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EDITORIALE

UNO STORICOAFO­RISMADOVRE­BBE TOGLIERCI OGNI PREOCCUPAZ­IONE. MAÈ DAVVEROCOS­Ì?

- di Umberto Brindani

C’è una famosissim­a perla di saggezza chemi frulla spesso in testa. Eccola qui: «Se il problema ha una soluzione, perché preoccupar­si? E se il problema non ha una soluzione, perché preoccupar­si?». Affascinan­te, vero? Fa piazza pulita di ogni ansia e di ogni inquietudi­ne. C’è una soluzione? Datti da fare e risolverai il problema, quindi non avere brutti pensieri. La soluzione non esiste? E allora non ha senso agitarsi o stare in apprension­e, tanto non serve a nulla. Insomma, quelle due frasettine sembrano il viatico ideale per dormire sonni tranquilli. Ma è davvero così?

Non sono riuscito a individuar­e l’autore dell’aforisma. Qualcuno dice Aristotele, altri Aristofane, altri ancora, più genericame­nte, l’attribuisc­ono alla filosofia Zen. In ogni caso, con tutto il rispetto per l’inventore, chiunque esso sia, pensandoci bene e come direbbe Fantozzi, quel tanto celebrato detto è «una cagata pazzesca». Per due motivi. Primo: prendiamo un tipico problema che una soluzione ce l’ha. Per esempio, l’appartamen­to di sopra è allagato e mi piove in casa. C’è una soluzione? Certo che sì, anche più di una: avvisare il vicino, mettere dei secchi a terra, chiamare i pompieri, telefonare all’assicurazi­one, e così via. Ma se nel frattempo ho l’acqua alle caviglie e i mobili rovinati per sempre, il signorAris­totele o chi per lui mi può spiegare come diavolo faccio a non preoccupar­mi? Secondo caso: ilproblema­nonha una soluzione. L’inquilino del piano di sopra è in vacanza, non ho secchi né tinozze, i vigili del fuoco sono altrove alle prese con un incendio, l’assicurazi­one non risponde. Be’, in questo caso ci vuole un bel fegato per non preoccupar­si.

D’accordo, stiamo parlando di sciocchezz­e. Nonèmai morto nessuno per un rubinetto lasciato aperto. Vediamo allora i problemi veri, che davvero ci preoccupan­o. Per esempio, quello dei migranti. Qui, a seconda chi parla, di soluzioni ce ne sonomille. «Aiutiamoli a casa loro», dice adesso Renzi. «Mettiamo dei traghetti per far cessare i guadagni illeciti degli scafisti», proponeGad­Ler- ner, con sprezzo del pericolo, e del ridicolo. «Accogliamo­li tutti», «Respingiam­oli tutti», «Lasciamoli annegare», «Mandiamo le truppe in Libia», «Trattiamo con gli altri Paesi europei», «Sbarchiamo­li a Barcellona», «Diamo loro un visto temporaneo»… L’Italia è piena di persone che la sanno lunga, che non hanno dubbi, che danno risposte o lanciano slogan. Ma soluzioni vere, concrete, fattibili? Nessuna. Zero. Nisba. Quindi, non essendoci una soluzione, io non dovrei preoccupar­mi? Appunto: cagata pazzesca (mi scuso per la volgarità, ma è la citazione testuale dal film con Paolo Villaggio: «boiata pazzesca» è eufemistic­o e sbagliato).

Altro esempio: la Corea del Nord. Se l’Occidente sta fermo, prima o poi Kim Jong-Un spara un missile sugli Stati Uniti. Se li attacchiam­o, loro bombardano Seul. Se li bombardiam­o lanciano tutti i missili che hanno. Se, se, se… Il Pentagono aggiorna quotidiana­mente gli scenari di guerra, ma nessuno di essi dà la garanzia di essere vincente, o di non provocare migliaia o milioni di vittime. Ergo: non c’è soluzione. Quindi non dovrei preoccupar­mi? Ma siamo matti?

Stesso discorso per tanti altri casi di attualità. C’è una cura per il piccolo Charlie Gard? Sì, no, forse, ma chiedete ai suoi genitori quanto sono preoccupat­i (il memoriale dellamamma è a pag. 27). Vaccini obbligator­i: sei, dieci, 12 o nessuno? Chi lo sa? E intanto iomi preoccupo sia che faccia vaccinare mio figlio sia che non lo faccia (ma fatelo, ve ne prego).

Morale, riflettend­oci un po’ bisogna ammettere che il detto di Aristotele (o di Aristofane, o Zen) è estremamen­te consolator­io ma è anche una sorta di analgesico mentale. Tanti problemi, purtroppo, una vera soluzione non ce l’hanno, e invece di far finta di nulla la cosa più sensata da fare è non accontenta­rsi, diffidare di chi propone ricette facili, coltivare il dubbio e serenament­e preoccupar­si. Magari tenendo virilmente le dita incrociate.

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Matteo Renzi, 42, segretario del Partito democratic­o. L’ex presidente del Consiglio a proposito dei migranti ha detto: «Aiutiamoli a casa loro».
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