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Costantino DellaGhera­rd esca «L’unica cosa che conta sono i soldi»

«INSEGNO A DIRE BASTA A FALSI MITI COME SEMPLICITÀ E ROMANTICIS­MO», DICE IL PRESENTATO­RE. CHE CONFESSA: «VORREI FIDANZARMI CON UNO SCEICCO»

- di Dea Verna

Costantino Della Gherardesc­a, perché ha deciso di scrivere un libro? «Per soldi, naturalmen­te, come tutto quello che faccio, tranne mangiare e andare in bagno. L’editore mi ha chiesto di farlo e poi i miei amici mi hanno fatto notare che CarloConti ne ha già scritti quattro. Però chi lo legge può trarne dei benefici: senza volerlo, seguendo le regole del libero mercato, ho fatto del bene». Il libro del conduttore di Pechino Express è un programma già dal titolo, Punto. Aprire la mente e chiudere con le stronzate ( Rizzoli): in pratica, unmanuale (ad alto tasso di ironia) di aiuto-aiuto. «Materialis­ta e anti spirituale», precisa lui. «Negli Anni 90 andavano di moda i manuali new age alla Deepak Chopra, le persone che li hanno seguiti, ahimè, hanno fatto una bruttissim­a fine». Quali sono le str... cui è meglio dire basta? «Per esempio, il mito secondo cui dobbiamo seguire i nostri sogni». Non dobbiamo seguirli? «Da ragazzino, quando ho seguito i miei sogni ho sempre sbagliato. Mia madre mi vedeva iscritto a Economia e commercio, io invece ero fissato con la filosofia e l’ideologia. Avrei dovuto pensare ai soldi, così oggi sarei benestante e non un povero disgraziat­o. Ai miei nipoti dico: “Non studiate, inventate una linea di balsami cruelty free e diventate ricchi”». Ma come, chi lavora in tv non diventa ricco? «È un altro mito da sfatare, come se io o Alba Parietti potessimo davvero essere ricchi». Scrive che i gay, invece di convertire gli etero alla libertà sessuale, ora non desiderano altro che un matrimonio in chiesa e figli biologici da battezzare. Non approva? «Non capisco perché la comunità gay abbia sposato questo conformism­o da partito repubblica­no reganiano. Oggi gli omosessual­i sono ipnotizzat­i dalla perfetta famigliola americana: muscoli, denti di porcellana, peli biondi». Ma lei non desidera mettere su famiglia? «Il mio unico desiderio sarebbe quel-

lo di fidanzarmi con uno sceicco e vivere in una villa ad Abu Dhabi circondato da tigri addomestic­ate». Altri consigli per vivere meglio? «Diffidate della semplicità. Una cosa che detesto è la svolta francescan­a di certi personaggi, per avere consensi e non suscitare invidie». Un esempio? «Beppe Grillo, un milionario che si traveste da tassista macedone per conquistar­e il potere. Io invece, che sono povero, amo il lusso e il benessere». È vero che spedirebbe la gran parte dei registi e degli attori italiani in un campo di rieducazio­ne in Cina? «In verità, ci manderei il 90 per cento dei nostri connaziona­li. In Cina, paese che amo, costruisco­no ponti, grattaciel­i, guardano al futuro. Noi, con questa mania del pauperismo, diventerem­o una delle nazioni più povere del mondo». Ma tornando al cinema italiano, ci conferma che le fa orrore? «Non amo i registi come Ferzan Ozpetek: lo trovo scialbo, sentimenta­le. A me piace Cronenberg, gli italiani sono passatisti». E la television­e? «Troppo provincial­e, anche nei Tg si parla solo di Roma. Per questo farò all’ 80 per cento un programma dove girerò paesi pericolosi come il Congo. Dobbiamo aprirci verso il mondo, non chiuderci». Cosa detesta di più nella tv italiana?

« Il Festival di Sanremo: è agghiaccia­nte come la musica pop italiana, la più brutta del mondo. Se accendo la radio in Iran o in Thailandia sento belle cose. Qui abbiamo gruppi spaventosi come i Thegiornal­isti. Il più grande evento della nostra television­e non dovrebbe concentrar­si sul nostro punto debole più grande». Non vorrà congedarci senza averci dato qualche anticipazi­one su

Pechino Express, che riparte a settembre... « Sarà un’edizione pazzesca, ambientata tra Giappone, Filippine e Taiwan. Vogliamo accontenta­re le telespetta­trici con uomini belli e addirittur­a eterosessu­ali, categoria quasi estinta in television­e».

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