L’africano che ha conquistato l’Italia
AMALA CACCIA, LA SUA QUARTA MOGLIE È PIÙ GIOVANE DI LUI DI 39 ANNI E I SUOI TRE FIGLINO N LI VEDE DA DECENNI: IDENTIKIT DELLO SCRITTORE CHE HA VENDUTO 130 MILIONI DI COPIENELMONDO, PUNTANDOTUTTOSU UNA SOLA PAROLA: AVVENTURA
Per vendere 130 milioni di copie, di cui 25 solo in Italia, Wilbur Smith ha puntato su una ricetta semplice, con pochi ingredienti, ma difficile da cucinare: avventura, luoghi esotici, sesso, soldi. E di questo mix, che ne ha fatto uno degli scrittori più letti del mondo, è stato il miglior testimonial. L’unica cosa banale di mister Smith è infatti il cognome. Già con il nome, Wilbur Addison, si va sul desueto, e per tutto il resto (amori, lavoro, successi) ha giocato a dadi col destino. Ha avuto quattro mogli, tre figli che non vede da decenni, mille case. Nato in Rhodesia, l’attuale Zambia, è stato tirato su a libri dalla madre e a cinghiate dal padre. L’adolescenza la passa in un collegio che un inguaribile ottimista definirebbe spartano: il cibo è scadente, le camerate ghiacciate, i professori severi. Nel periodo estivo il padre lo obbliga a guadagnare qualche soldo lavorando sulle baleniere o nelle miniere. In ogni caso, nei ricordi dello scrittore, meglio questo periodo che il decennio tra i suoi vent’anni e i trenta. Si ritrova, assetato di avventura e viaggi, inchiodato a una scrivania, come contabile. È in questa fase che inizia a scrivere, quasi per sublimare le avventure che non riesce a vivere. Il primo manoscritto lo manda a 20 editori. Si ritrova nella cassetta della posta 20 lettere di rifiuto e una nella quale un editore inglese gli chiede di provare a scrivere qualcosa di avventuroso. Wilbur ancora non lo sa, ma è in quell’istante che ha inizio la sua fortuna: il suo primo romanzo, Il destino del leone è un best seller, ed è anche il primo capitolo della saga dei Courtney, che svilupperà per 12
vendutissimi romanzi. Eppure, lo scrittore da 130milioni di copie (di cui 25 vendute in Italia) non è sfiancato da tanti saliscendi e a 84 anni continua a scrivere. Ad andare in pensione ci aveva pensato, ma la sua giovane ed esotica quartamoglie, l’inflessibile tagikaNiso, non avrebbe gradito, e gliel’ha detto chiaro e tondo: «Non ho sposato un uomo pigro».
SEMPRE POLITICAMENTE SCORRETTO
Improvvido sarebbe aspettarsi da Wilbur Addison Smith opinioni sempre in equilibrio tra convenienza e buona educazione. Intervistato tempo fa da Antonella Barina, si è schierato a favore dei safari, dilungandosi a lungo sulle emozioni che si provano a sparare a elefanti e bufali. E quando gli è stato chiesto se non fosse meglio vietare la caccia, ha sgranato gli occhi stupefatto che una simile questione potesse essere presa in considerazione. Del resto lui a tirare il grilletto ha iniziato molto presto: da ragazzino faceva la guardia al bestiame sparando ai coccodrilli che si avvicinavano troppo.
I MOTIVI DEL SUCCESSO IN ITALIA
La critica lo ha accusato di essere troppo schematico, ma questo forse, per l’esercito dei suoi lettori, è solo un pregio: per sfuggire a una realtà fatta damilioni di sfumature di grigio non c’è niente come leggere romanzi dove il bianco è bianco e il nero è nero. E poi, come ha spiegato Smith con la consueta, cortese, assertività: «Vendo tanti libri in Italia perché noi africani abbiamo tante cose in comune con voi: ci piacciono le donne, il vino, il sesso. E siamo espansivi. I nostri scambi sono iniziati con Annibale e mai si sono interrotti».