Così viviamo con 2 euro al giorno
SIAMO ENTRATI NELLA CASA-LABORATORIODI SILVIA SAVOLDI E ROBERTO BELLI. E VI MOSTRIAMO I LORO TRUCCHI PER RIDURRE LE SPESE A ZERO (OQUASI)
Viviamo condue euro al giorno», hadetto lui. «Epure bene», ha aggiunto lei. Nella Penisola dove tutti fan fatica a tirare finemese, la storia di Silvia Savoldi e Roberto Belli ha interrotto per un attimo il gemito collettivo e lo ha trasformato in un momentaneo «oh» di meraviglia. La sorpresa ha avuto vita breve, il lamento è già tornato ai massimi livelli e i 2 euro al giorno sono stati catalogati tra i paradossi impossibili. Ma prima che il caso finisse nel dimenticatoio, Oggi, settimanale delle famiglie italiane, ha
sentito il dovere di sottoporlo a verifica, definirne con esattezza i contorni economici e riproporne contenuti, filosofiaemodalità operative, a uso e consumodi eventuali imitatori. Il Cerndel risparmio, dove anche la più piccola particella di danaro acquisisce senso e dignità economica, è una casetta verde sulla provinciale che porta ad Asola, in provincia diMantova. Roberto, 43 anni, mette subito lemani avanti: «Casa e terreno sono nostri», spiega, «un impianto fotovoltaico da 11 chilowatt ci dà corrente in abbondanza e con quella che avanza guadagniamo qualche soldo. I famosi due euro al giorno sono riferiti solo alle spese permangiare, per i prodotti di igienepersonale e quelli perpulizia della casa, bucato, stoviglie e via dicendo. Benzina e 19 euro al mese per il wi-fi sono fuori».
IRROMPE LA ZARINA
Fatta questa doverosa premessa è come se Roberto si scostasse per lasciar passare un Tir. In scena irrompe lei e ci rimane fino alla fine. Originaria di Gussago ( Brescia), 38 anni, fisico minuto e volto radioso, Silvia da bambina è stata colpita da un’infezione che le ha azzerato l’udito. Non ci sente, ma se vede il suo interlocutore in faccia, legge il movimento delle labbra e regge i botta e risposta più serrati. Al suo cospetto Roberto diventa una presenza discreta e silenziosa. Nella dependence del giardino lui alimenta il forno, lavora l’impasto integrale della pizza, stende la conserva di pomodori e la mozzarella di soia fatte in casa, e lascia che sia Silvia a narrare la loro storia di pane, amore ed economia. «Ci siamo conosciuti a uncorso di pranoterapia», racconta lei, «abbiamo fatto amicizia e nel 2006 Roberto che faceva cablaggi e impianti di automazione industriale m’ha preso a lavorare con lui. Nel 2010 con la crisi siamo rimasti senza lavoro ma in quel momento di difficoltà abbiamo capito di voler andare avanti insieme. Lui aveva già sistemato questa casa e m’ha chiesto di venire a vivere con lui». Nel bel mezzo di niente, tra nebbia d’inverno e zanzare d’estate, Silvia e Roberto hanno intercettato nell’aria della Bassa le vibrazioni positive per rimettere in movimento la macchina dell’esistenza. Lui ha cominciato a fare lavori a chiamata. Lei si è buttata nell’autoproduzione. Silvia è una macchina da guerra. Fa caldo? In cinque minuti, fabbrica una bottiglia di latte di mandorla. Buono e dissetante. In casa entra odore di sterpaglie bruciate? Mezzo litro d’acqua, un goccio di vodka e venti di olio d’eucalipto, et voilà un profumatore che rinfresca l’am-
biente. La vicina ha finito l’ammorbidente? È un attimo. Un litro d’acqua, 40 grammi d’acido citrico, 20 gocce d’olio di lavanda. Incrociando ricette della nonna ed esigenze di oggi Silvia ha imparato ad arrivare dappertutto. Fabbrica detersivi per lavastoviglie e lavapiatti, sapone all’olio d’oliva per mani e corpo, dentifricio all’argilla, crema da barba per Roberto e ceretta al caramello per lei, raccoglie e trasforma i prodotti dell’orto, confeziona un’infinità di tisane, oli aromatici e conserve, sforna torte, biscotti e focacce. «Ho raccolto i miei segreti in un manuale di autoproduzione», dice Silvia, «l’ho intitolato Io faccio così e per ogni prodotto fornisco dosi, ingredienti e un’indicazione al centesimo del costo di produzione».
SCAMBI E BARATTI
Attraverso la rete di vicini, amici e familiari il verbo di Silvia e Roberto comincia a circolare. La gente bussa a casa e chiede di barattare i prodotti della maison con vestiti usati, generi alimentari, materiali di costruzione, cibo per i tre gatti, il cane e il coniglio di famiglia. «Questodare e ricevere senza soldi, accompagnando ogni scambio con un sorriso», si illumina Silvia, «sottrae le persone dagli ingranaggi del consumismo, le fa sentire libere, le avvicina, le fa parlare e le rende consapevoli delle loro potenzialità di cambiare il mondo, di renderlo un posto più equo, pulito e felice per tutti». Sono discorsi che farebbero inorridire un economista. Se tutti facessero come la coppia di Asola, il Prodotto interno lordo crollerebbe, il sistema finanziario andrebbe a rotoli e i centri commerciali diventerebbero cattedrali abbandonate al culto del carrello. «A proposito, Roberto», chiede Silvia, «quando siamo stati l’ultima volta a far le spese? Sai che ad agosto ci siamo stati una volta sola? Un euro e 99 di carta igienica, uno e 49 di assorbenti, 59 centesimi di zucchero, 99 per la sabbia del gatto e il resto per alcol e aceto. Ricordo che in totale erano otto euro». Sarebbero 26 centesimi al giorno. Senza farsi mancare nulla. Con un’unica pecca. Va bene tutto, ma la mozzarella di soia sulla pizza è una vera bufala.