GIORGIO DELL’ARTI
Èstata quasi del tutto conquistata la città di Mosul, la seconda dell’Iraq dopo Baghdad, quella in cui il Califfo proclamò l’esistenza dello Stato islamico e annunciò che da lì si sarebbe preso il mondo. Si può anche considerare finito lo Stato islamico, dato che pure nella parte siriana è stato quasi del tutto ricacciato indietro e resiste ormai solo la città di Raqqa, assediata da curdi e arabi...
Sento che sta arrivando un “però”... Però dentro Mosul ci sono ancora un paio di chilometri quadrati, tra il fiume Tigri e la moscheaAlNuri, quella dove parlò il Califfo e che i miliziani hanno in parte fatto esplodere, in cui si nascondono ancora 150-200 irriducibili, pronti a compiere attentati e a farsi saltare in aria. Inoltre, l’Isis controlla ancora, a nord, le città di Hawija e di TalAfar e i villaggi lungo la valle dell’Eufrate, nella provincia occidentale di Anbar. Dunque, la Siria non è del tutto riconquistata e non sarà banale completare l’opera. A ottobre, quando fu annunciato l’attacco a Mosul, si pronosticò una vittoria entro Natale. Ci sono voluti, invece, ottomesi e non è ancora finita. In città s’è combattuto metro per metro. È stata la battaglia urbana più micidiale dal 1945 a oggi con migliaia di vittime civili e unmilione di profughi. Un’altra volta abbiamo raccontato che, nonostante il suo governo sanguinario, l’Isis godeva di un certo appoggio tra la popolazione. Sarà uno dei problemi più difficili da risolvere nella fase della ricostruzione (per la quale ci vorrà un numero imprecisato di miliardi). A Baghdad c’è un governo sciita, che ha chiuso i profughi sunniti, sottoposti a ogni forma di violenza e considerati dei paria, in quattro centri di detenzione. Nel cuore della città sono rimasti 20mila cittadini: il governo di Baghdad sembra deciso a considerarli tutti affiliati del Califfo. La ricostruzione morale del Paese si annuncia complicata come la ricostruzione materiale.