Mistero Malta Ecco perché da due anni non riceve più immigrati
TRA ROMA E LA VALLETTA, DICONO I MALTESI, C’ È UN PATTO SEGRETO IN VIRTÙ DEL QUALE DAL 2015 NON C‘ÈPIÙ UNO SBARCO SULL’ ISOLA.E AL TRAINO DEL TURISMO L’ ECONOMIA È IN PIENO BOOM
Maledetti maltesi. Sono lì, davanti alla Libia e vigliacco se si prendono un barcone di migranti. Un barcone? Da due anni non si prendono un migrante. Enonèunmodo didire. Daagosto2015 il conto è a zero. Hanno ricevuto profughi libici e siriani arrivati in aereo. Hanno accolto senza entusiasmo un centinaio di riallocazioni da Italia e Spagna. Ma dal mare non ne han fatto sbarcareuno cheèuno. Certo, in prima linea nel canale di Sicilia ci sono anche loro. Le loro organizzazioni umanitarie si danno un gran daffare. Ma alla fine i disperati in fuga dall’ Africa li portano tuttianoi, inSicilia, inCalabria, in Sardegna. «Siamo piccoli», si difendono i maltesi, «abbiamo solo 300 chi-
lometri quadrati, unmillesimo dell’Italia che ne ha 300mila». Perché, verrebbe da controbattere, quanto è grande Lampedusa? Èun’isolettadi 20chilometri quadrati, unquindicesimo di Malta. Eppure in questi anni è stata l’anticamera all’Europa per centinaiadimigliaiadi uomini e donne.
UNA SCELTA POLITICA
Si potrebbe andare avanti all’infinito. Ma la questione si chiude di colpo non appena s’arriva a Malta. Sotto un sole che spacca, il problema viene presentato in termini di chiarezza abbagliante, al limite del banale. Qui, chiunque si occupi di migranti non fa questione di italiani buoni emaltesi cattivi, generosi da una parte ed egoisti dall’altra. Se le cose vanno in un certomodo è perché, al di là degli accordi internazionali, esi- ste un’intesa bilaterale Italia-Malta, tra i rappresentanti dei due Paesi. Il tema è della massima delicatezza. Tutti ne parlano e solo pochi accettano di metterci la faccia. «Siamo seri», dice il funzionario di una organizzazione umanitaria, «non stiamo parlando di un gioco tra ragazzi, qui sono in ballo rapporti tra stati sovrani con interessi colossali in gioco. L’Italia vuole avere la gestione del traffico di migranti. E per averlo ha dovuto sottoscrivere un patto conglialtri partnereuropei e conMalta in particolare». Dopo molte insistenze, il concetto lo ribadisce anche Paola Galea, addetta stampa dell’Ong malteseMoas, da mesi al centro di polemiche per aver operato a ridosso delle coste libiche, aver soccorso migliaia di persone e averle sempre sbarcate in Italia: «Non posso
che ribadire quanto ha già espresso la nostra responsabile Regina Catrambone», afferma in perfetto italiano la manager, aprendo la sede dell’Ong nel centro di Valletta. «Esiste un accordo tra ItaliaeMalta, è evidente, manoi non ne conosciamo il contenuto. Chiedetelo ai vostri governanti. Noi sappiamo solo che ogni nostro intervento deve avvenire sotto il controllo e le direttive del Centro di Coordinamento dei Soccorsi della GuardiaCostiera italiana di Roma. Noi li contattiamo e sono loro a dirci cosa fare, in che porto andare e a chi affidare le persone soccorse. E sono loro a dirci di far rotta sull’Italia. Malta esiste solo per i casi d’emergenza. Sequalcuno è in condizioni gravi viene prelevato dall’eli- cottero e portato qui». AMalta il patto viene dato da tutti per scontatoma, ammesso che esista, viene protetto come il più inconfessabile dei segreti. Nessunopuòdiredi averlo letto, di conoscere il suo contenuto o il nome e la funzione dei suoi firmatari. «Prove materiali dell’esistenza dell’accordo non ne abbiamo», spiega un giornalista del Times of Malta, che chiede di non essere menzionato ,« magli indizi abbondano. Due anni fa il nostroministro degli Esteri Carmelo Abela si era tradito. “Sui migranti”, disse, “abbiamo raggiunto un accordo con l’ Italia ”. A bela si rimangiò subito tutto, ma da allora non abbiamo smesso di incalzare lui e il governo. In risposta abbiamo ricevu- to solo smentite. Possono negare quanto vogliono ma l’esistenza dell’accordo è ovvia perché ne vediamo gli effetti. Potremmo addirittura stabilire la data esatta della sua entrata in vigore. Un giorno nell’estate di due anni fa quando nel porto diValletta è sbarcato l’ultimo migrante dalla Libia. Poi il nulla».
LA CAMPAGNA DI RENZI
Mediterraneo, unafacciauna razza: inutile beccarci tra di noi, dicono a Malta, quando i nostri politici se la intendono alla grande. Sul tema, cartacanta. Tutti i giornali dell’isola hanno dato grande risalto all’ultima visita di Matteo Renzi. Il segretario del Pd, hanno scritto, è molto amico del primo ministro maltese JosephMuscat. Il 28maggio, allavigilia delle elezioni, Renzi è arrivato dall’Italia per dargli una mano nelle battute conclusive della campagna elettorale. In quell’occasione, riportano le cronache, l’ex premier italiano ha fatto riferimento a rapporti di «lealtà e amicizia» ed è stato presentato a gran voce come «l’amico di Malta». Come si spiega tutto questo affetto per Renzi? Forse perché era capo del governo italiano nel 2015 quando è stato sottoscritto il presunto accordo bilaterale che ha liberato Malta dall’invasione dei migranti? L’isola dei Cavalieri da allora è partita al galoppo. La spinta viene tutta da fuori. Turismo e investimenti stranieri. Gli unici barconi ora sono gli yacht dai 30 metri in su ormeggiati ai piedi del forte di Sant’Elmo, di Manoel Island o inradanelle baie a nord. O i traghetti, i catamarani a velaemotore allineati sul lungomare di Sliema che ogni mattino caricanomigliaia di turisti e li portano a fare il giro dell’isola, con puntata a Gozo, la Calypso diUlisse. L’economia è in crescita tumultuosa. La tassazione che per le aziende straniere è ridotta al 5 per cento fa arrivare imprenditori da tutto il mondo, Italia compresa. Tutti brindano al boom. Compreso lo Stato maltese che pochi giorni fa ha chiuso i conti del primo trimestre 2017 con un avanzo di 44milioni di euro.