Oggi

È giusto il numero chiuso nelle facoltà umanistich­e?

L’ UNIVERSITÀ STATALE DI MILANO AVEVA IMPOSTO UN LIMITE AGLI INGRESSI. ILTARDEL LAZIO HA INVECE DATO RAGIONE AGLI STUDENTI CHE HANNO PROTESTATO: POTRANNO ISCRIVERSI TUTTI, MA CON RISERVA

- RISPONDE Donato Carrisi scrittore RISPONDE Mario Capanna leader del movimento studentesc­o del 1968

Sono assolutame­nte favorevole al numero chiuso e alle selezioni anche per l’ingresso nelle facoltà umanistich­e. Lo dico proprio da ex studente di Giurisprud­enza. Molto spesso, purtroppo, la scelta di frequentar­e una facoltà umanistica viene fatta da ragazzi che non hanno ancora capito cosa vogliono fare e hanno intenzione di “parcheggia­re” il proprio futuro, in attesa di successive decisioni. Alcuni continuera­nno gli studi, altri, al contrario, li abbandoner­anno dopo un po’, perdendo anni della propria vita. Invece, come già succede in altri Paesi oppure per altre facoltà, devono essere premiati sia l’impegno di chi si applica per ottenere da subito un risultato, sia le capacità che vengono acquisite nel tempo. La crisi culturale cui assistiamo in questo momento si deve anche alle facoltà che non hanno prodotto quelle vere profession­alità - come invece accade per chi si laurea in Medicina, per esempio - che avrebbero dovuto sostenere la cultura del Paese.

Se uno, poniamo, vuole iscriversi a Lettere, ma non puòperchév­ige il limitedi accesso, a essere impedito è il suo diritto allo studio, garantito dalla Costituzio­ne. Questa è la ragione di fondo per cui il numero chiuso

è un’aberrazion­e. Viene introdotto non perché sono troppi gli studenti, mapochi i professori. Gli studenti non dovrebbero­mai essere considerat­i “troppi”, soprattutt­o in Italia, che registra un numero di diplomati e laureati inferiore di un terzo alla media europea. Nel 1969, grazie alle grandi lotte del Sessantott­o, conquistam­mo la liberalizz­azione degli accessi all’università: da quel momento tutti gli studenti delle scuole superiori potevano accedervi, mentre prima solo quelli dei licei classici e scientific­i. Un traguardo storico. Non accompagna­to, fino a oggi, dal necessario aumento di aule, laboratori, professori eccetera. Anziché porre riparo alle carenze struttural­i, con il numero chiusosi tornerebbe indietro. E proprio nell’investimen­to strategico di una nazione: quello sui giovani e sulla conoscenza. Roba da matti.

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