«Lo scarabocchio che non farai»
VI PROPONIAMOIL TOCCANTE RACCONTO, INVIATO DA UNA LETTRICE, ISPIRATO ALLA STORIA DEL PICCOLO C HA R LI EGARD
Il piccoloCharlie è attratto da una molteplice quantità di fattori eccitanti. I giochi sulla spiaggia, i tanti amichetti che incontra. Il chiacchiericcio, il rumore del mare lo distolgono da altre attrazioni. Eppure vorrebbe scarabocchiare. Si guarda attorno: non è il posto adatto, non c’è lo spazio, non ci sono i pennarelli, non ci sono i fogli di carta, non c’è la quiete della tua cameretta. Riprende a giocare. Un leggero venticello scompiglia la sua testolina di riccioli e di tanto in tanto qualche pagliuzza si posa tra i capelli. È quasi arrabbiato: si toglie una ad una quelle pagliuzze e le depone sulla rena. Sembrano le piccole aste che vede fare dai suoi amichetti all’asilo. Sulla sabbia, prendono forma, così come vuole la sua fantasia. Sono andamenti bizzarri e Charlie li osserva sorridendo forse perché finalmente ha realizzato qualcosa. Ha le sue buone ragioni, ma un fatto è certo: oggi ha effettuato una conquista. Si guarda attorno. La mamma è con la vicina d’ombrellone che chiacchera e sorride: chissà se è vero, ma tutti gli dicono che il suo sorriso è come quello della mamma. Si sente bene con se stesso.
Lamamma è tanto vicina che potrebbe toccarla e vede che anche lei ha delle pagliuzze tra i capelli. Si alza e, accostandosi, le toglie delicatamente. Non a caso la mamma crede che il piccolo voglia stare con lei e lo abbraccia. È un gesto classico, che però provoca una reazione inattesa: Charlie strilla. Lasciato nuovamente libero, raccoglie le pagliuzze e le ripone nello spazio precedente. Avverte come un’idea strabiliante: riguarda le sue pagliuzze disordinatamente ap- poggiate vicino e con uno scatto libera dalla sabbia uno spazio più grande per le pagliuzze. Poi con il dito indice incomincia a scarabocchiare sulla sabbia: è impegnato ad elaborare il suo scarabocchio quotidiano, con un andamento così sicuro e sinuoso, da far pensare che al posto del dito abbia un compasso, tanto sono perfetti quei cerchi.
Ogni tanto guarda la madre, socchiude gli occhi, come per riflettere e meditare: è l’ispirazione materna che, con i suoi gesti, lo aiuta nella realizzazione. Con costanza, metodo, continua a segnare cerchi e linee e quando pensa di aver terminato lo scarabocchio sulla sabbia, quando pensa di aver elaborato compiutamente i suoi pensieri, sprofonda con decisione il suo indice destro in un angolo ed esclama, dopo aver lasciato dei piccoli solchi: «Mi chiamo Charlie».