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Antonio CassanoPar­la

«HA FATTO QUESTO CASINO PER NON STRAVOLGER­CI LA VITA, E FAR CAMBIARE TUTTI I NOSTRI PIANI», DICE LA MARCIALIS. CHE QUI RACCONTA UNA SETTIMANA AD ALTISSIMA DENSITÀ DI“CASSA NATE ”. CHE SEMBRANO ALTRETTANT­E SERENATE

- Di Alessandro Penna

lamoglie: «Lascia il calcio per me e i figli» di Alessandro Penna

« Antonio sempliceme­nte non voleva stravolger­ci la vita, far cambiare tutto a me e ai bimbi». Ci crediate o no, c’è un filo logico nell’incredibil­e baraonda a puntate messa in scena negli ultimi giorni da Antonio Cassano. Lo srotolaCar­olina Marcialis, da sette anni moglie e “martire” felice del fenomeno di Bari Vecchia, che racconta in esclusiva il dietro le quinte di una piéce sospesa tra il dramma e il teatro dell’assurdo. Riassumere le ultime “cassanate” è uno sforzo sintetico e psichico non indifferen­te. Nel giro di una settimana, Fantantoni­o, che aveva appena firmato per il Verona (il 10 luglio), ha prima lasciato il calcio (il 18 luglio), poi si è pentito («Se mi fossi ritirato, avrei fatto una cazzata clamorosa», ha messo a verbale 127 minuti dopo), quindi ha detto addio al Verona, ma non al calcio (il 24 luglio). Alla fine, e siamo sempre al 24 luglio, ha cinguettat­o il proprio epitaffio dal profilo Twitter della moglie: «Antonio Cassano non giocherà più». Così, in terza persona, per aggiungere un tocco di narcisismo alla “schizofren­ia” di una settimana ad altissima densità di “cassanate”.

«MA IO LO AVREI SEGUITO ANCHE IN CINA»

Alla base della diserzione, motivi personali: «In questo momento, a 35 anni, sento che la mia priorità è rappresent­ata dal fatto di stare vicino ai miei figli e a mia moglie». Si torna alla teoria “conservati­va” di Carolina: «Non voleva far cambiare tutto a me e ai bimbi». E per “tutto” la pallanuoti­sta più bella d’Italia intende la casa di Nervi, la scuola di Christophe­r (che a settembre comincerà le elementari ed è già stato iscritto in un istituto della zona) e l’asilo di Lionel, la voglia di riscossa “profession­ale” della stessa Marcialis, che dopo un’ottima annata con la Locatelli di Genova in serie A2 – 47 gol, pur allenandos­i un solo giorno a settimana - era entrata nel mirino delRapallo, che milita in A1. «Ma io sono la prima che lo appoggia in qualsiasi scelta: anche se ci fosse da andare in Cina lo seguirei con i bimbi», ci aveva detto Carolina. «Mi ambiento ovunque e a Chris e Lionel ho trasmesso i miei valori e questa mia “adattabili­tà”. L’importante è essere uniti: per il resto possiamo andare in capo al mondo!». Per Cassano, però, il mondo ha ormai i confini di Genova e tre punti cardinali: Carolina, Christophe­r e Lionel. Il pallone è rotolato fuori dai bordi, anche se qualcuno sostiene che tre squadre della zona – il Genoa, lo Spezia e l’Entella di Chiavari – potrebbero fargli cambiare (di nuovo!) idea. Alla Marcialis, in effetti, non dispiacere­bbe continuare a vedere il marito che sparge magie negli stadi: «Non amo il pallone, ma amo vederlo giocare: può ancora fare la differenza in serie A», ci aveva scritto dopo che

«NON AMO IL PALLONE, MA AMO VEDERLO GIOCARE: PUÒ ESSERE DECISIVO IN SERIE A»

il consorte aveva deciso di restare al Verona. Era stata lei, d’altronde, l’artefice del ripensamen­to di Cassano. Come detto, tra il “primo” ritiro e il... ritiro dal ritiro erano passati solo 127 minuti. Il tempo servito a Carolina - che, spinta dal sesto senso, si era già messa in viaggio - per raggiunger­e Primiero, dove si allenava il Verona, e convincere il marito a tornare sui propri passi. «E meno male che sono stata previdente!», ci aveva detto la Marcialis. «Sono partita di mattina presto da Genova, a intuito, perché conosco mio marito meglio di chiunque altro. Appena ho sentito la sua voce, al telefono, mi sono messa in macchina con i bambini e mi sono sparata 450 chilometri: Anto neppure lo sapeva, che stavamo arrivando». Quando il marito ha esternato per la prima volta il suo disagio, lei era già a mezza via. Con uno strano senso di colpa in gola. Perché, lo avrete capito, questa è una “cassanata” diversa dalle altre, una “cassanata” d’amore. Perché, ma avrete capito pure questo, Carolina è speciale. «Ho avuto 700 donne», si era vantato Cassano prima di incontrarl­a. E allora, forse, valeva la pena scartare 700 pacchi per trovare questo regalo.

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