Quella volta che i pellegrini sonofiniti in prigione
Una vacanza in cerca d’evasione, ma dalla galera. È accaduto a otto pensionati trevigiani, finiti in prigione a giugno dopo il pellegrinaggio a
Medjugorje: al rientro in Italia, sono stati bloccati alla frontiera tra Bosnia e Croazia perché il pulmino su cui viaggiavano risultava rubato. Era solo una vecchia denuncia, il mezzo era stato ritrovato ma il tour operator non lo aveva comunicato alle autorità. Una negligenza costata ai turisti 15 ore in stato di fermo in una sperduta caserma della ex Jugoslavia. Un caso isolato? Magari.
Alle associazioni consumatori c’è la fila per denunciare viaggi da incubo. Un esempio dallo sportello Sos Turista di Federconsumatori: «Una nostra assistita in Calabria
si è presa i pidocchi ed è stata punta da un animale velenoso di cui non abbiamo capito la specie». Certo, il prezzo dell’hotel era stracciato.
All’Unione Consumatori Sicilia hanno per le mani anche casi non proprio low cost: viaggio di nozze alle Canarie con stanza
infestata dagli scarafaggi al costo di 2.900 euro per sei giorni. Sposi sfortunati, ma siccome la Luna di miele è un viaggio irripetibile, per il giudice il rimborso in caso di cosiddetto «danno da vacanza rovinata» è più sostanzioso.
Magra consolazione, ma meglio di ciò ottengono le migliaia di vittime della truffa delle case fantasma: «Sito Subito.it, lungomare di Gallipoli, 800 euro per la settimana di Ferragosto: la
casa c’era, ma occupata dai legittimi proprietari».
Ha un indirizzo noto TourGest, compagnia specializzata su Lampedusa che dal 13 luglio ha sospeso tutti i voli già acquistati sino a settembre. «Abbiamo centinaia di denunce», spiega Federconsumatori. «Persone che dovranno ricomprarsi i biglietti a prezzo raddoppiato o
rinunciare a vacanza e caparra per l’alloggio». E pensare che la compagnia è recidiva: lo aveva fatto anche nel 2016. Rimborsi? Ad oggi, zero.
Hanno invece atteso anche tre giorni per riuscire a tornare da Malta a Malpensa i 200 passeggeri lasciati a terra da EasyJet il 22 luglio, tra i quali molti minori in vacanza studio. L’aereo non è decollato per un guasto e ai malcapitati bloccati sull’isola la compagnia ha spiegato che non si poteva organizzare un volo alternativo: l’equipaggio aveva raggiunto il tetto massimo delle ore lavoro sindacali. Così chi ha trovato un posto libero con altri vettori se l’è dovuto pagare. Le associazioni di consumatori raccolgono le loro denunce.
«Partire è un po’morire» per una famiglia veneta, che ha speso 2.973 euro per 15 giorni a Kos, Grecia. Un tormento: bagni intasati, spiaggia discarica. Ottenuto lo spostamento in un altro hotel, se l’è pure dovuto pagare 1.650 euro extra. Il Tribunale di Vicenza ha deciso per 2.800 euro di risarcimento, ma ci sono voluti dieci anni. E altre dieci vacanze per recuperare lo stress.