Delitto Hamer
Per laCassazione, Vittorio Emanuele di Savoia non è innocente di Gino Gullace Raugei
Innocente in Francia, colpevole in Italia: parola della suprema Corte di Cassazione. Se nel 1769 la repubblica di Genova non avesse ceduto, per debiti, la Corsica a re Luigi XV, Vittorio Emanuele di Savoia si sarebbe probabilmente beccato alcuni annetti di galera per le sue responsabilità nei noti, tragici fatti dell’isola di Cavallo dell’estate del 1978. Ma siccome l’isoletta corsa nello Stretto di Bonifacio è sotto la giurisdizione diParigi e non di Roma, dopo un controverso processo penale che di certo non passerà alla storia come fulgido esempio di efficienza e imparzialità della giustizia, il figliodiUmberto, “Re dimaggio”, fu assolto dall’accusa di omicidio volontario del giovane tedesco Dirk Hamer colpito da una pallottola vagante nel corso di una rissa. «Ma ciò non significa», scrivono oggi gli ermellini, «che il principe sia esente da responsabilità sotto ogni altroprofilo, giacché assume pur sempre rilievo civilistico ed anche etico che quellamorte avvenne nel corso di una sparatoria a cui partecipò Savoia al di fuori di ogni ipotesi di legittima difesa». La sentenza della Cassazione si esprime su quei fatti vergognosi di 39 anni fa, in modo del tutto indiretto. Nel 2007, infatti, il quotidiano la Repubblica pubblicò un articolo sull’inaugurazione della restaurata reggia di Venaria, a cui partecipò al gran com- pleto l’ex famiglia reale, riferendosi a Vittorio Emanuele come «quello che usò con disinvoltura il fucile all’isola di Cavallo, uccidendo un uomo».
INTERCETTATO IN CELLA
Subito “Sua Altezza” fece partire una querela per diffamazione il cui iter giudiziario si conclude dopo dieci anni con l’assoluzione del direttore e del giornalista. Tanto più che nel 2006 - come fa notare la Cassazione - furono rese pubbliche delle intercettazioni nel carcere di Potenza, dove Vittorio Emanuele, finito al fresco per l’inchiesta su Vallettopoli (dalla quale fu poi assolto), confessava ai compagni di cella il suo ruolo nei fatti diCavallo: «Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua (di Dirk Hamer, ndr), che era steso, passando per la carlinga (dello yacht ancorato accanto a quello del principe e dove, ignaro, dormiva il giovane tedesco il quale morì dopo alcuni mesi di agonia). «Al processo, anche se io avevo torto, devo dire che li ho fregati grazie alla mia batteria di avvocati». Subito “Sua Altezza” convocò una conferenza stampa per smentire con forza il contenuto di quelle intercettazioni, denunciando una manipolazione delle sue parole. Poi nel 2011 fu reso pubblico un video (nella cella di Potenza c’era anche una micro telecamera) che smentì la smentita, confermando le sue gravi affermazioni intercettate. «Il Savoia», scrive ancora la Cassazione, «non può neppure dolersi della riesumazione di un fatto certamente idoneo alla formazione della pubblica opinione, tanto più che Vittorio Emanuele è figlio dell’ultimo re d’Italia e, secondo il suo dire, erede al trono». Questa volta, insomma, la batteria di avvocati ha fatto cilecca anche se, per ilprincipio deldiritto «nebis in idem», nessuno può essere processato due volte per lo stesso reato e dunque quella sentenza di ingiusta assoluzione non può essere riformata.