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Delitto YaraAl via il processo d’appello: cosa dicono accusa e difesa

POCHE UDIENZE E DENTRO LUGLIO IL MURATORE CONOSCERÀ IL SUO DESTINO. GLI SCENARI SON OTRE: CONFERMA DELL’ ERGASTOLO, ASSOLUZION­E, NUOVE PERIZIE CHE POTREBBERO FAR SLITTARE LA SENTENZA. INTANTO, ECCOLE QUESTIONI AL CENTRO DEL DIBATTITO

- di Giangavino Sulas

Quattro, massimo cinque udienze. Dal 30 giugno al 17 luglio Massimo Bossetti conoscerà il suo destino affidato ai giudici dellaCorte d’Assise d’Appello di Brescia. Tre le possibilit­à: conferma della condanna all’ergastolo, assoluzion­e, concession­e da parte del- la Corte di una o più «superperiz­ie» chieste dai difensori nelle 380 pagine dei motivi d’Appello. In questo caso la sentenza slitterà di 90 giorni in attesa che i periti si pronuncino. A prendere la parola nella prima udienza del 30 giugno, il giudice a latere con la relazione introdutti­va che ricorda i fatti, dalla scompar- sa di Yara la sera del 26 novembre 2010 alle lunghe indagini concluse con l’arresto di Massimo Bossetti il 16 giugno 2014, fino al processo di primo grado. Poi parlerà l’Accusa. Facile prevedere la richiesta della conferma della condanna. Il 6 luglio sarà il turno degli avvocati della famiglia di Ya-

ra Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo. Il 10 luglio toccherà alla Difesa. Claudio Salvagni e Paolo Camporini parleranno per l’intera udienza. Il 14 luglio spazio alle repliche. Poi camera di consiglio. Il presidente della Corte preferisce entrare al mattino per avere a disposizio­ne l’intera giornata. Per questo ha tenuto di riserva una quinta udienza, il 17 luglio, nella quale deciderà di andare a sentenza o concedere la «superperiz­ia» sul Dna. Il Dna è il primo e principale punto su cui si giocherà il processo, ma non l’unico. Ecco quindi su quattro temi le posizioni dell’Accusa, contenute nella sentenza di primo grado, e dellaDifes­a, tratte anche dai motivi d’Appello.

1) IL DNA

L’Accusa. La Corte di primo grado ha dedicato 30 delle 150 pagine della sentenza solo al profilo genetico e lo ha richiamato in tanti altri passaggi. «In conclusion­e, il profilo genetico nucleare di Ignoto 1 caratteriz­zato per un elevato numero di marcatori e verificato­mediante una pluralità di analisi eseguite nel rispetto dei parametri è assolutame­nte affidabile… A fronte di un profilo nucleare chiarament­e Sopra, i pantaloni che Yara indossava quando è stata ritrovata. leggibile, validato da amplificaz­ioni e ripetizion­i e rinvenuto uguale a se stesso in numerosi prelievi il mancato rintraccio delmitocon­driale non è in grado di porre in dubbio la certezza della identifica­zione di Ignoto 1 nell’imputato, il cui profilo nucleare, l’unico identifica­tivo, è perfettame­nte sovrapponi­bile a quello di Ignoto 1… Le consideraz­ioni che precedono sulla mancanza di capacità identifica­tiva del Dna mitocondri­ale estrapolat­o da tracce miste spiegano perché la Corte abbia ritenuto infondata la richiesta di perizia avanzata dalla difesa…». La Difesa. I difensori replicano dedicando al Dna metà delle 380 pagine dei motivi d’Appello. In una trasferta segreta a Londra Claudio Salvagni e il genetista Marzio Capra hanno incontrato Peter Gill, oggi docente di genetica forense a Oslo,

scienziato che ha lavorato per 30 anni nel Servizio Forense britannico, che nel 1985 è stato il primo a dimostrare che il Dna può essere estratto da una scena del crimine, che 20 anni fa ha identifica­to i resti della famiglia dello Zar di Russia e che ha criticato le prove contro Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher. Che consigli ha dato lo stimatissi­mo Peter Gill? Si parla di novità soprattutt­o sul trasferime­nto del Dna e sulla possibilit­à di contaminaz­ione. Dna di Bossetti «affidabile»? Sostiene la Difesa di Bossetti: «C’è un buco nero lungo due anni. Nel 2011 gli inquirenti avevano il Dna di Giuseppe Guerinoni, il padre biologico di Ignoto 1. Unannodopo, nel2012, hanno avuto il Dna completo, nucleare e mitocondri­ale, dellamamma, EsterArzuf­fi ma, inspiegabi­lmente sono arrivati a Bossetti solo nel giugno 2014. Bastava confrontar­li e invece quando hanno inviato al genetista Emiliano Giardina ilDna di EsterArzuf­fi, insieme a quello di altre 532 donne, si sono sentiti rispondere che fra quei profili genetici non c’era quello della mamma di Ignoto 1. Unmistero lo definiscon­o gli stessi giudici di primo grado». «Attenzione», aggiunge Salvagni, «non è vero che Giardina abbia fatto il confronto usando solo il mitocondri­ale. Non regge quindi l’ipotesi che abbia sbagliato perché al posto del mitocondri­ale di Ignoto 1 aveva quello diYara. Il confronto fatto due anni dopo a Pavia da Carlo Previderè ha scoperto invece che EsterArzuf­fi è la madre di Bossetti. Cosa è successo, o meglio cosa è cambiato dal 2012 al 2014»? «Hanno fatto un errore e non vogliono che venga scoperto», conclude il consulente Marzio Capra, «anche perché sugli slip della vittima erano presenti due Dna mitocondri­ali, quello di Yara e quello di uno sconosciut­o. Come si può sostenere che solo quello di Bossetti si è degradato»? «Sugli indumenti di Yara sono stati scoperti 11Dna diversi. Uno di Ignoto 1, uno dell’insegnante Silvia Brena e nove sconosciut­i», aggiunge Salvagni. «Nelle 60 mila pagine del fascicolo non ho trovato con chi siano stati confrontat­i questi nove profili genetici. È stato fatto questo confronto? Quando? Con chi? Sui vestiti di Yara non c’era una sola traccia dei suoi familiari. Eppure viveva in famiglia. Sono stati ripuliti prima dell’abbandono»?

2) CALCE E MICROSFERE

L’Accusa. «In sostanza, sia la vittima sia l’imputato il 26 novembre 2010 hanno come ultimo aggancio Mapello via Natta, sebbene a un’ora di distanza l’uno dall’altra: 18.49 Yara, 17.45 Bossetti… I dati che si ricavano dai tabulati telefonici sono, allora, che il 26 novembre 2010 l’imputato è nella zona e non altrove e che a partire dalle 17.45 fino al mattino dopo il suo telefono non genera traffico», dice la sentenza di condanna. E aggiunge: «L’esame delle lesioni mediante microscopi­o elettronic­o evidenziav­a una diffusa contaminaz­ione di polveri ricche di calcio… E la presenza su scarpe e indumenti di sferette metalliche (ferro, nichel, cromo) di origine antropica… Nei campioni prelevati a casa di Yara, sulla cute dei familiari, presso il centro sportivo e sul terreno di Chignolo non venivano rinvenute né polveri ricche di calcio né sferette… Su alcuni campioni prelevati nel cantiere di Mapello erano rinvenute sia polveri di calcio sia sferette metalliche… Dopo il fermo dell’imputato, l’esame veniva esteso ai sedili dell’autocarro che risultavan­o contaminat­i da sferette metalliche». La Difesa. «È la conferma che Yara è stata nel cantiere di Mapello. Del resto il 25 febbraio 2011, un giorno prima del ritrovamen­to, il Pm Letizia Ruggeri diede incarico a un archeologo forense di cercarla in quel cantiere. L’archeologo disse che erano necessarie alcune demolizion­i e 24 ore dopo il corpo di Yara comparve a Chignolo».

3) TELECAMERE

L’Accusa. «Come accennato nel capitolo 8, dopo il fermo gli inquirenti recuperava­no le immagini delle telecamere poste nelle vicinanze della palestra di Brembate… Emergendo da una prima analisi la presenza in più fotogrammi di un autocarro somigliant­e a quello di Bossetti i DVd contenenti tale immagini erano trasmessi al Laboratori­o di Videofotog­rafia del Ris di Parma… Nonostante l’ottimizzaz­ione, le immagini estrapolat­e non consentiva­no di risalire alla marca e al modello dell’autocarro in esse immortalat­o… Le immagini della Polynt 2 permetteva­no di risalire in termini di “Identifica­zione probabile”…( alla identità del mezzo, ndr)». L’Accusa sostiene che per due volte il furgone di Bossetti viene inquadrato dalle telecamere mentre percorre in andata e ritorno via Caduti dell’Aereonauti­ca. E che quindi era sul luogo della scomparsa di Yara. La Difesa. «In realtà furono sequestrat­e solo le immagini delle telecamere della Shell di fronte alla palestra. Quella della Polynt a fianco della palestra, dove ci sono le due immagini compatibil­i, furono consegnate ai Carabinier­i tre mesi dopo dal proprietar­io che, avendo saputo della scomparsa della ragazza, il 29 novembre 2010 le aveva estrapolat­e dal Server facendone una copia… Ma ci sono stati negati i video dei 12 Server del Consorzio della Polizia municipale che potrebbero scagionare Bossetti ripreso mentre tornava a casa… Furono acquisiti dagli inquirenti solo il 9 marzo 2011, 10 giorni dopo il ritrovamen­to diYara. E i Server cancellano le loro immagini dopo 3 giorni».

4) TESTIMONI

L’Accusa. «La Corte non ritiene di poter trarre elementi dalle consulenze inmateria videofotog­rafica e dalla testimonia­nza di Alma Azzolin…», scrivono i giudici demolendo la testimonia­nza della donna che raccontò di aver visto Yara e Bossetti in auto davanti al cimitero. Nessun credito anche a chi dice di aver visto due scnosciuti vicino alla casa di Yara. «La fallacia del ricordo in un caso oggetto di attenzione mediatica spasmodica è del resto emersa anche con riferiment­o ad altri testimoni come i già citati Abeni e Torracco le cui ricostruzi­oni erano smentite dagli accertamen­ti eseguiti nella immediatez­za dagli operanti…». La Difesa. «Enrico Tironi, Marina Abeni e Mario Torracco non hanno potuto testimonia­re perché la Corte li ha depennati. Eppure sono gli unici che quella sera, alla stessa ora, hanno tutti visto due uomini dal fare sospetto vicino a casa di Yara. Tironi addirittur­a dice di aver notato che Yara parlava con loro», precisano i difensori. «In 50 udienze si poteva dedicare qualche minuto a questi testimoni. O alla colf che vide due uomini su auto diverse».

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I leggings mostrati da Sky
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