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Metti in salvo la prostata I sintomi da tenere d’occhio e gli esami davvero utili

QUANDO LA GHIANDOLA MASCHILE SI INGROSSA PROVOCA PICCOLI DISTURBI. MEGLIO PARLARE AL MEDICO: SARÀ LUI A VALUTARE SE FARE IL PSA, IL TEST DEL SANGUE CHE TANTI CONSIGLIAN­O

- di Vera Martinella

Ci si alza più volte la notte per un bisogno impellente( avete presente l’ uomo della pubblicità che s’inventa sempre una scusa?), si fatica a urinare e si ha la sensazione che la vescica non si svuoti completame­nte. Segni che la prostata si è ingrossata e preme sull’uretra, il condotto in cui

scorre la pipì. Capita a molti: circa 10 persone su 100a40anni, 80su 100dopoi70. Moltospess­osi trattadi iperpla

sia prostatica benigna ma può venire il dubbio che a dare questi sintomi sia qualcosa di grave, come il cancro alla prostata che è una delle forme tumorali più frequenti nei maschi. Ed ecco che scatta il consiglio: «Fai ilPsa: a una certa età bisogna farlo!». Sull’utilità di questo esame che segnala le “anomalie” della prostata si è discusso a lungo, chiedendos­i se davvero sia utile. Ora, finalmente, pare tutti siano concordi sulla risposta. Parlatene con il vostro medico: la decisione se fare o meno l’esame deve essere individual­e e ragionata. «Il test del Psa verifica il livello di una proteina (l’antigene specifico prostatico), secreta dalla prostata normalment­e, presente nel sangue in piccole quantità», spiega Riccardo Valdagni, presidente della SIUrO(Società Italiana di Urologia Oncologica) e direttore del Programma Prostata dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. « È stato dimostrato che il suo livello aumenta in presenza di tumore, ma anche in caso di infiammazi­oni della prostata o per l’iperplasia benigna». A partire dagli Anni 90 la grande diffusione di questo esame, per lungo tempo consigliat­o agli uomini sani dai 50 anni in poi, ha provocato una crescita delle diagnosi di carcinoma prostatico prima dell’ insorgenza dei sintomi, ovvero prima che la malattia desse un segno di sé. Questo ha portato a individuar­e anche molti ca siche i medici classifica­no

come «clinicamen­te non significat­ivi»: ovvero tumori di piccole dimensioni, la maggiorpar­te deiquali è stata oggetto di trattament­i non necessari dal punto di vista oncologico. Si tratta insomma di neoplasie che non influiscon­o sulla vita delle persone e potrebbero tranquilla­mentenonve­nirecurate inalcuna maniera. «Diversi studi hanno dimostrato che il Psa non è adatto comecontro­llo “di massa” cui sottoporre periodicam­ente tutti i maschi sani da una certa etàinpoi», chiarisceG­iario Conti, segretario­SIUrOe responsabi­le del reparto urologia dell’Ospedale Sant’Anna diComo. Èutile invece per i soggetti a rischio, quelli che hanno una familiarit­à per carcinoma della prostata (con padre, nonno, fratelli che hanno avuto un tumore) e che dovrebbero­eseguireil testalmeno­unavoltatr­a i 40ei45anni: sullabased­el risultatos­i possono poi disegnare i controlli. Il consiglio, quindi, è affidarsi al medico che, dopo un colloquio sulla storia famigliare e una serie di controlli (dall’esplorazio­ne rettale all’ecografia vescico-prostatica), deciderà se fare il test. «Il carcinoma prostatico nell’ultimo decennio è diventato il tumore più frequente nella popolazion­emaschiled­eiPaesi occidental­i, Italia compresa», continua Conti. «Questo fenomeno è dovuto alla maggiore probabilit­à di diagnostic­are la malattia, che è presente in forma latente nel 15-50% degli over 50 e incircail7­0% degli ottantenni». Che cosa si può fare,

quindi, per evitare diagnosi e trattament­i in eccesso? «Innanzitut­to informare correttame­nte gli uomini prima che facciano il Psa inmodovolo­ntario», risponde Valdagni. «Il paziente deve capire che l’esame può essere utile, ma anticipa la diagnosi di tutti i tumori, “buoni” o “cattivi”, aggressivi omeno». Se il test evidenzia il cancro, poi, c’è una serie di opzioni. In caso di carcinomi piccoliepo­coaggressi­vi, accantoach­irurgia, radioebrac­hiterapia, è stata introdotta la sorveglian­za attiva: simonitora lamalattia­conesami e

controlli periodici. È un’alternativ­a alle terapie “tradiziona­li” che hanno effetti collateral­i (come incontinen­za e disfunzion­e erettile) che potrebbero essere evitati: quei tipi di tumorinons­onoinfatti pericolosi epossono non essere trattati in quelmoment­o. «In pratica, i pazienti vengono tenuti “sotto osservazio­ne” per tutta la vita e, se qualcosa cambia, si interviene con la terapia più indicata».

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 ??  ?? TOTO COTUGNO, 74 Consigliat­o da Al Bano si è rivolto allo specialist­a che gli ha diagnostic­ato un tumore alla prostata, da cui è guarito.
TOTO COTUGNO, 74 Consigliat­o da Al Bano si è rivolto allo specialist­a che gli ha diagnostic­ato un tumore alla prostata, da cui è guarito.
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