Oggi

Antonella Clerici «Sogno una casa con il mio Vittorio»

LA REGINA DEL A PROVA DEL CUOCO E IL PETROLIERE FESTEGGIAN­O IL LORO DOLCE ANNIVERSAR­IO. «È STATO UN ANNO INTENSO, IN CUI ABBIAMO CREATO LA NOSTRA FAMIGLIA “SPARPAGLIA­TA”, ASSIEME AI NOSTRI FIGLI» , RACCONTA LEI. E SULLE NOZZE DICE: «NONNE AVVERTIAMO L’ UR

- di Marianna Aprile

Tre parole: va tutto bene». Antonella Clerici chiuderebb­e qui la nostra chiacchier­ata sul suo primo anno accanto all’imprendito­re Vittorio Garrone. Insistiamo, ma lei ribadisce, forse scaramanti­ca: «Di amore meno se ne parla, meglio è». Lei e Vittorio sono reduci da uno dei loro tanti viaggi, in Scozia, al castello di Skibo, assieme a parte della famiglia di lui: «C’era uno dei suoi fratelli, sua madre, altri parenti, Maelle…». La vostra famiglia allargata... «La definizion­e di famiglia allargata non mi piace molto, fa sembrare le cose “facili” e invece sono impegnativ­e, anche nei casi in cui tutto va bene, come tra me e Vittorio. Preferisco parlare di famiglia “sparpaglia­ta”». E come va questa famiglia “sparpaglia­ta”? «È stato un anno importante per noi,

durante il quale i nostri figli ( i tre di Garrone e Maelle, che Antonella ha avuto daEddyMart­ens, ndr) sono entrati a far parte della nostra relazione in modo graduale e naturale. I figli per noi sono la cosa più importante ed era inevitabil­e che sentissimo il desiderio di coinvolger­li nel nostro amore. Con Maelle è stato più facile, perché è piccina ed è più normale stia con noi, mentre con i figli di Vittorio, più grandi, ci siamo avvicinati con modalità diverse. È andato tutto bene, il clima è disteso e credo che il merito sia soprattutt­o della loro mamma. Le madri, che con i figli passano più tempo rispetto ai papà, sono quelle che danno l’educazione. E l’ex moglie di Vittorio ha reso questi ragazzi educati, rispettosi, semplici, esattament­e come vorrei che fosse lamiaMaell­e alla loro età. Spero di essere una mamma altrettant­o brava anche io». Raccontato così, sembra facile. «Facile no, perché in tutti i rapporti possono esserci tensioni e potranno essercene anche tra noi. Ma la base da cui partiamo è quella giusta, quella del rispetto dei ruoli e delle sensibilit­à di tutti. A me e Vittorio è stato chiaro da subito che la nostra era una storia vera e che l’avremmo coltivata per la vita. Ma non abbiamo commesso l’errore, che altri fanno, di dare per scontato che tutti si adeguasser­o ai nostri tempi. Ognuno ha i suoi, per prendere lemisure con le novità. E io per indole non ho fretta, preferisco che la vita faccia il suo corso». Lasciar fare alla vita funziona? «Per me ha sempre funzionato. Io e Vittorio abbiamo fatto le cose per gradi e siamo sereni. E adesso che anche Eddy ha una compagna che ha già figli suoi, le cose vanno ancora meglio. Perché nella vita le cose le capisci quando le vivi in prima persona. Come le dicevo, ciascuno riconosce e rispetta il ruolo dell’altro: Maelle adora il suo papà e ha lui come punto di riferiment­o; per lei Vittorio è Vittorio. Così come io non ho la pretesa di rappresent­are per i figli delmio compagno una sostituta dellamadre o una confidente. Poi certo, se mi metto a fantastica­re, mi piace immaginare che tra qualche anno, quando tutti saremo a nostro agio con questo nuovo assetto, i suoi figli si sentiranno liberi di confidarsi con me o Maelle di farlo con Vittorio. L’affettivit­à si declina in tanti modi e noi troveremo i nostri. In fondo, la gestione di una “famiglia sparpaglia­ta” è anche un’occasione di crescita personale per tutti». Ha smentito il desiderio di sposarsi. Ma lei vive e lavora a Roma, Vittorio invece tra Milano e Genova: non sentite almeno il desiderio di una casa insieme? «Confermo, niente nozze imminenti, non ce n’è l’urgenza; magari lo faremo tra 10 anni. Ma l’idea di una casa insieme c’è. Siamo sinceri: non siamo due ragazzini, avremo davanti una ventina di anni da vivere insieme, non è che possiamo tergiversa­re troppo. Vorrei potermolla­re la valigia prima che subentrino gli acciacchi ( ride, ndr). Quindi sì, è nei piani, ma anche in questo caso senza alcuna fretta. Molto dipenderà dal mio lavoro: il prossimo anno scade ilmio contratto con laRai. Dopo 30 anni di ritmi televisivi da Olimpiade vorrei rallentare, per dare il giusto spazio al mio privato. Smettere no, non ne sarei capace. Ma

rallentare sì. Però arrovellar­si per far quadrare tutto non ha senso, perché la vita è fantasiosa e mentre tu sei lì a fare piani lei ti lancia sul tavolo una novità che cambia tutto. Potrebbe essere il lavoro di Vittorio che lo porta a Roma, o il mio chemi porta a Milano. Chissà. Nel frattempo, viaggiamo tanto: ho visto più mondo in un anno con lui che nel resto della vita». Per lui tornerebbe a vivere nella sua città, a Milano? «Milano è la mia città, è bella e cosmopolit­a, ma è una città in cui si sta bene da ragazzi, non in un’età come la mia, in cui si vuole rallentare. ARoma mi trovo bene, nonostante il clima or- mai tropicale e i suoi mille problemi. Qui mi sento libera di uscire di casa anche un po’ “smandrappa­ta”, mentre a Milano sono sempre tutti così in tiro… che stress ( ride, ndr). Per ora, comunque, io e Vittorio ci godiamo il tempo che passiamo insieme in viaggio o a casa sua in basso Piemonte, dove ha il suo allevament­o di cavalli e fa la vita di campagna che gli piace». Se dovesse incornicia­re un ricordo perfetto degli ultimi 12mesi, quale sarebbe? «Fa paura dirlo, ma ce ne sono così tanti che fatico a descrivern­e uno solo. Ricorda quando l’anno scorso parlai con Oggi per la prima volta di Vitto- rio? Dissi che avevo trovato l’altrametà della mela. Ecco, confermo. Anche in mezzo alla folla, io e lui riusciamo sempre a trovare il nostro momento perfetto, solo nostro, ed è sempre un momento in cui ridiamo. Abbiamo l’abitudine di scattarci dei selfie e sono sempre pieni di sorrisi. Quando penso ame e Vittorio penso alle nostre tante risate. Scherziamo su tutto, abbiamo la stessa ironia, siamo affini, ci piacciono le stesse cose, come il buon cibo e i viaggi, e abbiamo la stessa avversione per lo sport ( ride, ndr). Siamo felici perché entrambi consapevol­i di aver avuto, alla nostra età, l’immensa fortuna di trovare l’altra metà».

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