Amanda Knox «Ha confessato e si è uccisa». Ma lo scoop è una bufala
OLTRE ALLA “BUFALA” DELLA SUA MORTE (CON TANTO DI BIGLIETTO D’ ADDIO CON LA CONFESSIONE DELL’OMICIDIO KERCHER) LA KNOX FA PARLARE DI SÉ PER LE FOTO COL FIDANZATO, TRAVESTITA DA CAPPUCCETTO ROSSO. C’È CHI DICE: «CATTIVO GUSTO»
Amanda Knox è stata trovata « morta nel bagno della sua casa di Seattle. Aveva 29 anni. Causa probabile del decesso: suicidio. Una fonte che ci ha chiesto di rimanere anonima ha confermato che la ragazza ha lasciato un biglietto in cui confessa il suo coinvolgimento nell’omicidio di Meredith Kercher». La notizia è una bomba. Chi la “sgancia”, un monumento dell’attendibilità e dell’autorevolezza giornalistiche: la Cnn, che “srotola” una decina di righe drammatiche sul suo sito, sormontate da una foto in cui la Knox ha un’espressione tra l’etereo e il funereo. L’articolo è dettagliato e costruito come un giallo. Parte con una telefonata al 911 ( il numero delle emergenze negli Stati Uniti, ndr) che chiede soccorsi «per una donna che ha perso conoscenza». Narra l’arrivo dell’ambulanza e della polizia, il ritrovamento del cadavere e di un biglietto che spiega i motivi del suicidio. Cadavere e biglietto appartengono alla Knox, che nel secondo confessa di aver ucciso Meredith Kercher, a Perugia, nel 2007.
PARLAVANO PURE LA POLIZIA E I GENITORI
Il pezzo riporta pure le dichiarazioni del capo della polizia di Seattle, identificato con tanto di nome e cognome (James J. Freda). Non manca-
«LE NOTIZIE SULLA MIA MORTE SONO ESAGERATE», HA SCRITTO SU TWITTER
no le prime parole di mamma Edda e papà Curt, che sono, ovviamente, «devastati dal dolore». Tutto, insomma - l’articolo, ma anche il design del sito - è in perfetto stile Cnn. Anche la cosiddetta url, nella barra degli indirizzi, è “intestata” alla Cnn. Il problema è che non era vero niente. Si trattava di un sito di fake news realizzato da Mark Miller, noto e abile allevatore intensivo di bufale (nel sensodinotizie inventate). Prima però che si scoprisse lamacabra burla, ma anche dopo, a dir la verità, gli haters (odiatori in Rete) della Knox si sono scatenati e a commento dell’articolo hanno rovesciato il loro solito carico di insulti. Il sito del West Seattle Herald, il giornale di quartiere che ospita una rubrica fissa di Amanda ( Amanda’s view), è stato travolto da richieste di chiarimenti: «Trecento mila visite ci hanno mandato in tilt», ha spiegato il responsabile web Ken Robinson. La verità è che laKnox sta benissimo e ha festeggiato il suo stato di perfetta salute con una citazione di Mark Twain («Le notizie sulla mia morte sono fortemente esagerate», ha scritto su Twitter) e un barbecue a casa di mamma Edda a base di carne e marshmallow. Più che morta, Amanda pare risorta: si è riconsegnata anche alla vita pubblica. Ha tolto il lucchetto al suo profilo Instagram, che ora è visibile da tutti ed è schizzato in poche ore a 7 mila followers. Perlustrandolo, si scopre, oltre al suo incontenibile amore per il gattone Fats, che nell’ultimo mese la Knox e il suo compagno-scrittore Christopher Robinson si sono regalati un viaggio in Canada, California ed Europa, con una tappa romantica a Parigi e rapide puntate sulla spiaggia del D-Day, in Normandia, e poi in Alsazia, a Stoccarda, a Monaco di Baviera e nella Foresta Nera. Qui Amanda si è travestita da Cappuccetto Rosso e Christopher da Lupo Cattivo. Una trovata che ha divertito i “seguaci” e indispettito alcuni giornalisti che non perdono mai occasione per criticare Amanda. Ma gli unici insulti a corredo sono in italiano: c’è ancora qualcuno che non vuole arrendersi alle sentenze e la chiama «assassina».