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Il ladropenti­toHa

NEL 1981 GIOVANNI RUBÒ UN ’AUTORADIO. ERADI LORENZO. CHE OGGI, A SORPRESA, HA RICEVUTO U NASUA LETTERA E UN ASSEGNO DA 100 EURO. ECCO IL LORO PRIMO INCONTRO

- Di Giuseppe Fumagalli - foto Gian Paolo Perona

chiesto scusa dopo 30 anni di Giuseppe Fumagalli

Ci sono reati che non si cancellano mai. Altri cadono in prescrizio­ne. Tutti si trascrivon­o nella vita delle persone che li hanno subiti o compiuti col vocabolari­o delle emozioni e dei sentimenti. Possono assomiglia­re alla vendetta o al rimorso. Qualche volta sfociano nel perdono. E col tempo possono finire anche in amicizia.

«AVEVO SOLO 19 ANNI»

Pochi giorni fa, quando si sono incontrati nel centro di Belluno, Giovanni Tessarolo e Lorenzo Alberton sembravano due vecchi compagnoni che si rivedono dopo tanti anni. Abbracci, pacche sulle spalle, strette di mano e una sbicchiera­ta dietro l’altra per sciogliere nella birra certi nodi che d’improvviso si stringono in gola. Ma a legarli in quel modo non sono state la scuola o dodici mesi di naja nella divisione Julia. È stato un furto di 36 anni fa. La sera del 13marzo 1981, a Bassano del Grappa, Tessarolo sfondò il vetro dell’Alfetta di Lorenzon e gli rubò l’autoradio. «Avevo solo 19 anni e mi facevo duro di eroina», racconta oggi l’autore del furto, «rubavo per pagarmi la droga». Lorenzon aveva sentito il botto, s’era affacciato alla finestra e aveva visto il ladro che se la dava a gambe: «L’avessi avuto tra le mani», dice sorridendo, «gli avrei mollato un gran cazzotto». Passarono alcuni giorni, la vittima del furto, autista d’autobus, ebbe la seconda figlia e si dimenticò di tutto. Per paradosso fu l’autore a non dimenticar­e. Dopo essersi liberato dall’eroi- na, aver lavorato in una comunità per aiutare i tossicodip­endenti a uscire dalla droga e aver trovato lavoro nella scuola, Tessarolo ha voluto mettere una pietra sul suo passato. Ma ha capito che per farlo doveva prima regolare alcuni conti rimasti in sospeso. «Mi sentivo schiacciat­o dal peso di una vita sbagliata», spiega Giovanni, «e avevo voglia di rimettermi in gioco senza sentirmi sempre quel fardello di errori commessi in gioventù. Volevo avere il mio certificat­o penale pulito anche per poter partecipar­e alla vita amministra­tiva di Belluno dove oggi vivo e lavoro. Sarei anche disposto a candidarmi, ma ho aderito ai 5 Stelle chemandano avanti solo persone incensurat­e. In tribunale mi hanno detto che per riottenere, diciamo così, la “verginità” dovevo risarcire le quattro persone che avevo danneggiat­o con le mie azioni fuori legge». Tessarolo ha inviato a tutti una raccomanda­ta, con una lettera di scuse e un assegno da 100 euro. Un destinatar­io era morto. Altri due hanno accettato scuse e soldi senza

più farsi sentire. Alberton, autista oggi in pensione ma che ancora lavora per scarrozzar­e i militari Nato in giro per l’Europa, è rimasto di sasso.

«DOVEVO CONOSCERLO»

Si è subito messo in contatto con l’individuo che 36 anni prima avrebbe trasformat­o volentieri in un punching ball e gli ha chiesto di incontrarl­o. «Quando ho ricevuto la raccomanda­ta mi sono commosso», dice «e mi sono detto che dovevo conoscere quell’uomo per ringraziar­lo. Il suo è un gestome- raviglioso e sono queste le cose belle della vita. Gli amici mi dicevano di spendermi i soldi al bar, ma io li ho tenuti da parte perché sapevo che prima o poi me li sarei bevuti con Giovanni». Così è stato. La storia ha fatto il giro d’Italia e Giovanni, che in un primo momento si era mostrato contrariat­o da tanta pubblicità, alla fine è riuscito a coglierne il lato positivo. «Ho vissuto il periodo tremendo di inizio Anni 80», racconta, «quando l’eroina dilagava tra i giovani e non passava giorno senza che qualcuno morisse di overdose. Spero che qualche giovane leggendo la mia storia, si renda conto di cosa rischia avvicinand­osi alla droga. Oggi vanno cocaina e sostanze sintetiche, che hanno effetti devastanti sul fisico e sulla psiche, ma si assiste anche a un revival dell’eroina. Che sia una sostanza o l’altra, all’inizio pensi di poter smettere quando vuoi. Invece alla lunga ti fregano. Sono loro che gestiscono te, si impadronis­cono della tua vita e ti spingono a fare quello di cui non ti saresti mai ritenuto capace».

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