevano vinto quelle del 2016, perso le Europee del 2014 e vinto le Politiche del 2013. Finora è valsa la regola dell’alternanza. A ogni loro successo, accadono due cose. 1) I grillini si siedono sugli allori, abbassano la guardia e infilano errori e risseàgogo. 2) I vecchi partiti, con i lorogiornaloni e tv, trasformano anche pagliuzze in travi e spaventano la gente a suon di bufale (tipo Roma sommersa dai rifiuti). Così, al turno successivo, i vecchi partiti si prendono la rivincita. Tutt’altra
storia saranno le Politiche: ciascuno andrà per conto suo e i 5Stelle esibiranno i loro volti più popolari. E giocheranno da pari a pari.
RISPONDE Maurizio Belpietro direttore de La Verità
No, forse non ha ancora cominciato. È vero, il movimento 5Stelle è fuori da tutti i ballottaggi e dunque dopo i successi dello scorso anno a Roma e Torino è rimasto a bocca asciutta. Ma i pentastellati più che sui sindaci sembrano concentrati sulle prossime elezioni. La vera sfida è quella politica, del
2018. Anzi, dalle Amministrative Grillo ha tutto da perdere, perché come si è visto a Roma e in parte anche a Torino o a Livorno non ha candidati preparati. Paradossalmente, meglio evitare. Detto questo, se Grillo vuole davvero governare e mettere a frutto il 30 per cento di consensi che gli italiani ancora gli garantiscono, da qui alla prossima primavera una squadra se la deve fare. E possibilmente con un capitano.