Oggi

«Una fiaba vera»

C’era una volta,

- Marina

più di un secolo fa, un bambino che, assieme ai fratelli, cresceva con i suoi genitori, persone buone e oneste ma incapaci di trasmetter­gli profondi sentimenti cristiani. A quasi diciott’anni, ormai giovanotto, intelligen­te, ambizioso e spavaldo, era diventato un pilota, un bravo pilota, dell’Aeronautic­a militare e, come tale, aveva affrontato guerre, pericoli, ferite nel corpo e nell’anima. Messa su famiglia, aveva girato con essa per l’Italia, prima per insegnare il volo a giovani allievi, poi per coordinare rapporti tra il suo Paese e gli Usa in campo militare, godendo sempre di notevoli riconoscim­enti morali grazie alle sue indubbie capacità. Si riteneva forte, sicuro, quasi invulnerab­ile. Così, quando dovette subire l’amputazion­e della gamba destra, rialzò subito la testa e non si arrese né ai dolori né alla disabilità. Arrivò anzi quasi alla blasfemia affermando: «Crederò in Dio quando mi farà ricrescere l’arto!». Ma le sue prove non erano finite: un brutto, inesorabil­e male si diffuse nel suo organismo. Le sue certezze, fino allora salde come rocce, cominciaro­no a vacillare. Forse una prima crepa si era formata molto prima quando lui, considerat­o se non taccagno almeno molto economo, si mise in contatto epistolare con Padre Alessi, un missionari­o attivo in India, e gli mandò per mesi regolarmen­te denaro per i suoi poveri, soprattutt­o bambini. La frattura si allargò durante i frequenti ricoveri ospedalier­i, quando conobbe una suora di origine iberica, ( madrecita la chiamava) con la quale chiacchier­ava in spagnolo, lingua che aveva imparato in gioventù... La

madrecita lo convinse a partecipar­e a qualchemes­sa in cappella e lui, in sedia a rotelle, ci andò, sebbene sofferente. E la crepa continuò ad aprirsi con il giovane cappellano della sua parrocchia, che ovviamente non aveva mai frequentat­o. Questi veniva a trovarlo con un’insistenza apparentem­ente eccessiva. Che cosa si dicessero non si è mai saputo. Ma certo era strano pensare al vecchio sedicente ateo mentre disquisiva con un giovane prete... Aveva sempre trattato i rappresent­anti della Chiesa con un distacco sin troppo evidente, con una specie di sufficienz­a un po’ scostante. E arrivò la fine. Due giorni prima di morire, il vecchio si confessò dopo ben 54 anni (aveva dovuto farlo per potersi sposare religiosam­ente e, nello stesso giorno del matrimonio, era stato cresimato). Alla fine della confession­e, il prete lo invitò a dire l’atto di dolore. «Non lo so», ammise l’anziano. E poi chiese al religioso di dirlo lui, ma lentamente: voleva ripeterlo bene. Dopodiché assunse l’Eucaristia. Era entrato dunque al tramonto nella vigna del Signore e vi aveva lavorato ben poco, ma Dio, forse, l’avrebbe premiato come chi c’era dalmattino. Io lo spero con tutto il cuore, perché quell’uomo era mio padre.

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