IL COLORE DELLA LUNA
In una di quelle sere d’estate, il piccolo Vincenzo bussa alla porta della stanza adibita a studio di suo padre. Con quella lampada che proiettava la sua forte luce su quelle carte bollate e le cartelle piene di documenti e carteggi vari, era difficile intravedere il volto del genitore nascosto da quellamontagna di carte edallapenombra che faceva appena intravedere le labbra serrate. Il piccolo capì bene e subito che quel suo papà era completamente assorto, compenetrato nel suo lavoro. Non sapeva se disturbare e richiamare la sua attenzione oppure era meglio svignarselaper nonincorrere in terribili rimproveri! Quel papà si ridestò.
Disturbato, di soprassalto chiese ad alta voce: «Chi ha osato entrare in questa stanza? Non lo sapete che quando lavoro nessuno deve mettere piede qui dentro? Come posso continuare in questo modo a lavorare, se mi fate perdere continuamente la concentrazione? Moglie, dove sei? Quando ti chiamo, non arrivi mai! Come si fa ad andare avanti davvero non lo so! Oramai che mi hai disturbato, su entra figliolo, così ti vedrò meglio. Credevi non ti sentissi, nevvero, mascalzone che non sei altro?». - «Papà, sono io, Vincenzo! Non mi vedi? Ecco adesso che sono davanti a te, devo dirti una cosa importante». È rilevante perché da solo, nonostante avessi riflettuto molto, non mi so dare una giusta spiegazione. - «Sentiamo un po’, cos’è questa preoccupazione che ti ha talmente inquietato da importunarmi e farmi smettere di lavorare. Ti auguro per il bene tuo che sia davvero importante altrimenti, mi farai infuriare e se perderò le staffe... Ti sembra giusto, corretto e educato avermi interrotto?», disse. - «Ma papà, mi spiace, non volevo...». - «Adesso smettiamola con i preamboli e andiamo al sodo! Dimmi che cosa è che ti cruccia? Che posso fare per te per risolvere il tuo problema? Sono tutt’orecchi! Innanzitutto sistemati questa camicia che hai fuori dai pantaloni. Vieni che ti aiuto e poi, visto che oramai mi hai bloccato nel bel mezzo della mia concentrazione, per farti perdonare, dammi un bacio». - «Ascolta papà, la vedi quella luce fuori la finestra, lassù nel cielo?». - «Certo! E allora qual è la novità? Che cosa intendi dire, che vuoi chiedermi? Quella è la Luna che brilla per luce riflessa dal Sole. Quante volte te lo devo spiegare questo fenomeno? Per caso te lo sei scordato? Lo dico io che quando ti parlo fai orecchio da mercante!». - «Ma no papà, volevo chiederti un’altra cosa. Ma se lo dico nonmi prenderai in giro? Poi mi dirai che sono un perfetto asino e ti metterai pure a ridere!». - «Invece stavolta sarò serio e ascolterò con attenzione ciò che mi dirai». - «Lo sai papà che cosa mi ha suggerito la mia testa? Ora non ti arrabbiare se te lo confesso. Voglio andare sulla Luna». - «Cosa hai detto? Da uomo a uomo ti dico, piccolo mio, che quello chehai affermato e ciò che desideri, sono due cose non conciliabili. Non puoi dire che ti piacerebbe andare sulla Luna perché ancora nessuno c’è andato. Forse nel futuro. Occorre una navicella spaziale e poi essere astronauti addestrati. Capisci da te che è impossibile dare un significato, tantomeno esaudire il tuo desiderio. Sentiamo un po’, come faresti tu? Forse con le ali prese a prestito da un passerotto? Con un aereo? Impossibile proprio figlio mio! Sei davvero fuori strada. Nonmi dire adesso che vorresti andare lì sopra con la tua fantasia... Non mi mettere in questi tuoi pasticci per favore, non mi coinvolgere, perché io non desidero averci nulla a che fare! Sono serio e nonmi trascinare nelle tue bizzarrie, strane immaginazioni, trasvolate fuori dalla realtà! Io non ci sto in questo tuo capriccio». - «Invece ti dico che lì posso andarci. Parlo seriamente papà! Non ti dico bugie. Voglio andare sulla Luna per tingerla, di rosso, giallo, verde e arancione e poi per dipingere il sorriso di mia madre quando mi stringe e mi consola. Userò i pennelli della fantasia e poi giocherò con lei a nascondino per farla riposare dai lavori della casa. La mamma è solo “mia” e per tenerla tutta per me, la condurrò proprio sulla Luna per restare eternamente a lei abbracciato e nonfiniremai didirle quanto l’amo. Ecco a questo mi serve andare lassù. Mi porterò tutti i colori dell’arcobaleno solo per lei. Ora l’hai capito papà?».
OCCORRE UNA NAVICELLA SPAZIALE EPOIESSERE ASTRONAUTI