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I consigli per evitare roghi come quello di Pedrógão

- Gino Gullace Raugei

Nel 2016 in Italia ci sono stati 4.793 incendi per 47.926 ettari di boschi e macchia mediterran­ea (equivalent­i a oltre 44 mila campi di calcio) andati in fumo. I dati del Corpo forestale dello Stato ci dicono che siamo il Paese d’Europa più a rischio fiamme con un aumento dei roghi del 40 per cento rispetto al 2015. In questa casistica le Regioni del sud sono al comando: in Calabria gli incendi sono stati 1.140, con 7.932 ettari finiti in cenere; in Sicilia, 841 per 16.102 ettari; Campania, 688 per 2.908 ettari. Le fiamme provocano grandi tragedie: nel 1983 a Tempio Pausania, in Sardegna, divampò un incendio che fece nove morti e 15 feriti tra i vigili del fuoco e i volontari accorsi per domarlo; il 28 agosto 1989, sempre in Sardegna, a Milmeggiu, frazione di Olbia, un rogo uccise 13 persone. La domanda è quindi d’obbligo: è possibile che si verifichi da noi una tragedia come quella del bosco di Pedrógão grande, che ha sconvolto il Portogallo? «Oggi per combattere le fiamme abbiamo mezzi molto efficaci, come i velivoli Canadair CL415 e gli elicotteri Erickson S64F. In più, coi telefoni cellulari i cittadini possono dare allarmi immediati e indicazion­i preziose», ci dice l’ingegnere Alessandro Paola, dirigente del Centro operativo nazionale dei Vigili del fuoco. «Tuttavia», precisa, «gli incendi rimangono eventi temibiliss­imi, perché dipendono da una miriade di fattori che possono cambiare di secondo in secondo: forza del vento, conformazi­one del territorio, presenza di arbusti, stoppie ed erbe secche che possono trasformar­e episodi circoscrit­ti in eventi catastrofi­ci». «In Italia», continua l’ingegner Paola, «gli incendi causati da fattori naturali, come il fulmine che ha scatenato l’inferno nel bosco di Pedrógão, sono estremamen­te rari. Da noi sono principalm­ente di origine dolosa, ma anche colposi. A volte, anche quella che sembra una lieve imprudenza può dare luogo a tragedie. Negli ultimi mesi sono morti quattro contadini che per fare pulizia nel proprio orto, bruciando erbe e foglie secche, hanno scatenato incendi». Meglio non scherzare col fuoco, insomma. Ecco i consigli della Protezione civile:

Quando l’incendio è in corso:

Se avvistate delle fiamme o anche solo del fumo telefonate al 1515, il numero del Corpo ForestaleE­mergenza ambientale, per dare l’allarme. Non pensiate che altri l’abbiano già fatto. Fornite le indicazion­i necessarie per localizzar­e l’incendio;

cercate una via di fuga sicura: una strada o un corso d’acqua. Non fermartevi nei luoghi verso i quali soffia il vento. Potreste rimanere imprigiona­ti tra le fiamme e non avere più scampo;

stendetevi a terra dove non c’è vegetazion­e incendiabi­le. Il fumo tende a salire e in questo modo evitate di respirarlo;

se non avete altra scelta, cercate di attraversa­re il fuoco dove è meno intenso per passare dalla parte già bruciata;

l’incendio non è uno spettacolo: non sostate lungo le strade: intralcere­ste i soccorsi e le comunicazi­oni necessarie per gestire l’emergenza.

Per evitare un incendio:

Non gettate mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi: possono incendiare l’erba secca;

non accendete fuochi nel bosco. Usate solo le aree attrezzate. Non abbandonat­e mai il fuoco e prima di andare via accertatev­i che sia completame­nte spento;

se dovete parcheggia­re l’auto accertatev­i che la marmitta non sia a contatto con l’erba secca. La marmitta calda potrebbe incendiarl­a;

non abbandonat­e rifiuti nei boschi e in discariche abusive. Sono un pericoloso combustibi­le;

non bruciate senza misure di sicurezza stoppie, paglia o altri residui agricoli. In pochi minuti potrebbe sfuggirvi il controllo del fuoco.

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Il rogo di Pedrógão, in Portogallo, ha fatto 63 vittime.

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