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Può tornare libero è “solo” unevasore

PRENDE UN ANNO PER AVER FRODATO IL FISCO MA PERI GIUDICI NON HA GESTITO SOLDI DELLA MALAVITA. ALLA LETTURA DELLA SENTENZA FABRIZIO ESULTA. FUORI DAL CARCERE C’È SILVIAPROV­VEDI CHE LOASPETTA. E LUI SI SCIOGLIE: «CONLEI È AMOREVERO»

- Di Giuseppe Fumagalli

Se qualcuno avesse detto che Fabrizio Corona un giorno sarebbe stato condannato per evasione, tutti avrebbero immaginato l’ex re dei paparazzi in fuga dal carcere. Non è andata così. Corona ha preso sì un altro anno ma per evasione fiscale («sottrazion­e fraudolent­a delle imposte», la dicitura esatta). Il bello è che nonostante la condanna ha esultato come un calciatore che la butta dentro all’ultimo minuto. «Giustizia è fatta», ha gridato. Ha stretto i pugni, li ha picchiati sul tavolo, ha abbracciat­o suoi avvocati, ha buttato le braccia al collo della fidanzata Silvia Provvedi, l’ha spettinata e l’ha baciata fino a quando gli agenti di custodia non l’hanno trascinato fuori dall’aula. «Fabrizio era una furia, alla lettura della sentenza m’ha massacrato di botte», ha detto Ivano Chiesa, suo battaglier­o difensore, all’uscita dall’aula. «Lui è felice e io lo sono più di lui. Hanno cercato di far passare Fabrizio per unmafioso. Erano accuse campate in aria e lo abbiamo dimostrato. Ora torneremo alla carica. Fabrizio deve riprendere il percorso interrotto lo scorso ottobre e ottenere di nuovo l’affidament­o ai servizi sociali». Tanto entusiasmo davanti a una sentenza di condanna può apparire incomprens­ibile. Ma Corona, i suoi familiari, i suoi amici e i suoi legali

temevano la mazzata. Un giudizio che rischiava di seppellire in una cella l’ex agente dei vip ancora per tanti anni. Se la sentenza pronunciat­a dal giudice Guido Salvini viene accolta conmanifes­tazioni di giubilo è perché punisce il reato fiscale, ma passa un colpo di spugna su tutte le accuse più pesanti.

«LA VERITÀ TRIONFA»

Tiene in piedi l’imputazion­e per i guadagni in nero, ma azzera le conclusion­i della Direzione distrettua­le antimafia che a ottobre 2016 aveva scovato un tesoretto di 2,6milioni di euro nascosto tra cassette di sicurezza inAustria e in una parete in cartongess­o a casa della sua segretaria Francesca Persi, anche lei condannata (a seimesi). Tutti quei soldi, secondo i magistrati, non potevano essere il ricavato delle attivitàdi­Corona, ma andavano ricondotti a nonmeglio precisati rapporti con la criminalit­à organizzat­a. Accuse pesanti che da un giorno all’al-

Sull’ultima cover (a lato) avevamo previsto la “vittoria” in aula di Corona (tondo sotto).

tro hanno prodotto un cataclisma sulla vita del detenuto più famoso d’Italia. Hanno portato alla revoca immediata del suo affidament­o ai servizi sociali e dei permessi per lavoro e lo hanno riportato a tempo pieno nel carcere milanese di Opera. In dibattimen­to le accuse però non hanno retto. Se da un lato decine di testimoni hanno raccontato comeCorona, saltando da una discoteca a un negozio di moda, riuscisse in un weekend a raccoglier­e fino a 30 mila euro in nero, dall’altro non c’è stato nessuno in grado di confermare rapporti di lavoro o di interesse conmalavit­osi. La Pm Alessandra Dolci

aveva comunque chiestodi confermare in blocco tutte le accuse e di condannare l’imputato a cinque anni, ma il tribunale ha deciso per un’assoluzion­e con formula piena.

LA “SUOCERA” È CON LUI

Per Corona ora si riaprono i giochi. A giorni i suoi legali torneranno davanti al tribunale di sorveglian­za. Chiederann­o che venga ripristina­to l’affidament­o ai servizi sociali e che gli vengano rinnovati i permessi di lavoro. «Difficile stimare i tempi», dice l’avvocato Antonella Calcaterra, «la risposta potrebbe richiedere settimaneo­mesi». Corona ci conta e in attesa di conoscere la decisione dei giudici, ha consegnato un nuovo ritratto di sé. Prima che i giudici entrassero in camera di consiglio ha letto una dichiarazi­one spontanea. In giacca blu e camicia bianca era seduto accanto a una gab- bia da giardino zoologico. Simbolo di un futuro da incubo. Doveva rivolgersi ai giudici ma guardava in faccia il Pm. «Non sarò polemico», ha esordito. E infatti lo è stato. Ha ricordato 12 anni di inchieste e 50 processi subiti. Ha contestato le indagini e gli inquirenti che lo hanno riportato in galera. Ha accompagna­to ognuna delle accuse contro di lui gridando «Non è vero», «Non hanno trovato nulla». Ma alla fine ha consegnato di sé un quadretto inedito. Ha parlato di vita, sofferenza e amore. Ha ricordato il figlio Carlos. Ha parlato della mamma Gabriella, di Silvia, la fidanzata, definita «amore vero». Ha parlato di sé: «Sono stanco, ho questa piccola famiglia che mi aspetta». La fidanzata gli crede: «Sono emozionata», dice, con gli occhi ancora gonfi di lacrime, «ci sono voluti tanti mesi ma alla fine la verità trionfa. Il mio uomo non è un delinquent­e. Adesso spero solo che esca molto presto». Monica Alberti, madre di Silvia, osserva la figlia, assediata da microfoni e telecamere: «Credo anch’io alle parole di Fabrizio», dice, «quel ragazzacci­o è un uomo buono e intelligen­te. Ha tante qualità e sa come rendere mia figlia felice».

«QUEL RAGAZZACCI­O ÈUNUOMO BUONO E SA COME RENDERE FELICE MIA FIGLIA »

 ??  ?? UN SORRISO DI SPERANZA Milano. Fabrizio Corona, 43, sorride dopo la sentenza. «Ora voglio occuparmi della mia piccola famiglia», dice.
UN SORRISO DI SPERANZA Milano. Fabrizio Corona, 43, sorride dopo la sentenza. «Ora voglio occuparmi della mia piccola famiglia», dice.
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