Oggi

Raggi e la storia di un disastro

LA SPERANZA È CHE IL RITRATTO DI ROMA, INVASA DAI RIFIUTI, PARALIZZAT­A DA TRASPORTI FATISCENTI, PRIVATA DEL FUTURO, NON DIVENTI QUELLO DELL’ITALIA STESSA

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Il Comune di Roma ha ingaggiato come nuovo assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, fino a poco tempo fa assessore a Livorno. È il quarto da quando Virginia Raggi è sindaca della Capitale. Ex cassiere del Seven Apples, discoteca di Marina di Pietrasant­a, Lemmetti è già stato indagato nel 2016 nel corso dell’inchiesta sull’azienda che gestisce i rifiuti di Livorno. Durante i 14 mesi di governo della Capitale, da quando ha indossato la fascia tricolore, la Raggi è diventata protagonis­ta, secondo molti degli epurati, di una sorta di mutazione politica: non rispettere­bbe più i valori del M5S. Ma che la Raggi sia diventata protagonis­ta di qualcosa (se non del ridicolo) stupisce molti analisti: la storia del disastro di Roma non è solo la storia di una sindaca comica e populista arrivata quasi per caso alla guida della Capitale, ma è prima di tutto la storia di cosa significhi avere un Grillo e un Casaleggio al governo. Oggi non sono pochi quelli che rimpiangon­o Ignazio Marino, il sindaco Pd fatto fuori sbrigativa­mente da Matteo Renzi. « La mia giunta - ha dichiarato l’ex sindaco - non ebbe vita facile perché perseguiva un reale cambiament­o. La Raggi rimarrà per tre motivi. Beppe Grillo, in vista del voto nazionale, ritiene che sia preferibil­e sostenerla, nonostante l’inidoneità. Renzi spera, invano, che l’inidoneità della Raggi possa far dimenticar­e agli elettori di Roma che il Pd ha, con una manovra di Palazzo, anzi un atto dal notaio, eliminato una giunta che stava cambiando Roma. E la destra spera che l’inidoneità della Raggi porterà gli elettori a votare per la destra». Inidoneità? Sì, certo, ma non solo. Come ha scritto Claudio Cerasa, «a Roma esiste un grazioso manichino di nome Raggi, che, dopo aver accettato di firmare un contratto incostituz­ionale e vessatorio con un clown a capo di un blog e un capo di un’azienda privata non eletta da nessuno, oggi si ritrova a essere il mero esecutore delle volontà di un blog di nome Grillo e di un’azienda di nome Casaleggio. E tutto questo significa che quello che stiamo vedendo a Roma ormai da mesi non è il disastro di Virginia Raggi ma è il disastro di Beppe Grillo» . L’unica speranza è che il ritratto di Roma Capitale - una città invasa dall’immondizia, paralizzat­a da trasporti fatiscenti, privata del suo futuro - non diventi quello dell’Italia stessa.

OGGI NON SONO POCHI QUELLI CHE RIMPIANGON­O IGNAZIO MARINO, IL SINDACOPDF­ATTO FUORI DARENZI

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di Aldo Grasso Critico televisivo, giornalist­a del Corriere della Sera
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