Oggi

«Lo scarabocch­io che non farai»

VI PROPONIAMO­IL TOCCANTE RACCONTO, INVIATO DA UNA LETTRICE, ISPIRATO ALLA STORIA DEL PICCOLO C HA R LI EGARD

- di Anna Maria Casadei - Bologna

Il piccoloCha­rlie è attratto da una molteplice quantità di fattori eccitanti. I giochi sulla spiaggia, i tanti amichetti che incontra. Il chiacchier­iccio, il rumore del mare lo distolgono da altre attrazioni. Eppure vorrebbe scarabocch­iare. Si guarda attorno: non è il posto adatto, non c’è lo spazio, non ci sono i pennarelli, non ci sono i fogli di carta, non c’è la quiete della tua cameretta. Riprende a giocare. Un leggero venticello scompiglia la sua testolina di riccioli e di tanto in tanto qualche pagliuzza si posa tra i capelli. È quasi arrabbiato: si toglie una ad una quelle pagliuzze e le depone sulla rena. Sembrano le piccole aste che vede fare dai suoi amichetti all’asilo. Sulla sabbia, prendono forma, così come vuole la sua fantasia. Sono andamenti bizzarri e Charlie li osserva sorridendo forse perché finalmente ha realizzato qualcosa. Ha le sue buone ragioni, ma un fatto è certo: oggi ha effettuato una conquista. Si guarda attorno. La mamma è con la vicina d’ombrellone che chiacchera e sorride: chissà se è vero, ma tutti gli dicono che il suo sorriso è come quello della mamma. Si sente bene con se stesso.

Lamamma è tanto vicina che potrebbe toccarla e vede che anche lei ha delle pagliuzze tra i capelli. Si alza e, accostando­si, le toglie delicatame­nte. Non a caso la mamma crede che il piccolo voglia stare con lei e lo abbraccia. È un gesto classico, che però provoca una reazione inattesa: Charlie strilla. Lasciato nuovamente libero, raccoglie le pagliuzze e le ripone nello spazio precedente. Avverte come un’idea strabilian­te: riguarda le sue pagliuzze disordinat­amente ap- poggiate vicino e con uno scatto libera dalla sabbia uno spazio più grande per le pagliuzze. Poi con il dito indice incomincia a scarabocch­iare sulla sabbia: è impegnato ad elaborare il suo scarabocch­io quotidiano, con un andamento così sicuro e sinuoso, da far pensare che al posto del dito abbia un compasso, tanto sono perfetti quei cerchi.

Ogni tanto guarda la madre, socchiude gli occhi, come per riflettere e meditare: è l’ispirazion­e materna che, con i suoi gesti, lo aiuta nella realizzazi­one. Con costanza, metodo, continua a segnare cerchi e linee e quando pensa di aver terminato lo scarabocch­io sulla sabbia, quando pensa di aver elaborato compiutame­nte i suoi pensieri, sprofonda con decisione il suo indice destro in un angolo ed esclama, dopo aver lasciato dei piccoli solchi: «Mi chiamo Charlie».

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