Può tornare libero è “solo” unevasore
PRENDE UN ANNO PER AVER FRODATO IL FISCO MA PERI GIUDICI NON HA GESTITO SOLDI DELLA MALAVITA. ALLA LETTURA DELLA SENTENZA FABRIZIO ESULTA. FUORI DAL CARCERE C’È SILVIAPROVVEDI CHE LOASPETTA. E LUI SI SCIOGLIE: «CONLEI È AMOREVERO»
Se qualcuno avesse detto che Fabrizio Corona un giorno sarebbe stato condannato per evasione, tutti avrebbero immaginato l’ex re dei paparazzi in fuga dal carcere. Non è andata così. Corona ha preso sì un altro anno ma per evasione fiscale («sottrazione fraudolenta delle imposte», la dicitura esatta). Il bello è che nonostante la condanna ha esultato come un calciatore che la butta dentro all’ultimo minuto. «Giustizia è fatta», ha gridato. Ha stretto i pugni, li ha picchiati sul tavolo, ha abbracciato suoi avvocati, ha buttato le braccia al collo della fidanzata Silvia Provvedi, l’ha spettinata e l’ha baciata fino a quando gli agenti di custodia non l’hanno trascinato fuori dall’aula. «Fabrizio era una furia, alla lettura della sentenza m’ha massacrato di botte», ha detto Ivano Chiesa, suo battagliero difensore, all’uscita dall’aula. «Lui è felice e io lo sono più di lui. Hanno cercato di far passare Fabrizio per unmafioso. Erano accuse campate in aria e lo abbiamo dimostrato. Ora torneremo alla carica. Fabrizio deve riprendere il percorso interrotto lo scorso ottobre e ottenere di nuovo l’affidamento ai servizi sociali». Tanto entusiasmo davanti a una sentenza di condanna può apparire incomprensibile. Ma Corona, i suoi familiari, i suoi amici e i suoi legali
temevano la mazzata. Un giudizio che rischiava di seppellire in una cella l’ex agente dei vip ancora per tanti anni. Se la sentenza pronunciata dal giudice Guido Salvini viene accolta conmanifestazioni di giubilo è perché punisce il reato fiscale, ma passa un colpo di spugna su tutte le accuse più pesanti.
«LA VERITÀ TRIONFA»
Tiene in piedi l’imputazione per i guadagni in nero, ma azzera le conclusioni della Direzione distrettuale antimafia che a ottobre 2016 aveva scovato un tesoretto di 2,6milioni di euro nascosto tra cassette di sicurezza inAustria e in una parete in cartongesso a casa della sua segretaria Francesca Persi, anche lei condannata (a seimesi). Tutti quei soldi, secondo i magistrati, non potevano essere il ricavato delle attivitàdiCorona, ma andavano ricondotti a nonmeglio precisati rapporti con la criminalità organizzata. Accuse pesanti che da un giorno all’al-
Sull’ultima cover (a lato) avevamo previsto la “vittoria” in aula di Corona (tondo sotto).
tro hanno prodotto un cataclisma sulla vita del detenuto più famoso d’Italia. Hanno portato alla revoca immediata del suo affidamento ai servizi sociali e dei permessi per lavoro e lo hanno riportato a tempo pieno nel carcere milanese di Opera. In dibattimento le accuse però non hanno retto. Se da un lato decine di testimoni hanno raccontato comeCorona, saltando da una discoteca a un negozio di moda, riuscisse in un weekend a raccogliere fino a 30 mila euro in nero, dall’altro non c’è stato nessuno in grado di confermare rapporti di lavoro o di interesse conmalavitosi. La Pm Alessandra Dolci
aveva comunque chiestodi confermare in blocco tutte le accuse e di condannare l’imputato a cinque anni, ma il tribunale ha deciso per un’assoluzione con formula piena.
LA “SUOCERA” È CON LUI
Per Corona ora si riaprono i giochi. A giorni i suoi legali torneranno davanti al tribunale di sorveglianza. Chiederanno che venga ripristinato l’affidamento ai servizi sociali e che gli vengano rinnovati i permessi di lavoro. «Difficile stimare i tempi», dice l’avvocato Antonella Calcaterra, «la risposta potrebbe richiedere settimaneomesi». Corona ci conta e in attesa di conoscere la decisione dei giudici, ha consegnato un nuovo ritratto di sé. Prima che i giudici entrassero in camera di consiglio ha letto una dichiarazione spontanea. In giacca blu e camicia bianca era seduto accanto a una gab- bia da giardino zoologico. Simbolo di un futuro da incubo. Doveva rivolgersi ai giudici ma guardava in faccia il Pm. «Non sarò polemico», ha esordito. E infatti lo è stato. Ha ricordato 12 anni di inchieste e 50 processi subiti. Ha contestato le indagini e gli inquirenti che lo hanno riportato in galera. Ha accompagnato ognuna delle accuse contro di lui gridando «Non è vero», «Non hanno trovato nulla». Ma alla fine ha consegnato di sé un quadretto inedito. Ha parlato di vita, sofferenza e amore. Ha ricordato il figlio Carlos. Ha parlato della mamma Gabriella, di Silvia, la fidanzata, definita «amore vero». Ha parlato di sé: «Sono stanco, ho questa piccola famiglia che mi aspetta». La fidanzata gli crede: «Sono emozionata», dice, con gli occhi ancora gonfi di lacrime, «ci sono voluti tanti mesi ma alla fine la verità trionfa. Il mio uomo non è un delinquente. Adesso spero solo che esca molto presto». Monica Alberti, madre di Silvia, osserva la figlia, assediata da microfoni e telecamere: «Credo anch’io alle parole di Fabrizio», dice, «quel ragazzaccio è un uomo buono e intelligente. Ha tante qualità e sa come rendere mia figlia felice».
«QUEL RAGAZZACCIO ÈUNUOMO BUONO E SA COME RENDERE FELICE MIA FIGLIA »