« Non saliròmai più su una moto, neanche per gioco »
«È STATA LA MIA PASSIONE PIÙ INTIMA, MAL’INCIDENTE HA CAMBIATO TUTTO», DICEMAX. CHEAMMETTE DIAVERETANTIDUBBI E UNASOLACERTEZZA: L’AMORE PER BIANCA ATZEI. ANCHE SE CONQUISTARLANON È STATA PROPRIO UNA PASSEGGIATA...
Diciotto giorni in rianimazione, dodici costole e la clavicola destra fratturate, polmoni bucati e sanguinanti, due operazioni. Ore infinite a fissare il vuoto. E a pensare. Mentre racconta a Oggi i terribilimomenti vissuti tra la vita e lamorte dopo il grave incidente dello scorso 9 giugno sul circuito di Latina, il pilota campione delmondo Max Biaggi non pesa le parole: è un fiume in piena. Non ha alcuna voglia di lasciarsi alle spalle ciò che è accaduto. L’incidente, le notti passate in ospedale con la mano sempre intrecciata a quella della sua compagna, la cantante Bianca Atzei, i messaggi dei fan, l’apprensione sincera di colleghi e conoscenti: tutto è servito a restituirgli quello che la paura di morire aveva scippato in pochi istanti. Biaggi sta vivendo una seconda vita in cui non serve arrivare primi, non è più contemplata la competizione. È attraversato da dubbi e incertezze. Il re è nudo, dolcemente impaurito. E ammette: «Questo è un periodo di transizione. Non so dove mi porterà».
Lei dove vorrebbe andare? «Lontano. Vorrei viaggiare con lo zaino in spalla, per scoprire e visitare
tutti quei pezzi dimondo che mi sono perso in questi anni. Mi piacerebbe rimettermi in cammino, stavolta senza moto. E senza ansie da prestazione, senza alcun podio da conquistare».
Si sente già pronto ad affrontare un viaggio così intenso? «No, credo che il viaggio dovrà aspettare. Sento di aver recuperato un po’ di forza, ma ci vorrà ancora tempo per tornare nel pieno della forma. È la prima volta che mi capita di dover affrontare un infortunio così lungo».
È più faticoso di quanto immaginasse? «Sono in un periodo interlocutorio: non posso prendere decisioni sul futuro e mi vedo costretto a lavorare sodo per riacquistare lamia salute fisica. Il mio corpo ha bisogno di tempo».
E dentro di lei come vanno le cose? «Ho un carattere che aiuta a dimenticare in fretta ciò chemi ferisce. Quello che mi è accaduto qualche mese fa, però, non riusciròmai a dimenticarlo. Domenica prossima, il 10 settembre, andrò a vedere una gara delMotoGp: sarà la prima volta dall’incidente. Sono teso al solo pensiero, lo ammetto. Non so come reagirò e nemmeno quali sentimenti o risentimenti scatteranno nel mio cuore».
Insisto. Quali sono quelli che la attraversano ora? «Ho molti dubbi. Qualche paura. In questo momento, le urgenze dell’uomo prevalgono su quelle dello sportivo».
È uscito dall’ospedale da poche settimane. Mai pensato di tornare su una moto? «È un pezzo di vita che credo di aver archiviato del tutto. Negli ultimi anni ci salivo più per abitudine che per altro».
Significa che non ci salirà mai più, neanche per gioco? «Credo di no. Anche se ritengo la passione per lamoto lamia emozione più intima. Nonèmai stata una droga, ma un oggetto capace di regalarmi libidine, gioia e sentimento».
Lei è padre di due bambini. Se le dicessero: «Da grande vogliamo fare il tuo stesso lavoro»? «Mi auguro che non accada. In famiglia c’è già stato un campione di moto. Consiglierei loro di imbracciare una mazza da golf o di imparare a giocare bene a pallone».
Che lavoro farà oraMax Biaggi? «Ho un teamenon lascerò certamente soli i miei ragazzi. Mi occuperò ancora delle loro ambizioni e del loro talento».
La vedremo in un reality show? «In passato ho avuto diverse offerte, ma ho sempre gentilmente declinato». Farebbe un film di Natale? «Qualche anno fa il regista Neri Parenti mi propose un progetto, ma non avevo mai avuto il tempo di pensarci seriamente. Oggi se mi proponessero una parte brillante, magari accetterei. Sarebbe molto divertente».
Condurrebbe un programma di sport? «Non lo escludo: non so, però, se avrei le qualità per fare il presentatore».
Tutti la conoscono come il pilota sei volte campione del mondo, gentile e coraggioso. Avrà dei difetti… «Sono introverso e di poche parole».
Non sono difetti… «Però spesso queste caratteristiche vengono scambiate per freddezza, distacco e mancanza di curiosità».
Ma ha fama di grande seduttore.
Le donne sono state un antidoto alla solitudine o unmodo per celebrare la sua grandezza? «Per gran parte dellamia vita, soprattutto in gioventù, hanno alimentato il mio desiderio di conquista. Crescendo, la figura femminile si è trasformata in compagna di vita, in complice, inmadre. Oggi affronto una storia d’amore inmodo più consapevole e profondo». Come ha sedotto la cantante Bianca Atzei, sua compagna, più giovane di lei di 16 anni? «L’ho vista per la prima volta cantare in tv e mi è piaciuta subito. Qualche settimana dopo, grazie ad amici comuni, ci siamo conosciuti durante una cena a Lugano. Ho cominciato a scriverle, a corteggiarla. All’inizio mi ha fatto penare. Ho dovuto attendere unmese e cinque giorni prima di poterla incontrare». Ha addirittura tenuto il conto preciso dei giorni? «Sì. Diciamo che non sono stato da subito il suo principe azzurro...» ( ride, ndr). Pensate al matrimonio? «Stiamo bene ed è unmomentomolto intenso del nostro rapporto, ma voglio essere sincero: credo che l’istituzione del matrimonio sia un po’ retrò. Troppo distante dai tempi che viviamo». Chi è più geloso tra lei e Bianca? «Sicuramente lei» ( ride, ndr). Ne ha motivo? «Ma scherza?!». Bianca sarebbe una brava mamma? «Sì, ama molto i bambini. Ma credo che in questo momento della sua vita le priorità per lei siano giustamente altre. È concentrata sul suo lavoro, che è anche la sua più grande passione».
Abbracciami, perdonami gli sbagli,
è il titolo dell’ultimo singolo della Atzei. Lei cosa ha da farsi perdonare? «Nulla. Rifarei tutto quello che ho fatto nellamia vita». È uno che perdona? «In amore ho sempre pensato di no. Ma in passato la vita mi ha messo di fronte a questa sfidaemai avrei immaginato che in nome di un sentimento si riuscisse a perdonare qualcuno». Sul palco di Sanremo la sua compagna si è commossa pensando alla vostra storia. Lei piange spesso? «Quasi mai. L’ultima volta che mi è accaduto è stato quando i miei figli sono venuti a trovarmi in ospedale. Non ho trattenuto le lacrime. È stata un’emozione indescrivibile». Crede in Dio? «Ideologicamente sì, ma poi a voltemi chiedo: dov’è quando serve? Dov’è Dio quando c’è bisogno della sua presenza? E così vengo attraversato damille dubbi». Se la popolarità dovesse finire, ne soffrirebbe? «No, mi creda: l’ho sempre vissutamale. Quando gareggiavo e raggiungevo il podio, mi mettevo sempre nei panni del secondo e terzo classificato. Non ho mai goduto pienamente dei miei traguardi. Come se avessi voluto già abituarmi al momento, inevitabile, dei riflettori che si spengono». Cosa vuol dire ai 14enni che iniziano a uscire la sera col motorino? «Indossate il casco e usate il cervello. Senza testa e buon senso non si va da nessuna parte».